Notizie Notizie Italia Confindustria: inversione di marcia in atto, ma ripresa 2014 a rischio complice euro forte

Confindustria: inversione di marcia in atto, ma ripresa 2014 a rischio complice euro forte

20 Novembre 2013 15:33
Il punto di svolta per l’economia italiana è dietro l’angolo, ma non mancano gli ostacoli al ritorno alla crescita nel corso del 2014 a partire dal preoccupante rafforzamento dell’euro rispetto alle altre principali valute. L’ Analisi mensile del Centro Studi Confindustria mostra un moderato ottimismo sulle prospettive del Belpaese rimarcando la presenza di criticità quali l’euro più forte del previsto, la minaccia di deflazione e la restrizione del credito, appena attenuata dal parziale pagamento degli arretrati della PA, che potrebbero mettere a rischio le già modeste previsioni di crescita del 2014.

Legge di Stabilità non convince, troppo poco sul fronte cuneo fiscale
Giudizio critico verso la legge di Stabilità. “La legge di stabilità presentata dal Governo fa molto poco per rimettere al centro l’industria e rilanciare lo sviluppo”, si legge nella Congiuntura Flash di novembre diffusa dall’ufficio studi di viale dell’Astronomia  che aggiunge come dal passaggio parlamentare può perfino uscire indebolita, come ha correttamente sottolineato anche la Commissione europea, in quello che dovrebbe essere uno dei capisaldi della politica economica per il Paese: taglio del cuneo fiscale a beneficio delle imprese manifatturiere, oltre che dei lavoratori. Confindustria ritiene che senza questa chiave di volta è vano attendersi rapidi progressi nel ritmo di marcia del Pil e, quindi, nella creazione di occupazione, la quale peggiora più in fretta di quel che era temuto e che le statistiche provvisorie lasciavano intravedere.

“Chi ha imboccato con più decisione la dura strada delle riforme (Irlanda, Portogallo, Spagna) sta raccogliendo i primi frutti – continua il CSC – Ciò non toglie il fatto che le regole di governo che l’area euro sta seguendo nel complesso siano depressive, perché il riequilibrio dei conti tra paesi avviene ridimensionando l’import di chi è in deficit più che aumentando quello di chi è in surplus, cioè ha un eccesso di risparmio. La politica monetaria più aggressiva della Bce aiuta ma non può essere risolutiva, finché permane la frammentazione dei mercati bancari”.

Euro troppo forte riduce capacità crescita Italia
Forte attenzione agli effetti negativi del rafforzamento dell’euro salito fino a 1,38 dollari in ottobre (1,28 a luglio, +7,8%), tornando a 1,35 a novembre, “ma la tendenza è al rafforzamento”. L’euro è inoltre ai massimi da luglio 2011 in termini di cambio effettivo nominale. “Ciò rischia di restringere la via maestra per il rilancio della crescita nei periferici, ossia l’export trainato dalla domanda mondiale – sottolinea Confindustria – e la forza dell’euro sta minando i faticosi guadagni di competitività degli ultimi anni e si scarica anche sui margini delle imprese, già ai minimi. Il livello di equilibrio del cambio differisce tra i paesi membri: 1,33 dollari in media, Italia 1,19 e Germania 1,53 (stime Morgan Stanley)”.
L’effetto euro sulla crescita è forte: un +7,8% sul dollaro Usa riduce il PIL italiano di 0,5% nel 1° anno, 0,8% nel 2° e 0,9% nel 3° anno (stime CSC). Nell’area euro l’apprezzamento del cambio effettivo dell’8% equivale a un aumento di 2 punti dei tassi.