Commodity: Il greggio rischia una correzione più profonda
La scorsa settimana il greggio ha finalmente infranto la barriera dei 50 dollari al barile, un livello, anche psicologico, che era diventato un punto di riferimento per i trader. In combinazione con le diverse interruzioni involontarie di produzione, infatti, la soglia dei 50 dollari aveva sostenuto il mercato nel corso delle ultime due settimane. Tuttavia, una volta rotto il livello, la mancanza di acquisti sia sul Brent sia sul WTI ha sollevato qualche perplessità, facendo riemergere rapidamente posizioni di vendita. “Evidente segno che i produttori hanno ulteriormente intensificato l’attività di copertura”, è il commento di Ole Hansen, Head of Commodity Strategy di Saxo Bank.
Il rally del greggio sotto pressione
E allora che cosa ci riserva il futuro? “Che si tratti di un segnale del raggiungimento di un massimo di breve termine, è ancora presto per dirlo – Hansen – Lo slancio rialzista del greggio è stato forte per diverse settimane, non da ultimo a causa del fondamentale supporto proveniente da diverse interruzioni di fornitura, che hanno contribuito, almeno temporaneamente, a riequilibrare il mercato”. I fondi, per esempio, hanno aumentato le scommesse sul rialzo, sia di Brent sia di WTI, di 75 milioni di barili durante la settimana terminata il 17 maggio. “Questa crescita di posizioni lunghe speculative, combinate all’analisi tecnica che da segnali negativi e a margini di raffinazione stagionalmente deboli, comporta il rischio di innescare una correzione più profonda“, avverte Hansen. Che aggiunge: “Il WTI ha scambiato più in alto all’interno di una curva ascendente, ma il rifiuto al di sopra dei 50 dollari potrebbe lasciare spazio a una correzione tecnica. E una tale mossa potrebbe inizialmente portarlo fino al fondo della curva, a 47 dollari, mentre una rottura potrebbe vedere il movimento estendersi verso il basso del trend rialzista di febbraio, attualmente a 45 dollari“.
La riunione dell’OPEC non cambierà nulla
Il faro ora è puntato sul 167° incontro dell’Opec, fissato per il 5 giugno a Vienna. Ma, secondo Hansen, considerando il continuo rialzo dei prezzi dopo il fallimento della riunione di Doha, questo incontro è diventato sempre più irrilevante. “Nessuna decisione è attesa, nessuna decisione è necessaria – dice Hansen – L’attenzione del mercato si è spostata lontano dall’Opec, che ben poco ha fatto per sostenere la ripresa dei prezzi. Invece, abbiamo visto molteplici e gravi interruzioni nell’approvvigionamento che indubbiamente hanno contribuito a riequilibrare il mercato e a guidare il prezzo più in alto di quello che altrimenti sarebbe giustificato in questa fase di ripresa“. In ogni caso gli esperti prevedono che il nuovo ministro del petrolio saudita voglia proseguire sulla linea dura di Doha. “Ricostruire la reputazione del cartello dovrebbe essere la priorità: il successo o il fallimento in tal senso determineranno l’impatto sul mercato“, conclude Hansen.