Cina, il governo valuta un fondo salva mercati
Il governo cinese sta valutando misure per frenare le vendite sul mercato azionario, secondo Bloomberg, il premier della Cina, Li Qiang ha ordinato la creazione di un fondo salva mercati. Secondo i dettagli, il partito comunista intende mobilitare circa 280 miliardi di dollari, principalmente provenienti dai conti offshore delle imprese di proprietà statale, come parte di un fondo di stabilizzazione per acquistare azioni a livello nazionale attraverso il collegamento con la borsa di Hong Kong.
Cina, il governo tenta di rafforzare i mercati
L’indice Hang Seng di Hong Kong ha evidenziato un rialzo del 2,6% nella seduta di oggi in seguito alla notizia riportata da Bloomberg. Nonostante il rialzo di oggi, i titoli del Hang Seng sono in sconto del 36% rispetto ai propri peer internazionali. Le perdite più accentuate a Hong Kong, dove sono quotate alcune delle più importanti e innovative società cinesi e dove l’interferenza di Pechino è meno avvertita, mostrano un quadro preoccupante del sentiment degli investitori verso la seconda economia mondiale.
L’indice principale CSI 300 delle bluechip si trova sui minimi da cinque anni, mentre l’indice Shanghai Composite è salito dello 0,5% a 2.770 punti al di sotto della soglia psicologica dei 2.800 punti.
A pesare sui mercati sono le prospettive di crescita economica fiacca del Dragone, la stretta regolamentare sulle società tecnologiche e la crisi del mercato immobiliare che ha scatenato la sfiducia degli internazionali di rimanere alla larga.
Secondo quanto riporta Bloomberg, in una riunione presieduta dal Premier, Li Qiang, quest’ultimo ha dichiarato che avrebbe intensificato l’iniezione di fondi nel mercato dei capitali per rafforzare la stabilità.
Investitori scettici del piano di Pechino
Nonostante il rialzo degli indici cinesi in seguito alla notizia, gli analisti rimangono prevalentemente scettici sull’utilità della presunta mossa di Pechino.
“Il pacchetto volto al mercato azionario cinese è una misura positiva e mostra un’incrementata reattività da parte delle autorità. Tuttavia, con meno del 2% del Pil, temiamo che questo possa ancora essere insufficiente”, ha dichiarato Aninda Mitra, Analista dei mercati Asiatici, BNY Mellon.
È difficile giudicare il pessimismo degli investitori. Questa non è la prima volta in cui la Cina ha tentato una mossa del genere. Il Pechino ha uno storico di mobilitazione di risorse governativi per fermare i sell-off sui mercati, ma poche hanno avuto successo. Durante il crollo del 2015, si stima che i fondi statali abbiano speso l’equivalente di 240 miliardi di dollari nel corso dell’estate, ma ciò non ha impedito che i prezzi scendessero nuovamente dopo la conclusione degli acquisti.
In un passo falso di grande risonanza in quel periodo, l’autorità di vigilanza sui titoli introdusse un “interruttore automatico” che, anziché ridurre la volatilità, portò a una frenetica corsa verso l’uscita da parte degli investitori in preda al panico.
Nell’indagine di Bloomberg è emerso che i fondi, che hanno venduto delle grosse quantità di titoli cinesi hanno affermati che sarà necessario molto tempo per riacquistare la fiducia degli investitori internazionali. Inoltre, servirebbe e un forte stimolo fiscale per risanare il mercato immobiliare, che nel passato rappresentava un quarto dell’economia del Dragone.