Notizie Risparmio Cenone di Natale, dieci regole per un menu low cost

Cenone di Natale, dieci regole per un menu low cost

21 Dicembre 2012 10:15

Meno di 15 euro per il cenone di Natale? Si può. Lo dimostra un’inchiesta sui consumi natalizi realizzata dall’Unione Nazionale Consumatori, che ha mandato una sua inviata a fare la spesa in quattro diversi canali di distribuzione di Roma: discount, supermercato, ipermercato e vendita al dettaglio. Quello che si scopre è che, per il menù tipico della tradizione natalizia – insalata di mare, zuppa di pesce, pasta lunga, spigola, patate, insalata verde mista, frutta (mele, kiwi, banane, clementine), frutta secca (noci, mandorle, fichi), vino da tavola, spumante, panettone, pandoro, caffè e ammazzacaffè – si può risparmiare fino al 215%.
In particolare, facendo la spesa al discount per una famiglia di quattro persone in tutto, si può spendere 56 euro e 3 centesimi, che a testa sono 14 euro e 1 centesimo. Dall’antipasto all’ammazzacaffè, nei supermercati del risparmio si trova ormai di tutto: pochi prodotti di marca (anche se ormai alcuni marchi più noti compaiono anche negli scaffali dei discount), ma alimenti comunque sicuri, seppure non di pregio.
Spostandosi in un supermercato di una zona centrale di Roma, il totale per la cena aumenta del 31,32%, arrivando a circa 81,62 euro (20,40 euro a persona). Più alti risultano i prezzi dell’insalata di mare, dei dolci e del vino; possono sorprendere i dati relativi alla zuppa di pesce (costa quasi 1 euro in meno del discount), della spigola (10 centesimi in meno) e della frutta (20 centesimi in meno), il che dimostra che non sempre è così ovvio che il discount sia più conveniente per tutte le tipologie di prodotto.
La spesa all’ipermercato è, poi, ancora più costosa: questi giganti dell’alimentare, nonostante permettano un’ampia possibilità di scelta, hanno spesso prezzi più alti. Non solo: offrono molti prodotti pronti (dall’insalata già lavata e tagliata alla zuppa di pesce pronta da servire), il che rappresenta una comodità, ma sicuramente anche un sovraprezzo. La spesa è dunque di 92,62 euro per tutta la famiglia (23,16 euro a persona), cioè il 39,51% in più rispetto al discount (e 13,47 in più rispetto al supermercato).
Alla vendita al dettaglio spetta il primato del prezzo più caro: la nostra inviata acquistando il pesce al banco del mercato, il panettone e il pandoro in pasticceria, vino e spumante in enoteca, frutta e verdura al banco del mercato ha speso 100,06 euro per 4 persone che a testa sono 25,02 euro: con un rincaro di circa il 44% rispetto alla spesa più economica. A fare la differenza è soprattutto il pesce: l’insalata di mare in pescheria costa 30 euro al chilo (a fronte di 8,50 euro al discount, 11,80 euro al super e 17,32 euro all’iper). Ben più cari i dolci tipici di Natale acquistati in pasticceria rispetto a quelli industriali: la differenza è la qualità organolettica che viene conferita dagli ingredienti che vengono impiegati, dalla cottura, dalle modalità di conservazione; inoltre a far lievitare i prezzi dei prodotti delle pasticcerie tradizionali sono i costi di produzione decisamente più elevati di quelli industriali (anche se ci sono meno spese per il trasporto e la conservazione, in quanto nella maggior parte dei casi vengono venduti direttamente dal produttore al consumatore).
Confrontando i prezzi ci accorgiamo che su alcuni prodotti la differenza tra i vari canali è minima, mentre è molto più marcata per pesce, vino e dolci. Un utile accorgimento per risparmiare senza rinunciare ad alcune prelibatezze tipiche del periodo quindi è di differenziare i canali della spesa. Un amante del panettone ad esempio, risparmierà sul pesce, ma si concederà un dolce realizzato in pasticceria e pagato più di quello industriale; la signora che ama invece i carciofi tipici del periodo, spenderà un po’ di più dal fruttivendolo, ma preferirà probabilmente il vino del supermercato piuttosto che quello da enoteca.
Anche scegliere la tempistica giusta può servire a risparmiare: inutile aspettare l’ultimo momento per acquistare la pasta, il vino e i prodotti confezionati con una data di scadenza; guardare le etichette è un’ottima abitudine che può far risparmiare fino al 20% e che andrebbe rispettata ancora di più in queste occasioni.
Le offerte “sottocosto” della grande distribuzione, poi, possono essere un’ottima occasione di risparmio, ma è importante non esagerare con le quantità, acquistando solo alimenti che siamo certi di consumare o che è possibile conservare anche dopo la fine delle feste.
E’ sempre meglio, inoltre, preferire prodotti italiani e di stagione: ci guadagneremo sia in termini economici che di qualità. Non può mancare un occhio al risparmio energetico e all’ambiente perché anche questo è un modo di fare economia.

Riassumendo, ecco i dieci consigli per una spesa low cost:

1. Comprare con la giusta tempistica: si risparmia fino al 20%

2. Scegliere accuratamente il canale di vendita: si risparmia circa il 40%

3. Confrontare i prezzi e le offerte: si risparmia circa il 35%

4. Selezionare il menù in base al numero e ai gusti dei commensali: si risparmia circa il 35%

5. Evitare gli sprechi: si risparmia circa il 30%

6. Conservare adeguatamente le rimanenze e reinventare nuovi menù: si risparmia circa il 15%

7. Occhio alle scadenze e alla “catena del freddo”: si risparmia circa il 10%

8. Contenere i costi energetici: si risparmia circa il 10%

9. Preferire prodotti di stagione e/o tipici italiani: si risparmia circa il 10%

10. Non dimenticarsi dell’ambiente: no a piatti e bicchieri di carta e sì alla raccolta differenziata: si risparmia circa il 10%