Notizie Notizie Italia Corsa sportelli, fuga e controllo di capitali. L’incubo che secondo UBS terrà l’Italia nell’euro

Corsa sportelli, fuga e controllo di capitali. L’incubo che secondo UBS terrà l’Italia nell’euro

6 Giugno 2018 11:01

L’adesione dell’Italia all’euro non dovrebbe essere fonte di preoccupazione per gli investitori, e questo perchè le unioni monetarie sono come un “Hotel California“: quasi nessuno riesce ad andarsene. Riprendendo il titolo della celebre canzone degli Eagles, UBS si sofferma sul rischio reale di una uscita dell’Italia dall’euro. L’argomento è approfondito nel report “Global economy, Italy and the euro – are investors lost in translation?“. Le firme sono quelle di Matteo Ramenghi, responsabile investimenti di UBS WM Italy; Ricardo Garcia, responsabile economista dell’Eurozona; Paul Donovan, responsabile economista globale di UBS.

“Sebbene è possibile che i mercati rimangano volatili, l’adesione dell’Italia all’euro non dovrebbe preoccupare gli investitori. Fonti di preoccupazione più importanti sono la politica fiscale (che verrà adottata) e l’impatto che avrà sui mercati e sull’economia”.

Non per niente, a tal proposito, basta segnalare  le vendite immediate che sono tornate a colpire i bond italiani e Piazza Affari appena il premier Giuseppe Conte ha confermato l’impostazione espansiva della politica fiscale del governo M5S-Lega (sì a flat tax, reddito di cittadinanza, pensione di cittadinanza, salario minimo orario), senza fare menzione alcuna della eventuale presenza di coperture finanziarie.

Altro fattore importante, continua l’analisi di UBS, è “il modo in cui il governo italiano cambierà l’outlook delle riforme europee”.

In ogni caso, il paragone con Hotel California, per il team del colosso bancario svizzero, è più che calzante: Monetary unions are like “Hotel California.” Members can check out, but they can (almost) never leave (per the Eagles song, 1976)”, è scritto nella nota originale.

Il motivo per cui le cose stanno così viene ampiamente spiegato nel paragrafo “Cosa accadrebbe se l’Italia uscisse dall’euro?”:

“I costi enormi di una uscita dall’euro aiutano a spiegare perchè è improbabile che (una uscita dal blocco) possa avvenire – sottolinea il team di UBS – Sono gli stessi costi che aiutano a spiegare anche il motivo per cui i partiti (M5S e Lega) continuano a dire che non è loro intenzione lasciare l’euro”.

Fermo restando che uno scenario del genere non avrebbe nulla a che vedere con la Brexit, precisano gli analisti,  “lasciare l’Unione monetaria” è una prospettiva “probabilmente soprattutto simile all’iperinflazione (ma è peggio di essa). Così come l’uscita monetaria, anche l’iperinflazione distrugge il valore della moneta”.

Gli esperti continuano:

“Se arriveranno a credere che l’Italia lascerà l’euro, i cittadini italiani ritireranno gli euro dalle banche italiane prima che uno scenario del genere si concretizzi. Lasciare l’euro significherebbe convertire gli euro in una nuova lira. E chi è accorto sa che l’euro ha un valore superiore a quello che avrebbe una nuova lira. La gente cercherà di conseguenza di tenere investiti i propri soldi in euro, magari trasferendo i soldi dalle banche italiane ad altre banche dell’Eurozona (alimentando così controlli alle frontiere e dunque il fenomeno dei controlli sui capitali)”. Altra opzione:Gli italiani potrebbero anche decidere di ritirare i soldi dalle banche e nascondere il cash a casa“.

Una tale reazione, spiega UBS, si chiama corsa agli sportelli. E “la corsa agli sportelli delle banche, così come la fuga di capitali, hanno caratterizzato ogni collasso dell’Unione monetaria che si sia verificato nell’ultimo secolo. E’ il costo della corsa agli sportelli che uccide le Unioni monetarie”.

Detto questo, “al momento non ci sono segnali di una corsa agli sportelli in Italia”, a conferma di come gli italiani intravedano un rischio molto basso di un’uscita dal blocco.

Uscita euro, ma lira non disponibile. UBS: stampare moneta richiede tempo

Altri costi legati a un addio all’euro da parte dell’Italia sarebbero: l’assenza nel breve termine della lira. Da un punto di vista prettamente pratico, “l’Italia non potrebbe introdurre nuove banconote (di nuove lire) in una volta sola. Stampare moneta richiede tempo, e questo è uno dei motivi chiave di quei due anni di tempo che sono intercorsi tra l’inizio dell’euro nel 1999 e l’utilizzo delle banconote e delle monete, avvenuto nel 2001″. Certo, “una opzione, per il governo, sarebbe utilizzare una nuova lira elettronica, consentendo ai cittadini di ricorrere a monete in euro per piccole transazioni”.

Ma ciò darebbe il via a “un periodo di caos economico”.

Una uscita dall’euro scatenerebbe anche una carrellata di default, “che non interesserebbe tanto il governo quanto alcune imprese italiane. L’Italia presenta (infatti) un surplus primario: ciò significa che il governo potrebbe finanziare le spese senza la necessità di ricorrere ai prestiti (gli interessi sul debito dovrebbero essere comunque pagati).”

Detto questo il problema è che, a quel punto, “per l’Italia la realizzazione degli stimoli fiscali sarebbe piuttosto difficile, sulla scia di un default. I detentori italiani di bond, inoltre, soffrirebbero perdite che avrebbero conseguenze economiche. Gli obbligazionisti andrebbero a letto con bond in euro, per risvegliarsi con bond denominati nella nuova lira che presenterebbero un potere di acquisto decisamente minore”.

Insomma, secondo gli esperti di UBS, uscire dall’euro si confermerebbe  una grana sotto tutti i punti di vista. “Con la sua uscita, l’Italia violerebbe il Trattato di Roma, che UBS definisce la “Costituzione dell’Ue”.

Legalmente, è scritto, un paese non può lasciare l’euro, e il Trattato di Maastricht rende l’Unione monetaria, da un punto di vista legale, “irrevocabile” (così come l’euro, ha detto Mario Draghi, è “irreversibile”. Di conseguenza l’Italia potrebbe essere costretta, alla fine, a lasciare anche l’Unione europea. E Bruxelles sarebbe meno gentile con l’Italia rispetto a quanto lo sia stata e/o lo sarà con il Regno Unito in vista della Brexit.

La ragione è semplice: lasciando l’euro l’Italia provocherebbe un caos di dimensioni titaniche. A quel punto, per UBS la soluzione per fare in modo che l’Italia rimanga nell’Ue potrebbe rivelarsi politica e contemplare anche la revisione dei Trattati internazionali.