Notizie Notizie Italia Caso Banco di Sicilia, dall’estero applausi per Profumo

Caso Banco di Sicilia, dall’estero applausi per Profumo

10 Gennaio 2008 15:38

Nella bagarre causata dalla lotta intestina tra i vertici del Banco di Sicilia e Unicredit c’è già un vincitore, almeno morale. E’ l’amministratore delegato della banca milanese, Alessandro Profumo, che ha visto ulteriormente crescere la sua credibilità a livello internazionale e la sua fama di banchiere poco avvezzo a cedere a criteri politici a danno di quelli manageriali. E’ questo l’esito dei commenti proposti oggi dai columnist dell’autorevole Financial Times e dagli analisti della banca d’investimento americana Bear Stearns con riferimento alle frizioni che hanno preso avvio con l’autonoma nomina da parte del board siciliano di Giuseppe Lopes come direttore generale del Banco e con il successivo annullamento delle delibere da parte di Unicredit.


Il quotidiano economico britannico ha paragonato Profumo a un navigatore in acque siciliane infestate da squali, ricordando come l’ex McKinsey sia riuscito a far diventare Unicredit la terza banca europea in termini di valore di mercato dopo le acquisizioni di Hvb e Capitalia, e a cambiare completamente il modo di essere banchiere in Italia. “Profumo – spiega l’Ft – ha cercato di discostarsi dal vecchio modello di capitalismo italiano diminuendo le partecipazioni incrociate sul fronte domestico e cercando di posizionare Unicredit nelle posizioni di testa in termini di trasparenza”. Ma “sta avendo vita difficile perché la controllata (BdS, ndr) rifiuta di essere integrata secondo i dettami di Unicredit. Banco di Sicilia non vuole stare al gioco e consentire a Unicredit di esercitare un eccessivo controllo”.


Alle considerazioni dell’Ft si aggiungono quelle dello stesso stampo giunte dagli analisti di Bear Stearns, secondo cui quanto accaduto “serve a dimostrare più di ogni altra cosa la determinazione di Unicredit di andare avanti con il suo piano per portare le sue operazioni a standard europei, ed è per questo che le azioni Unicredit salgono sulla notizia”. La nota del broker prosegue sottolineando che contrariamente a quanto avveniva in passato, la questione non è stata nascosta sotto il tappeto. “Secondo noi questa è un’altra chiara dimostrazione che le banche italiane hanno tagliato con il passato e i management sono ora determinati a provare la loro reputazione nell’arena europea”. Pochi dubbi da Bear Stearns anche su quali potranno essere i prossimi passi: “Il 15 gennaio prossimo (data per cui Unicredit ha indetto una riunione del comitato nomine per valutare eventuali azioni di responsabilità e l’azzeramento del consiglio di BdS, ndr) il board di Unicredit rimuoverà i membri del cda di Banco di Sicilia non graditi. Unicredit può meglio aumentare la profittabilità della banca siciliana inserendola nel suo network nazionale piuttosto che come separata e autonoma entità”.

 

Attacchi all’operato dell’attuale presidente del Banco di Sicilia, Salvatore Mancuso, sono invece arrivati da alcune organizzazioni sindacali. La Fiba Cisl ha precisato in una nota che “il piano industriale di integrazione tra Unicredit e Capitalia, e le correlate ricadute occupazionali e professionali sul personale, sono state oggetto di confronto e di negoziati che continueranno nei prossimi mesi e che hanno già condotto alla sottoscrizione di positivi accordi tra  le Parti sociali. Gli atteggiamenti e le scelte del presidente del Banco di Sicilia ignorano, strumentalmente, i risultati concreti dell’iniziativa sindacale nel nome di un’astratta e nebulosa difesa delle professionalità interne che obbedisce, con ogni evidenza, ad altri obiettivi politici”. Forti preoccupazioni sono state espresse anche dalla Fisac-Cgil, secondo cui la nomina eseguita da “un consiglio di amministrazione riunito senza il numero legale ed in assenza dei consiglieri nominati dall’Unicredit, unico azionista”, rappresenta “un comportamento che contrasta con ogni regola di governance prevista dal diritto societario italiano ed europeo e getta discredito sul sistema bancario italiano”. Per la Fisac si tratta perciò di “una scelta assolutamente incomprensibile, di cui ci chiediamo quali siano le finalità recondite”.