Notizie Notizie Italia Caso Stm, Consiglio di Sorveglianza tira dritto e conferma fiducia a ceo Chery

Caso Stm, Consiglio di Sorveglianza tira dritto e conferma fiducia a ceo Chery

10 Aprile 2025 10:56

Titolo STM sotto i riflettori, mostrando un rialzo di quasi il 10%, dopo la nota diffusa oggi dalla società nella quale il Consiglio di Sorveglianza ha espresso il suo rinnovato supporto al ceo, Jean-Marc Chery, al presidente e cfo Lorenzo Grandi e ai manager, “soprattutto nella loro capacità di eseguire la trasformazione in tempi difficili per l’industria dei semiconduttori”.

I recenti rumors raccontano, invece, di un muro contro muro tra Italia e Francia sulla governance di Stm. Il Mef sembra intenzionato a ritirare il suo appoggio, già da tempo debole, all’ad del gruppo dei chip Jean-Marc Chery.

Ma andiamo con ordine e vediamo più nel dettaglio il comunicato di oggi di STM e le indiscrezioni degli ultimi giorni.

STM  in difesa dei suoi manager

STM corre in difesa dei suoi manager, con il Consiglio di Sorveglianza che tira dritto e rinnova la sua fiducia al ceo. In particolare, si legge nel comunicato, “esprime il suo rinnovato supporto a Jean-Marc Chery, Lorenzo Grandi e i manager, soprattutto nella loro capacità di eseguire la trasformazione in tempi difficili per l’industria dei semiconduttori”.

“Sono false le accuse su transazioni personali compiute dai due membri del Consiglio di Gestione della società alla vigilia dell’annuncio dei risultati – si legge in una nota del gruppo italo-francese dei chip -. Le vendite di azioni fatte durante il periodo di blackout della società sono fatte dall’amministratore del piano azionario della società attraverso una procedura automatica, per rispettare le norme fiscali svizzere per i membri del consiglio di gestione e erano legali e nel rispetto della politica aziendale”. E proposito della class action in corso, il Consiglio di Sorveglianza “ha rivisto i processi e ritiene che la Società abbia solide argomentazioni legali contro le accuse”.

Il Consiglio di Sorveglianza ricorda inoltre di avere “approvato all’unanimità i dettagli di un programma aziendale per ridisegnare la struttura manifatturiera della società, accelerando la capacità produttiva di ST a 300mm per il silicio e a 200mm per il carburo di silicio, annunciato ai mercati l’anno scorso il 31 ottobre e quest’anno il 30 gennaio. Questo piano consente un importante miglioramento della competitività della società”.

La pietra dello scandalo

A far saltare i rapporti già tesi all’interno della compagine azionaria della società (dove Italia e Francia tramite Mef e Bifrance hanno il 27,5% a testa) è stato il “caso Sala”. Una missiva scritta dal presidente del Consiglio di Sorveglianza in cui la fronda vicina all’attuale amministratore delegato rispediva al mittente la candidatura (in quota Mef) di Marcello Sala (direttore generale del ministero dell’Economia) nel consiglio stesso in sostituzione di Maurizio Tamagnini.
“Ciò che non può essere accettato”, si spiega nella lettera, “sono le posizioni assunte da Sala sulla gestione della società, con una forte denuncia della strategia e una richiesta di ripetuta sostituzione del signor Chery, contrariamente alla decisione unanime del consiglio dell’anno scorso e al voto del 99,9% dell’assemblea generale annuale”.
Un fatto definito dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, “incomprensibile, gravissimo e inaccettabile”. E che ha portato il Mef a rispondere di conseguenza annunciando “critica opposizione”. L’Italia, in sostanza, vuole un cambio al vertice e le dimissioni di Chery. E le ragioni non mancano

La gestione Chery in rosso

Al di là del “caso Sala”, il Mef contesta da tempo la gestione dell’ad che ha portato nell’ultimo anno ad una disastrosa performance di Borsa, a un dimezzamento dei ricavi e agli annunciati tagli a personale e produzione in Italia.
Per non parlare della class action in corso negli Usa, con Stm accusata di aver rilasciato delle dichiarazioni fuorvianti su propri risultati economici, nascondendo il peggioramento del mercato dei semiconduttori. Chery, peraltro, è stato accusato nella class action anche di aver sfruttato il rigonfiamento artificiale dei risultati di Stm e di conseguenza del titolo per guadagnare dalla vendita di azioni.

Guardando ai numeri, Stm ha chiuso il quarto trimestre del 2024 con ricavi per 3,32 miliardi di dollari, in calo del 22,4% rispetto ai 4,28 miliardi realizzati nello stesso periodo dell’anno precedente. La marginalità lorda si è attestata al 37,7%, valore che si confronta con il 45,5% del 4° trimestre del 2023 e il 37,8% del 3° trimestre dell’anno, a causa principalmente del mix di prodotto e, in misura inferiore, del prezzo di vendita e di maggiori oneri da sottoutilizzo della capacità produttiva. I vertici di STM stimavano una marginalità nell’ordine del 38%. Un quadro che si chiude con il dato sull’utile che nell’ultimo trimestre del 2024 è crollato a 341 milioni di dollari, in calo del 68,3 per cento.

Le prospettive

A questo punto, le garanzia alla governance di Stm vanno riviste e il modello di convivenza dei due azionisti riequilibrato. Per ora il Mef intende riproporre la candidatura di Sala, ma ci vorrà un passaggio formale, con le dimissioni di Maurizio Tamagnini, il consiglio di sorveglianza è temporaneamente composto da otto membri. Sarà necessaria una nuova assemblea degli azionisti per confermare il sostituto in quota italiana (3 su 9 rappresentanti, 3 sono indipendenti e 3 francesi).

A pesare su Stm sono ovviamente anche i dazi, che vanno di pari passo con la crisi borsistica del settore dei semiconduttori in atto ormai da inizio anno. Nell’ultimo mese il titolo della società, che è anche molto esposta al mercato di Apple di cui è fornitore, è andato molto male, il dietrofront di Trump però potrebbe dare un po’ di ossigeno a un gruppo in forte difficoltà su molti fronti.