Crescita cinese delude le attese. Giù Borse asiatiche e materie prime
A marzo rallenta anche la produzione industriale
Crescita dell’8,9% per la produzione industriale cinese a marzo, sotto le attese di consensus che erano per un +10,1%. Crescita del 12,6% annua invece per le vendite al dettaglio a marzo, in linea con le attese di mercato.
La prima economia asiatica arrivava dal 2012 chiuso con un progresso del Pil nell’ordine del 7,8%, il ritmo più basso dal 1999. Lo scorso mese l’esecutivo cinese ha confermato il target di crescita del 7,5% anche per quest’anno. L’intenzione di Pechino è quella di fornire il massimo sostegno aumentando considerevolmente la spesa pubblica, tra cui spicca il +10,7% previsto per le spese militari e +8,7% per quelle di sicurezza. Per permettere ciò l’obiettivo di deficit è stato allentato al 2% del Pil dall’1,6% del 2012.
Secondo l’ultimo studio dell’Ocse l’economia cinese crescerà al ritmo dell’8,5% quest’anno e dell’8,9% nel 2014. Tuttavia, per assicurarsi una rapida crescita e un miglioramento degli standard di vita, l’istituto parigino avverte che occorrerà l’implementazione di significative riforme strutturali. A questi ritmi di crescita l’Ocse stima che la Cina è destinata a diventare la più grande economia mondiale entro il 2016.
La lettura sotto le attese del Pil cinese non manca di farsi sentire sui mercati con la Borsa di Tokyo che ha aperto la settimana con quotazioni in netto calo. L’indice Nikkei è sceso del l’1,55% ritracciando dai massimi a 5 anni toccati settimana scorsa complice anche la risalita delle quotazioni dello yen. A Hong Kong si segnala invece un calo dell’1,35% per l’indcie Hang Seng.
I timori di una minore domanda cinese pesa soprattutto sulle materie prime con l’oro ancora in forte difficoltà proseguendo la repentina discesa iniziata venerdì scorso. Il prezzo sport del metallo giallo ha toccato questa mattina un minimo a 1.425,75 dollari l’oncia, livello più basso dall’aprile 2011, per poi risalire in area 1.445 dollari. Da inizio mese l’oro segna un calo di oltre 9 punti percentuali. Male anche il petrolio che ha nella Cina il suo secondo consumatore mondiale. Il future sul Wti con scadenza maggio è sceso sotto quota 90 dollari al barile toccando un minimo a 88,73, minimi da fine 2012.