Cottarelli spiega riforma Mes: accordo buono, con common backstop aiuto a banche italiane. Ma in cambio bail-in più severo
“Il possibile utilizzo delle risorse del Mes per intervenire in caso di crisi bancaria è qualcosa di utile all’Italia: l’onere di affrontare i problemi finanziari (in questo caso bancari) non è lasciato ai singoli Stati, ma è affrontato con risorse europee, con un ‘common backstop’ come viene chiamato, un sostegno comune. In fondo questo è il principio ora seguito anche con il Recovery Fund”.
Così l’ex Commissario alla Spending Review ed ex Fmi, al momento direttore dell’Osservatorio dei Conti pubblici, Carlo Cottarelli, commenta sul quotidiano La Stampa la riforma del Mes votata due giorni fa dall’Eurogruppo.
Cottarelli sottolinea come la riforma possa essere di aiuto alle banche, grazie per l’appunto al common backstop. Indubbiamente, la riforma del Mes è stato il tema caldo degli ultimi giorni, insieme alle dimissioni annunciate dal ceo di UniCredit, Jean Pierre Mustier.
Il no di Berlusconi alla riforma del Mes: Forza Italia non la voterà
Ieri l’annuncio di Silvio Berlusconi, che in una nota ha reso noto che Forza Italia non voterà in Parlamento la riforma del Mes.
“Il 9 dicembre non sosterremo in Parlamento la riforma del MES perché non riteniamo che la modifica del Meccanismo di Stabilità approvata dall’Eurogruppo sia soddisfacente per l’Italia e non va neppure nella direzione proposta dal Parlamento europeo – si legge nella nota scritta dal leader di Forza Italia – “Due – ha spiegato Berlusconi – sono i motivi che principalmente ci preoccupano. Il primo: le decisioni sull’utilizzo del fondo verranno prese a maggioranza dagli Stati. Il che vuol dire che i soldi versati dall’Italia potranno essere utilizzati altrove anche contro la volontà italiana. Il secondo: il Fondo sarà europeo solo nella forma perché il Parlamento europeo non avrà alcun potere di controllo e la Commissione europea sarà chiamata a svolgere un ruolo puramente notarile”.
Berlusconi ha così concluso:
“Purtroppo sono state ignorate le nostre proposte per una indispensabile riforma del MES che sono state confermate dal voto del Parlamento europeo. E questo non rappresenta certamente un fatto positivo. Per queste ragioni quindi Forza Italia non voterà in Parlamento per questa riforma del MES. La riforma in questione non ha nulla a che vedere con l’utilizzo dei 37 miliardi destinati alla lotta contro il COVID”.
Riforma Mes, Cottarelli:’E’ Stato italiano, non tedesco, ad aver bisogno di aiuto’
Nel suo commento a La Stampa l’economista Carlo Cottarelli ha spiegato meglio la riforma:
“La prima cosa da capire è che la decisione presa dall’Eurogruppo non ha nulla a che fare con quello di cui si è discusso negli ultimi mesi, ma ha a che fare con quello di cui, anche qui con toni politici molto accesi, si discuteva in autunno. Traduco: la decisione non ha riguardato i prestiti della linea ‘sanitaria’ del Mes creata in risposta alla crisi Covid (l’Italia potrebbe prendere a prestito 36 miliardi a tassi di interesse negativi sui 10 anni). Ha riguardato la riforma del Mes ‘normale’, i prestiti che il Mes erogherebbe se un Paese avesse bisogno di fondi per fronteggiare una crisi non sanitaria e che potrebbero ammontare, per un Paese delle dimensioni dell’Italia, non a qualche decina di miliardi ma a qualche centinaio di miliardi. Tutta un’altra cosa. E questi prestiti richiederebbero condizioni ben più pesanti di quelle legate al Mes sanitario…”
“In cosa consiste questa riforma del Mes e perché è così controversa? La riforma dà un po’ più di voce in capitolo al Mes stesso, organo più tecnico rispetto alla Commissione europea, nel decidere se il debito pubblico di un Paese sia ‘sostenibile’ e se, quindi, si possa precedere a un prestito del Mes senza ristrutturarlo (cioè senza cancellarlo in parte, con perdite per i detentori). Inoltre , si rende un po’ più semplice il processo di ristrutturazione del debito (nel caso si sia appurata la sua non sostenibilità). Infine, si consente che le risorse del Mes siano usate per integrare, se necessario, quelle del Fondo di Risoluzione Unico (il Single Resolution Fund), che interviene in sostegno delle banche europee in caso di crisi”.
Ora, ha fatto notare Cottarelli, “nell’autunno scorso Lega, Fratelli d’Italia e Cinque Stelle si erano opposti veementemente alla riforma, nonostante questa fosse già stata approvata in via preliminare ai tempi del governo gialloverde. La lettura degli oppositori era che la riforma rendeva più facile ristrutturare il debito italiano (il 70 per cento del quale è detenuto dagli italiani stessi) e che mettevano i soldi del Mes a disposizione delle banche, compreso quelle tedesche notoriamente problematiche. Ergo, si tassavano gli italiani per aiutare le banche tedesche”.
“In realtà, la riforma, certo non perfetta (come io stesso avevo all’epoca indicato) non cambia moltissimo rispetto al tema della ristrutturazione del debito per chi accede ai prestiti del Mes: infatti, la ristrutturazione continua a essere considerata come un evento eccezionale, non come la norma, come chiedevano alcuni Paesi nordeuropei . E il possibile utilizzo delle risorse del Mes per intervenire in caso di crisi bancaria è qualcosa di utile all’Italia” grazie, per l’appunto, al common backstop.
E “quanto all’accusa di sostenere le banche tedesche, sappiamo che, casomai, è lo Stato italiano e non quello tedesco ad aver bisogno di un aiuto in caso di crisi delle proprie banche“.
Inoltre, “c’è un altro punto che dovrebbe piacere all’Italia e che è parte dell’accordo raggiunto dall’Eurogruppo: il common backstop comincerà a operare a inizio 2022, con quasi due anni di anticipo. Insomma, il momento in cui risorse europee potranno essere utilizzate per sostenere le banche in crisi è anticipato”.
‘Ma attenzione a ciò che abbiamo dovuto dare per ottenere common backstop’
Il verdetto finale di Carlo Cottarelli sulla riforma del Mes è, dunque, positivo:
“L’accordo sul Mes e sul common backstop è buono. I critici nostrani dovrebbero semmai preoccuparsi di quello che abbiamo dovuto dare per ottenerlo e di questo non si parla. Il Nord Europa, per compensare l’accelerata operatività del common backstop, ha ottenuto un accordo politico per un’interpretazione più restrittiva delle norme di accesso al Fondo di Risoluzione Unico (richiedendo un maggior grado di ‘bail in’, ossia di coinvolgimento degli azionisti e dei creditori) e al tempo stesso per altre modifiche tecniche che, di fatto, potrebbero rendere più onerosa la raccolta di fondi sul mercato da parte delle banche. Altri cambiamenti della regolamentazione bancaria europea avranno effetto nel 2021 e potrebbero comportare una restrizione nell’offerta di prestiti da parte delle nostre banche”.