Il credito al consumo non conosce crisi in Italia, ma soffre di poca trasparenza
Nonostante la crisi finanziaria globale, il credito al consumo continua a godere di buona salute in Italia. Nel 2008 il valore complessivo delle operazioni di credito al consumo nella Penisola è salito dell’1,4% rispetto all’anno precedente, raggiungendo quota 60,6 miliardi di euro. Se da una parte il dato può essere letto come segnale di un maggiore indebitamento delle famiglie italiane, sempre più in difficoltà economiche, dall’altra potrebbe essere positivo, perchè evidenzia una maggiore propensione del sistema finanziario a elargire crediti. In particolare, secondo i dati raccolti dal ministero dell’Economia e delle Finanze, nel 2008 sono cresciuti soprattutto i prestiti personali e le carte revolving, mentre gli unici a scendere sono stati i prestiti finalizzati, ossia quelli aperti direttamente presso il rivenditore. Tuttavia, occorre sottolineare come siano cresciuti anche i mediatori poco seri. La Banca d’Italia ha infatti registrato 14.600 segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio di denaro sporco nel 2008 contro le 12.544 segnalazioni del 2007. Un dato allarmante, che ha spinto la Fimec (Federazione italiana mediatori creditizi) a chiedere requisiti severi per svolgere l’attività. Non solo. Un’inchiesta di Altroconsumo ha messo in luce una poca trasparenza sui costi dei prestiti finalizzati all’acquisto di un prodotto: su 285 offerte di rateizzazione, ben nel 70% dei casi non è stata fornita alcuna informazione, o i dati sul Taeg comunicati al consumatore erano sbagliati. Solo in due casi è stato consegnato il contratto da leggere prima della firma. Secondo la ricerca effettuata in sette città italiane e in 239 punti vendita, nel 20% dei casi il Taeg, la cui indicazione è obbligatoria per legge, non è stato dichiarato e nel 50% dei casi in cui è stato comunicato non corrispondeva a quello effettivo. E non è tutto. Da un’analisi di 16 carte revolving offerte nei finanziamenti è emerso un nuovo fenomeno: si propongono carte fedeltà, che diventano vere e proprie carte di pagamento, con tassi globali anche oltre la soglia d’usura.