Confindustria avverte: con nuova instabilità politica Pil -1,8% nel 2013 e -0,3% nel 2014
“Una nuova ondata di instabilità parlamentare peggiorerebbe nettamente lo scenario economico dell’Italia: -1,8% il Pil nel 2013 e -0,3% nel 2014, contro il -1,6% e il +0,7% previsti meno di un mese fa. Anche nel 2015 si avrebbe un effetto negativo sul Pil pari a -0,9%”. Così il Centro Studi di Confindustria in una nota, secondo cui “nel 2015 l’occupazione risulterebbe più bassa di 260mila unità“. Il CsC ipotizza che “una nuova contesa elettorale sarebbe sterile, non portando al formarsi di una maggioranza parlamentare più solida e coesa (data l’attuale legge elettorale o quella che si avrebbe se questa fosse dichiarata incostituzionale). Sicché l’incertezza politica permarrebbe anche dopo l’eventuale ricorso alle urne e i suoi impatti economici non sarebbero recuperati attraverso il ritorno della fiducia”.
Gli esperti di Viale dell’Astronomia fanno notare come l’incertezza sulle sorti del Governo colpisca l’economia italiana in una fase molto delicata: quando cioè si registrano le prime deboli conferme della fine della lunga e profonda recessione. “La società e il sistema produttivo, le famiglie e le imprese italiane stanno ancora pagando il conto salatissimo della più grave crisi dall’Unità del Paese: -8,9% il Pil, -1,7 milioni le unità di lavoro, -7,6% i consumi, -27,1% gli investimenti. Stiamo uscendo dalla recessione, ma rimaniamo dentro le conseguenze della crisi globale“. “Una crisi che – prosegue il CsC – è stata resa più pesante per l’Italia proprio dall’inconcludenza della politica nel realizzare rapidamente le riforme necessarie. Inconcludenza prima della crisi e durante la crisi stessa. Oggi gli interessi della politica rischiano di aumentare ulteriormente questo gravissimo peso: gelando sul nascere il lento recupero dell’economia. Mentre bisognerebbe fare di tutto per consolidarlo e accelerarlo”.
Ma una nota positiva c’è. Il Centro Studi fa notare che il quadro attuale è molto diverso rispetto a quello dell’estate e dell’autunno del 2011. “Ora i conti pubblici sono in ordine. Il deficit/Pil rispetta i limiti europei e l’Italia è uscita dalla procedura di infrazione. L’avanzo primario è del 2,4% del Pil (4,9% in termini strutturali). Sono conti pubblici tra i migliori all’interno dell’Eurozona. Conti conquistati dagli italiani con grandi sacrifici e grazie agli obiettivi fissati e alle misure adottate dagli ultimi tre Esecutivi”. Ma avverte: “Il prolungamento della recessione metterebbe in forse queste conquiste, pur non compromettendole“.