Confcommercio: da legge Stabilità nuove tasse per 4,6 mld nel prossimo triennio
La legge di stabilità porterà in dote 4,6 miliardi di maggiore imposizione fiscale nell’arco del triennio 2014-2016. E’ quanto calcolato dall’Ufficio Studi Confcommercio che rimarca come si sia in pratica triplicato l’aggravio di imposizione nel triennio 2014-2016 rispetto a quanto previsto dal disegno di legge originario. L’associazione dei commercianti rimarca come si continua a utilizzare la leva fiscale per far quadrare i conti pubblici invece di attuare quelle riforme indispensabili per sostenere famiglie e imprese e far ripartire l’economia.
Già quest’anno oltre 2,1 mld di maggiori tasse
Nel passaggio dal disegno di legge originario alla versione definitiva approvata dal Parlamento la legge di Stabilità prevede complessivamente, per il triennio 2014-2016, un aggravio di imposizione ereditato dal 2013 pari ad oltre 4,6 miliardi, rispetto agli iniziali 1,6 miliardi. Solo per il 2014, da una previsione iniziale di maggiori entrate pari a 973 milioni, si è arrivati ad oltre 2,1 miliardi, con un incremento di quasi il 120%, mentre per il 2015 si passa addirittura da una previsione di riduzione del carico impositivo (-496 milioni) ad un aggravio di 639 milioni.
Nel passaggio dal disegno di legge originario alla versione definitiva approvata dal Parlamento la legge di Stabilità prevede complessivamente, per il triennio 2014-2016, un aggravio di imposizione ereditato dal 2013 pari ad oltre 4,6 miliardi, rispetto agli iniziali 1,6 miliardi. Solo per il 2014, da una previsione iniziale di maggiori entrate pari a 973 milioni, si è arrivati ad oltre 2,1 miliardi, con un incremento di quasi il 120%, mentre per il 2015 si passa addirittura da una previsione di riduzione del carico impositivo (-496 milioni) ad un aggravio di 639 milioni.
Misure che secondo l’associazione dei commercianti rischiano di vanificare del tutto gli impulsi macroeconomici derivanti dall’intervento di riduzione del cuneo fiscale “che pure dovrebbe costituire l’elemento più qualificante dell’azione di governo”.
In sei anni reddito pro-capite si è ridotto del 13%
A fronte di questi aumenti d’imposizione, le famiglie italiane sono sempre più povere. Negli ultimi 6 anni il reddito pro capite si è ridotto del 13% e sono andati persi 18mila euro a testa di ricchezza. Nel 2012 la ricchezza netta pro capite – composta sia di abitazioni sia di strumenti finanziari, al netto dei debiti – è tornata ai livelli del 2002. perdita di potere d’acquisto che si riflette nei consumi: -2,4% nel biennio 2008-2009 e -4,2% nel 2012. E le prospettive per il 2014 sono ancora improntate sull’incertezza.
A fronte di questi aumenti d’imposizione, le famiglie italiane sono sempre più povere. Negli ultimi 6 anni il reddito pro capite si è ridotto del 13% e sono andati persi 18mila euro a testa di ricchezza. Nel 2012 la ricchezza netta pro capite – composta sia di abitazioni sia di strumenti finanziari, al netto dei debiti – è tornata ai livelli del 2002. perdita di potere d’acquisto che si riflette nei consumi: -2,4% nel biennio 2008-2009 e -4,2% nel 2012. E le prospettive per il 2014 sono ancora improntate sull’incertezza.