Citi ci ripensa: l’euro non scenderà sotto la parità sul dollaro. Il nuovo outlook
Citi è una delle ultime principali banche d’affari ad aver abbandonato la previsione di un euro che scenderà sotto la parità nei confronti del dollaro, a conferma come le recenti dichiarazioni e rumor provenienti da più parti sulla fine della politica monetaria ultra accomodante da parte della Bce di Mario Draghi si siano fatte sentire negli outlook sul rapporto di cambio eur-usd.
Gli analisti della banca, che si conferma il trader numero uno sul mercato valutario globale, hanno rivisto al rialzo le stime sull’euro relative ai prossimi 6-12 mesi, portandole dal precedente rapporto di cambio fissato a $0,98 a $1,04. La motivazione risiede più nei fattori che condizionano direttamente le dinamiche del dollaro.
Secondo gli esperti, il tanto atteso bazooka fiscale di Donald Trump, comprensivo di un taglio delle tasse e di un aumento delle spese per le infrastrutture, potrebbe essere infatti posticipato, in quanto la priorità potrebbe essere data piuttosto alla riforma del sistema sanitario post Obamacare della precedente amministrazione.
Intanto, l’effetto del G20 si fa sentire sul forex, provocando il ritracciamento del dollaro, che cede per la quarta seduta consecutiva nei confronti del paniere che rappresenta le valute più importanti a livello globale. Prosegue il trend ribassista che la valuta Usa ha imboccato a partire dallo scorso mercoledì, quando la Federal Reserve di Janet Yellen ha alzato i tassi, frenando al contempo le speculazioni di chi puntava su un’accelerazione delle strette monetarie nel corso dei prossimi due anni. La valuta scende dopo la decisione dei leader finanziari del G20 di stralciare dal comunicato ufficiale successivo alla riunione in Germania il riferimento all’impegno di lottare contro il protezionismo e dunque a favore del libero commercio.
In particolare, intervistato da Reuters, Simon Derrick, responsabile della divisione dei mercati globali di Bank of New York, a Londra, ha detto che “nessuno di noi ne è a conoscenza, ma ho l’impressione che gli Usa credano che ci siano nazioni che hanno manipolato le loro valute. Ciò potrebbe dunque significare che l’amministrazione avrà come obiettivo un dollaro più debole”.
Il Dollar Index è così sceso prima di recuperare lievemente terreno attorno ai 100,19 punti. Debolezza sullo yen e anche sull’euro, in rialzo a $1,0754 circa.
Sul fronte dell’euro, focus sulle dichiarazioni dell’ ex membro del Consiglio direttivo della Bce, ora presidente di Société Générale, Lorenzo Bini Smaghi, che non crede a quanto detto la scorsa settimana dal banchiere centrale austriaco Ewald Nowotny, ovvero alla possibilità che i tassi dell’Eurozona possano essere alzati prima del termine del piano di Quantitative easing.
Nel corso di un’intervista rilasciata alla Cnbc, in occasione del China development Forum in corso a Pechino, Bini Smaghi si è così espresso:
“Credo che in qualche misura sia possibile riportare i tassi di interesse da negativi allo zero, una manovra che sarebbe meno drammatica”. Ma “non prevedo che ciò accada molto presto. Inoltre, una volta tornati allo zero, ritengo che la cosa importante da fare sia lanciare un’operazione di tapering (ovvero di riduzione degli acquisti di asset nell’ambito del piano di QE, piuttosto che alzare i tassi”.
Bini Smaghi ha affrontato anche altre questioni tra cui quella delle elezioni francesi, dicendosi piuttosto fiducioso sulla capacità dell’Europa di rimanere unita nonostante il successo dei movimenti improntati al populismo.
Proprio a tal proposito, Citi ha spiegato la sua decisione di rivedere al rialzo l’outlook sull’euro presentando uno scenario base, in cui Marine Le Pen, leader del partito populista ed estremista Front National, perde le elezioni al turno di maggio.
La banca Usa la pensa inoltre come Smaghi, ritenendo che la Bce non si affretterà a scegliere la strada della politica monetaria restrittiva.