Notizie Valute e materie prime Commodity: Goldman Sachs continua a crescere nel trading di Gas Naturale

Commodity: Goldman Sachs continua a crescere nel trading di Gas Naturale

17 Maggio 2016 14:01

Superati colossi del calibro di Exxon Mobil e Chevron, Goldman Sachs è diventato il settimo maggiore operatore di mercato per il Gas Naturale del Nord America (fonte Natural Gas Intelligence).

Stando ai numeri comunicati nel filing alle autorità, il colosso guidato da Lloyd Blankfein nel 2015 ha commercializzato 1,2 trilioni di piedi cubi di Gas fisico. Il dato, doppio rispetto ai volumi registrati nel 2013, è particolarmente significativo poiché rappresenta il 25% dei consumi residenziali statunitensi.

Goldman ha iniziato a negoziare Gas naturale nel 2010 tramite l’acquisizione degli asset legati al commercio di questa commodity della canadese Nexen’s North American e oggi la divisione della banca che si occupa di commodity è conosciuta con l’appellativo di J Aron.

Negli ultimi anni le grandi istituzioni finanziarie statunitensi hanno preferito uscire dal trading delle commodity fisiche per evitare di sottostare alle nuove regolamentazioni. J Aron ha dismesso determinati asset, come le centrali per la generazione di energia elettrica o i magazzini di stoccaggio dei metalli, ma ha conservato, e anzi potenziato, il suo ruolo nel mercato fisico del Gas naturale.

Un mercato sui generis
Rispetto alle altre materie prime, quello del Gas è un mercato sui generis. A causa delle difficoltà e dei costi legati al trasporto non è stata possibile la formazione di un mercato unificato a livello internazionale e oggi le negoziazioni del Metano avvengono in mercati regionali non intercomunicanti.

A livello europeo il benchmark è rappresentato dal Nbp (National balancing point) rilevato da Index Heren in Gran Bretagna mentre dall’altra parte dell’Atlantico il riferimento è rappresentato dall’Henry Hub.

Dopo tre sedute con il segno meno il future sul Gas con consegna giugno scambiato a New York segna un incremento di oltre due punti percentuali e passa di mano a 2,072 dollari per milione di Btu (British termal unit) dopo che il Dipartimento dell’Energia statunitense, per il tramite del suo braccio operativo EIA (Energy Information Administration), ha alzato la stima sui prezzi.

Secondo gli esperti dell’EIA, nell’anno corrente le quotazioni si attesteranno in media a 2,25 dollari, 7 centesimi in più rispetto alle stima precedenti. Per l’agenzia statunitense si tratta della prima revisione al rialzo da quasi un anno.