Corsa al Quirinale e BTP, Barclays indica tre possibili scenari. Nel peggiore lo spread può schizzare fino a 200 pb
Il buono, il brutto e il cattivo. Sono tre gli scenari possibili per l’evoluzione dello spread tra BTP e Bund, in vista delle imminenti elezioni del nuovo Presidente della Repubblica italiano. Ad analizzarli nel dettaglio è un report di Barclays Research, sottolineando come quello più probabile sia lo scenario più positivo per il titolo di Stato nostrano, con Draghi confermato premier e il nuovo Presidente eletto da un’ampia maggioranza. Un esito che garantirebbe stabilità politica per l’Italia fino al 2023.
Gli obiettivi per i fondi UE
Il primo voto, come si sa, si terrà in Parlamento il 24 gennaio. Ma ad oggi, la coalizione di governo non ha ancora trovato un accordo su un candidato comune alla presidenza. Per un’Italia che nel 2022 deve centrare 100 obiettivi fissati dal Next Generation EU, un risultato che mina la continuità politica potrebbe incidere sui processi di riforma del Paese e sul conseguente accesso ai cospicui fondi europei. Un qualcosa che ovviamente avrebbe implicazioni negative per l’economia e la sostenibilità del debito pubblico.
Lo scenario migliore
Lo spread tra BTP e Bund ad oggi gravita attorno ai 135 punti base e gli scenari delineati sul suo andamento futuro dagli esperti di Barclays Research sono tre. Il buono è il primo, il più probabile, quello in cui lo spread si manterrà in un territorio compreso tra i 120 e i 150 punti base. L’interesse comune dei partiti in questa fase è quello di preservare lo status quo sino a fine legislatura nel 2023. Questo li potrebbe portare a convergere su un candidato che non sia Draghi, il quale rimarrebbe a capo del governo in carica. In ogni caso, non essendoci ancora nessuna alternativa credibile, resta aperto anche lo scenario che vede Draghi spostarsi al Colle e la colazione di governo accordarsi per formare un nuovo esecutivo. Entrambi gli esiti rientrano nello scenario positivo, che vedrebbe preservata la continuità politica e l’implementazione dell’agenda delle riforme previste per il Next Generation EU nel 2022.
Il secondo esito
Il brutto è il secondo scenario, quello in cui lo spread tra BTP e Bund sale attestandosi tra 140 e i 170 punti base. Il rischio di un risultato “distruttivo” non è da escludere: sebbene più improbabile per gli esperti, si potrebbe andare a elezioni anticipate nel caso in cui Draghi diventi Presidente della Repubblica e i partiti falliscano la formazione di un governo alternativo. Oppure, la coalizione di governo potrebbe frammentarsi a causa dell’elezione presidenziale, lasciando al premier Draghi un esecutivo indebolito e una maggioranza risicata. In entrambi i casi, la continuità politica verrebbe impattata duramente, mettendo a rischio l’agenda delle riforme, con conseguenze economiche avverse per l’Italia.
La prospettiva peggiore
Il cattivo è il terzo scenario, il peggiore, quello in cui lo spread tra BTP e Bund schizza da 150 a 200 punti base. Questo si potrebbe materializzare nel caso in cui l’appuntamento presidenziale causi delle forti contestazioni, al punto tale da disintegrare la coalizione di governo e costringere Draghi alle dimissioni, con la conseguenza di andare a elezioni anticipate. Per gli esperti di Barclays Reasearch, questo è anche lo scenario più improbabile. E più che mai, oggi, c’è da augurarsi che gli analisti ci abbiano visto giusto. Non ci resta che attendere il 24 gennaio per scoprire quello che sarà il post-Mattarella.