Confindustria: uscita recessione dal I trimestre 2015, Pil 2014 -0,5%
L’uscita dalla recessione dell’Italia si materializzerà nel primo trimestre del 2015, quando il Pil tornerà positivo con una crescita dello 0,2%, per poi salire gradualmente nell’arco di un biennio e accelerare nel 2016. Queste le previsioni del Centro Studi di Confindustria nell’ultimo rapporto sugli scenari economici, secondo cui il 2015-2016 si prospetta come “un biennio di graduale recupero per l’Italia”. Nel 2015 l’economia italiana dovrebbe crescere dello 0,5% e dell’1,1% l’anno successivo. Tagliate invece le stime sul Pil 2014 dal -0,4% precedentemente atteso a settembre a -0,5%, con l’ultimo trimestre in calo dello 0,1%. “Il mantenimento della previsione 2015 ai valori indicati a settembre – hanno spiegato gli esperti di viale dell’Astronomia – pur in un contesto molto più propizio, è già un segno di fiducia rispetto alle previsioni all’ingiù operate dalla maggior parte degli analisti, soprattutto internazionali”. Per gli economisti “lo scenario economico globale si presenta nettamente migliore rispetto a tre mesi fa. L’incertezza rimane principale ostacolo”.
Deficit visto al 2,7% nel 2015 e al 2,5% nel 2016
Il Centro Studi di Confindustria stima un indebitamento netto della Pa al 3% del Pil nel 2014, al 2,7% nel 2015 e al 2,5% nel 2016. Il dato del 2015 risulta inferiore rispetto alle previsioni fatte a settembre (2,9%). “Per quest’anno e il prossimo le stime sono sostanzialmente in linea con quelle indicate dal governo e recepite dal Parlamento. Per il 2016 il deficit rimarrà sensibilmente al di sopra delle previsioni del governo (1,8% del Pil)” perché non include l’entrata in vigore della clausola di salvaguardia inserita nella legge di Stabilità che vale 12,8 miliardi di incrementi di imposte indirette (0,8% del Pil). “Quest’ultima, infatti, farebbe ricadere l’economia in recessione. Evitarla è quindi necessario per stabilizzare il paese sul ritrovato percorso di crescita”. Secondo il Csc, il debito sarà di 132,2% nel 2014, di 133,8% nel 2015 e di 133,7% nel 2016. Il dato è rivisto rispetto alle stime di settembre, quando l’indebitamento 2014 era visto a 137% e quello 2015 a 137,9%.
14 miliardi guadagnati dall’Italia per calo prezzo petrolio
Il crollo del prezzo del petrolio, diminuito di oltre un terzo nell’arco di alcune settimane, per l’Italia significa “un guadagno di 14 miliardi annui”. Ed un impatto di +0,3% sul Pil 2015 ed un altro +0,5% nel 2016. Il Centro studi di Confindustria spiega che il calo “comporta il trasferimento di oltre mille miliardi di euro di reddito annuale da un ridottissimo numero di produttori, con enormi ricchezze, ad un’ampia platea di consumatori e imprese nei paesi avanzati, con una più alta propensione alla spesa”.
In Italia sono 8,6 milioni le persone senza lavoro
Il tasso di disoccupazione nel 2015 “rimarrà ancorato sugli alti livelli di fine 2014“, salendo ancora dal 12,7% previsto in media d’anno al 12,9%, “mentre scenderà progressivamente nel 2016, di pari passo con la ripresa dell’occupazione, registrando un 12,6% in media d’anno (12,4% nel quarto trimestre)”. Per il 2014, il Centro Studi prevede che il tasso di disoccupazione raggiunga il 14,2% “se si considera l’utilizzo massiccio della cig”. Confindustria evidenzia che in Italia sono 8,6 milioni le persone a cui manca lavoro, totalmente o parzialmente. Il mercato del lavoro resta dunque “debole”.
Inflazione risalirà nel 2016. Corruzione, in 20 anni persi 300 miliardi
Per quanto riguarda l’inflazione, questa rimarrà bassa nel 2014 e nel 2015, con una dinamica annua che si attesterà allo 0,2%. Prezzi in risalita dal 2016 con un’inflazione allo 0,6%. Il Csc, comunque, esclude “il materializzarsi di un processo generalizzato di riduzione dei livelli dei prezzi in Italia”. La pressione fiscale è invece attesa per quest’anno al 43,5% del Pil, al 43,3% nel 2015, stesso livello del 2013, e continuerà a scendere al 43,1% nel 2016. Affrontato anche il tema corruzione che per il Centro Studi di Confindustria è “un vero freno per il progresso economico e civile”. “Se con Mani Pulite l’Italia avesse ridotto la corruzione al livello della Francia (-1 punto), il Pil sarebbe stato nel 2014 di quasi 300 miliardi in più (circa 5mila euro a persona)”, in questo arco di oltre venti anni.