Notizie Trading e Mercati Chi vince tra ETF e fondi attivi? A confronto le performance guardando anche allo sharpe ratio

Chi vince tra ETF e fondi attivi? A confronto le performance guardando anche allo sharpe ratio

27 Luglio 2019 10:51

Il miglior semestre degli ultimi 10 anni non ha saziato totalmente i mercati. A luglio è infatti proseguito senza intoppi il rally con intonazione decisamente positiva sia di Wall Street che delle Borse europee. Oltreoceano lo S&P 500 ha valicato per la prima volta nella storia la soglia dei 3mila punti; di certo la sponda principale al rally arriva dalla Federal Reserve, che insieme alle altre principali banche centrali si mostra pronta a una nuova fase di politica monetaria accomodante. In attesa del primo taglio dei tassi, previsto nel meeting di fine mese, le masse gestite dagli ETF si sono portate a ridosso dei 4 mila miliardi di dollari a fine giugno (3,96 trilioni di dollari stando ai dati ETFGI), livello psicologico che dovrebbe essere ampiamente superato alla fine di questo mese a meno di fibrillazioni improvvise sui mercati.

In generale, il ciclo economico Usa attuale il più lungo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, anche se la crescita è stata meno intensa rispetto al passato. E qui entra in gioco il ruolo delle banche centrali chiamate a fare i conti con un contesto caratterizzato da crescita e inflazione più basse.

Come è andato il confronto tra fondi attivi e gli ETF nella prima metà dell’anno? E’ la domanda che si è posto Andrea Rocchetti, Responsabile Area Consulenza Moneyfarm, constatando come da inizio anno il 67% dei fondi del campione (quelli che dichiarano come benchmark l’S&P 500) non ha superato l’ETF al netto dei costi (pallino rosso del grafico sotto in pagina). Considerando il rischio aggiustato per la volatilità (Sharpe Ratio) il quadro cambia, con solo il 18% dei fondi che hanno fatto peggio dell’ETF. “Questo vuol dire che, con il mercato in crescita, i fondi attivi sono riusciti a ottenere in generale un miglior rapporto rischio-rendimento, o in altre parole a remunerare meglio il rischio, pur ottenendo in generale minori performance totali”, rimarca Rocchetti.

 

La situazione cambia nettamente se si considerano i risultati a tre anni. Il 76% dei fondi ha avuto un ritorno totale peggiore dell’ETF e l’83% uno Sharpe Ratio peggiore. “Questo vuol dire che una buona parte dei fondi che hanno generato extra-rendimento hanno preso molto rischio – argomenta l’esperto di Moneyfarm – e che questo rischio non è stato completamente remunerato (gli strumenti sono proporzionalmente più spostati verso destra che verso l’alto)”.

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