Notizie Valute e materie prime Commodity: Usa, Ue e Giappone contro le restrizioni cinesi all’export di Terre Rare

Commodity: Usa, Ue e Giappone contro le restrizioni cinesi all’export di Terre Rare

13 Marzo 2012 18:10
Tutti contro la Cina. Stati Uniti, Unione europea e Giappone oggi hanno presentato un ricorso al Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio, contro i limiti cinesi all’esportazione di Terre Rare, un gruppo di ricercatissimi e preziosi elementi chimici di importanza vitale nell’industria hi-tech e nella green economy. Si tratta del sequel del ricorso presentato nel 2009, allora insieme agli Stati Uniti c’era il Messico, quando il Celeste Impero aveva istituito quote alle esportazioni di nove materie prime. In entrambi i casi si fa riferimento alla clausola del trattato istitutivo dell’istituzione con sede a Ginevra che vieta qualsiasi tipo di divieto o limitazione alla libera circolazione delle merci.
Dalla Cina, che ospita il 35% delle riserve globali, arriva il 95% delle Terre Rare a livello mondiale.  Negli ultimi anni le autorità di Pechino hanno imposto tetti di produzione e quote alle esportazioni giustificandosi con la necessità di preservare le risorse naturali e ridurre le emissioni inquinanti.  Le esportazioni cinesi di questi metalli nel 2011 sono state pari a 30.184 tonnellate, il 40% in meno rispetto alle 49.510 del 2009. Secondo quanto dichiarato dal Ministro del Commercio di Pechino, nel 2012 il dato si attesterà ai livelli dello scorso anno.
Ma cosa sono le terre rare?
C’è chi le ha definite “l’oro del XXI secolo”. Meno pomposamente si tratta di 17 elementi dai nomi esotici (scandio, ittrio, lantanio, cerio, praseodimio, neodimio, promezio, samario, europio, gadolinio, terbio, disprosio, olmio, erbio, tulio, itterbio e lutezio) utilizzati in innumerevoli applicazioni (dalle lampadine agli hard disk, dalle turbine eoliche ai motori elettrici passando per cellulari ed elicotteri).
Il monopolio di Pechino
Come detto, la Cina di fatto detiene un monopolio sulla fornitura mondiale di questi metalli. Questo non perché si tratti di elementi particolarmente difficili da trovare, anzi. Le Terre Rare sono metalli che si trovano in concentrazioni abbastanza elevate sulla crosta terrestre. Il problema è che il processo di estrazione è particolarmente pericoloso e inquinante e necessita personale altamente specializzato. Ragioni che nel corso  degli anni hanno indotto i Paesi ricchi ad appaltare l’estrazione delle Terre Rare alle aziende cinesi. Il nocciolo della questione è che ora che l’importanza di questi elementi è cresciuta esponenzialmente, la Cina vuol far valere di più dal suo monopolio.
Le proteste di Ue e Usa
Secondo le stime dell’Unione europea le restrizioni all’export fanno sì che le industrie europee paghino un prezzo pressoché doppio rispetto ai competitor cinesi. “Le restrizioni cinesi violano i trattati internazionali e devono essere rimosse”, ha dichiarato il commissario al commercio dell’Unione europea Karel De Gucht. “Si tratta di misure -continua De Gucht- distorsive del mercato che penalizzano l’industria manifatturiera hi-tech e anche le sue applicazioni verdi”. “La Cina sta adottando-gli fa eco il rappresentante statunitense Ron Kirk- misure distorsive per l’approvvigionamento di questi materiali per il mercato globale”. La risposta cinese non si è fatta attendere. “Nonostante il forte impatto ambientale -ha detto Liu Weimin, portavoce del Ministero degli Esteri- la Cina ha già adottato misure per continuare ad esportare le Terre Rare”.

60 giorni per trovare un accordo
Dopo la presentazione del ricorso le parti hanno 60 giorni per trovare una soluzione amichevole. Scaduto il termine la parola passa al Wto.