Confindustria, Csc: ‘Italia bloccata, spread ancora troppo alto’. Governo M5S-PD si o no? Deciderà Rousseau
Mentre la nascita del governo giallorosso si conferma ancora un’incognita, con Luigi Di Maio che sottolinea che decisivo sarà il voto della piattaforma Rousseau il Centro Studi di Confindustria CSC dirama il suo report “Congiuntura FLASH” sulle condizioni economiche in cui versa l’Italia. Il titolo dell’analisi è più che sufficiente per capire come l’Italia sia ancora ferma. “Bloccata”, per l’esattezza: “Italia bloccata: soffre l’industria, che è in affanno, rischiano export e investimenti, meglio solo servizi e consumi”.
Nel rapporto si parla anche di spread, di tassi sovrani e della correlazione che esiste tra il mercato dei titoli di stato e i fondamentali dell’economia, laddove si parla di spread e di competitività delle aziende italiane. Così come si parla di quei fattori di rischio globali, rappresentati da una Germania “in panne”, dal rallentamento della crescita economica Usa, dalla mancanza di slancio da parte dei mercati emergenti, che per tanto tempo hanno trainato e sostenuto la congiuntura globale, dallo spettro della Hard Brexit.
Riguardo allo spread e ai tassi, che tanto sono scesi nelle ultime settimane, e che tanto sono stati oggetto di interpretazione da parte della comunità di trader e investitori, il CSC fa notare che “in agosto è proseguita la discesa del tasso sul BTP decennale, fino a 1,01% (in realtà i tassi sono scesi anche al di sotto della soglia dell’1%, ai minimi record, ma il dato dipende da quando le rilevazioni sono state effettuate) – Una tendenza comune agli altri paesi dell’Eurozona: il trend calante dei rendimenti, innescato dalla BCE, è partito da giugno”.
Tuttavia, a fronte della flessione marcata dei tassi, “lo spread sovrano sui rendimenti italiani resta troppo alto: il tasso in Germania è scivolato a -0,74%, in Francia è a -0,42%, in Spagna appena sopra lo zero (0,12%)”.
La differenza tra i nostri tassi e quelli di altri paesi dell’Eurozona, insomma, rimane elevata. Detto questo, lo smorzarsi delle tensioni sui bond sovrani italiani si tradurrà per caso in una boccata d’ossigeno per il credito?
“Lo spread continua a pesare sulla competitività delle aziende italiane, anche se il calo del BTP potrebbe contribuire ad arginare la stretta sul credito in Italia, originata nel 2018 proprio dai tassi alti: i prestiti sono in calo (-0,9% annuo a giugno), con un costo fermo ai minimi (1,4%)”.
Insomma, la speranza che il credito ne benefici c’è.
Il CSC di Confindustria riconosce dunque il miglioramento della dinamica dei tassi sui BTP, ma mette anche in guardia nei confronti delle sfide italiane, che sono poi anche sfide globali, in quanto è il motore del mondo intero che si è inceppato. Si fa riferimento per esempio al rallentamento della Germania, con il paese che è in panne. Non senza conseguenze per l’Italia, visto che l’export italiano ha sofferto particolarmente “nei mercati UE, specie verso la Germania”.
Per l’esattezza, “fino a giugno le vendite estere sono state trainate solo dai beni di consumo, mentre soffrono i beni intermedi. E le prospettive a breve sono negative: gli ordini manifatturieri esteri sono calati in misura marcata nei mesi estivi”.
Proseguono intanto le trattative M5S-Pd, con Di Maio che difende l’importanza del voto nella piattforma Rousseau. Secondo alcune fonti riportate dall’Ansa, il leader del MoVimento ha affermato che la nascita del nuovo governo dipenderà dal voto degli iscritti M5s in programma domani sulla piattaforma.
Quest’altro nodo da superare crea sconcerto nel mondo politico. Così Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputata di Forza Italia, in una nota:
“Le consultazioni nei partiti si fanno prima, non dopo, la stipula di accordi. E’ per me incredibile che il Pd abbia accettato il diktat Cinque Stelle sulla piattaforma Rousseau, come è incredibile che lo accetti il premier incaricato Giuseppe Conte. Come si può attribuire a quel voto una potestà decisiva e non semplicemente consultiva? Per mesi le sinistre hanno agitato rischi autoritari o addirittura eversivi alle porte: e adesso? L’articolo 1 della nostra Costituzione affida la sovranità al popolo “nelle forme e nei limiti della Costituzione” che, fino a prova contraria, non prevede interventi della Casaleggio Associati”.
E certo non sono certo di buon auspicio per la nascita del governo giallorosso le seguenti dichiarazioni rilasciate a SkyTg24 dal sottosegretario agli Affari Esteri ed esponente del M5S, Manlio di Stefano.
Se Rousseau dovesse dire no “vorrà dire che i nostri iscritti e i nostri elettori non sono d’accordo con questo accordo e quindi noi ci tiriamo indietro. Mi auguro che diranno di sì ma non sono convinto. Se dovessi guardare l’umore della rete, per quello che riesco a seguire sui miei social, direi che c’è molto malcontento, ma è anche vero che domani queste persone avranno modo di visionare il programma e l’accordo e quindi si faranno un’idea più precisa. So benissimo quanta paura possa fare pensare di mettersi nelle mani genericamente del Partito Democratico, come mi faceva la stessa paura la Lega, ma avere davanti un programma e un’idea precisa sicuramente rassicura”.