Corte Ue conferma clamoroso errore Bruxelles su Tercas. Danni per 60 miliardi, con tanto di beffa: Banca Etruria & Co avrebbero potuto essere salvate
Un clamoroso errore della Commissione europea, in particolare della sezione Antitrust guidata da Margrethe Vestager, su Tercas, che mette nero su bianco una sconcertante verità: le quattro banche Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti, CariFerrara si sarebbero potute salvare. In poche parole, i quattro istituti non avrebbero dovuto fallire.
Alla fine la Corte di Giustizia Ue ha dato ragione all’Italia, affossando definitivamente il ricorso che era stato presentato dalla Commissione europea contro la sentenza del 2019 emessa dal tribunale europeo sul caso Tercas: quella sentenza del 2019 aveva accolto con favore il ricorso dell’Italia contro la decisione di Bruxelles, che aveva giudicato l’intervento del Fitd (Fondo Interbancario), a sostegno della Popolare di Bari per il salvataggio di banca Tercas, alla stregua di aiuto di Stato.
L’Abi di Antonio Patuelli torna in prima linea ora più che mai, e si prepara a chiedere i risarcimenti.
Patuelli ha detto di aver accolto con “grande soddisfazione” la decisione della Corte di Giustizia europea, rilanciando la richiesta di risarcire adeguatamente e tempestivamente i risparmiatori e le banche concorrenti italiane “per i gravi danni subiti per l’errore di diritto compiuto dalla precedente Commissione Europea”.
Il clamoroso errore dell’Ue avrebbe bruciato 60 MLD di ricchezza
I danni sono decisamente ingenti, come ricorda anche un articolo de Il Messaggero che dà la notizia della vittoria italiana contro Bruxelles:
“Dopo otto anni viene finalmente ristabilito il diritto su una vicenda che ha condizionato i salvataggi bancari successivi e contribuito a mandare in default la stessa Popolare di Bari (BPB). Quella decisione è costata 15 miliardi a carico delle banche per finanziare lo Schema volontario per la gestione delle crisi, ma si calcola che la catena velenosa innescata da quel diktat abbia bruciato non meno di 60 miliardi di ricchezza complessiva, con grave danno per oltre 140.000 risparmiatori”.
Per la precisione, nel 2015 la Commissione europea stabilì che il salvataggio di Tercas per un valore totale di 300 milioni di euro era stato illegale, in quanto era avvenuto con i soldi del fondo di garanzia per la tutela dei depositi italiani Fitd. L’Antitrust Ue guidato da Margrethe Vestager ordinò così all’Italia di recuperare i finanziamenti; a quel punto Roma presentò ricorso, e nel 2019 il tribunale europeo le dette ragione con una sentenza che eri è stata definitivamente confermata dalla Grande Sezione del più importante tribunale europeo.
Come avevano scritto già i giudici due anni fa, praticamente la Commissione Ue non è riuscita a dimostrare che “i fondi concessi a Tercas a titolo di sostegno del Fitd fossero controllati dalle autorità pubbliche italiane”.
Il Tribunale Ue, ha annunciato ieri la Corte di Giustizia Ue “ha correttamente dichiarato che tali misure non costituiscono aiuti di Stato in quanto non sono imputabili allo Stato italiano”.
In questo modo è stata annullata del tutto la decisione dell’Antitrust Ue, che nel 2015 ordinò all’Italia di recuperare da Tercas aiuti di Stato per 295,14 milioni di euro.
Già dopo la decisione del tribunale Ue del 2019, l’ABI aveva diramato una nota firmata dal numero uno Antonio Patuelli e dal direttore generale Giovanni Sabatini, che metteva in evidenza come la sentenza avesse dimostrato che, considerato il dossier Tercas, a quel punto “erano pure legittimi gli interventi pensati dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi per le ‘quattro banche’ (Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti, CariFerrara), predisposti innanzitutto per la Cassa di Risparmio di Ferrara, ma bloccati dalla Commissione europea in modo illegittimo”.
L’ABI aveva chiesto dunque già due anni fa alla Commissione europea di rimborsare “i risparmiatori e le banche concorrenti danneggiate dalle conseguenze delle sue non corrette decisioni”. Decisioni che culminarono nel 2015, per l’appunto, nella “risoluzione delle ‘quattro banche’ e altri interventi di salvataggio bancario più onerosi delle preventive iniziative del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi”.
Ma chi può a questo punto richiedere i risarcimenti? Così Il Sole 24 Ore nell’articolo di oggi:
“Sicuramente chi ha fatto ricorso: il Fitd, la Banca d’Italia, la Popolare di Bari (che doveva rilevare Tercas), lo Stato italiano. E poi i risparmiatori: in parte già ristorati dal Fir (Fondo indennizzo risparmiatori). In teoria anche le banche che avrebbero dovuto rilevare con minori costi Tercas e anche la Cassa di Ferrara, che aveva approvato in assemblea l’intervento del Fitd. E poi ci sono state le liquidazioni delle Popolari venete e la ricapitalizzazione preventiva a spese dello Stato di Mps. Un conto da miliardi di euro“.