Corte dei Conti: tasse 4 volte media Ue. Bonus 80 euro è surrogato, serve riforma fisco
“Il sistema tributario italiano è caratterizzato da un livello di prelievo eccessivo e mal distribuito“. A dirlo è la Corte dei Conti nel suo ‘Rapporto 2014 sul Coordinamento della Finanza Pubblica’. I magistrati contabili hanno calcolato che nel 2013 la pressione fiscale era al 43,8% del Pil quasi tre punti oltre il livello del 2000 e quasi quattro volte rispetto al valore medio degli altri 26 paesi Ue. E non va certo meglio con il nero. L’Italia risulta infatti ai vertici nel confronto con la media europea sul fenomeno dell’economia sommersa, che vale il 21,1% del Pil nel 2013. “Di oltre 50 miliardi è l’evasione stimata per il solo 2011 per Iva e Irap che, con 150 miliardi, spiegano un quinto delle entrate tributarie complessive della Pa. Mentre per l’Irpef – sottolinea la Corte – le stime più recenti indicano un tasso medio di evasione pari al 13,5% dei redditi, ma sono riferiti al 2004”.
Per la Corte dei Conti “l’Irpef presenta ormai dei limiti specifici e andrebbe riformata per garantire una effettiva progressività e redistribuzione dell’imposta”. Per la magistratura contabile il bonus da 80 euro rappresenta “un surrogato” rispetto ad una revisione complessiva dell’imposta: “Evasione, erosione, ‘fughe’ dalla progressività, ma anche politiche redistributive basate sulle detrazioni di imposta (in larga parte, vanificate dal fenomeno dell’incapienza) così come scelte selettive, rientranti nell’ambito proprio e naturale della funzione dell’Irpef, affidate a strumenti ‘surrogati’ (i prelievi di solidarietà, i bonus, i tagli retributivi) sono all’origine di un sistematico svuotamento della base imponibile dell’Irpef, finendo per intaccare la portata e l’efficacia redistributiva dell’imposta”. “Tutte scelte – prosegue il documento – che allontanano e rendono più difficile l’attuazione di un disegno equo e strutturale di riduzione e redistribuzione dell’onere tributario”.
Nel Def 2014, fa notare la Corte, “l’indebitamento nominale, in quota di prodotto è previsto in continua riduzione, collocandosi a fine periodo allo 0,3% del Pil, un livello equivalente a quello del 1960 e il più basso dal 1946 a oggi. La spesa corrente si riduce nel periodo di 2,7 punti in termini di prodotto rispetto al 2013. Nonostante che gli andamenti tendenziali siano già collocati su un sentiero di rigore, per il 2015 e 2016 il rispetto degli obiettivi in termini strutturali richiede una correzione pari, rispettivamente, allo 0,3 e 0,6 del prodotto. La correzione porterebbe, sempre a fine periodo, il saldo di bilancio in avanzo, un risultato che l’economia italiana non realizza dal lontano 1925″.