Carica di Ipo sul ChiNext inaugura riforma storica. ‘New entry’ nella guerra tecnologica Usa-Cina

Riforma storica per il ChiNext, il listino hi-tech cinese, noto anche come il Nasdaq cinese. Ben 18 sono le società che hanno fatto il loro debutto, nella sessione odierna, sull’indice azionario, con altrettante operazioni di Ipo, inaugurando una nuova era per l’azionario made in China.
Chinas stocks rose for the first time in five days as a state-run investment arm began buying shares of the nations four biggest banks after valuations dropped to levels reached during the global financial crisis. Industrial & Commercial Bank of China Ltd. climbed the most in six weeks while China Construction Bank Corp. , Agricultural Bank of China Ltd. and Bank of China Ltd. jumped at least 2 percent after Central Huijin Investment Ltd. acquired their shares. China Shenhua Energy Co. and Yanzhou Coal Mining Co. plunged more than 4 percent, capping the stock markets gains, after the government announced higher taxes on coking coal. The Shanghai Composite Index added 3.7 points, or 0.2 percent, to 2,348.52 at the close on Tuesday (11 October 2011). The measure rallied as much as 2.9 percent, rebounding from a drop yesterday that sent it to the lowest level since March 25, 2009. The CSI 300 Index lost 0.2 percent to 2,551.99. LaPresse
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A debuttare, insieme a loro, sono state anche nuove regole di trading, che allenteranno in modo significativo le restrizioni in vigore fino a oggi. Un articolo di Reuters ha commentato la notizia facendo notare che, con la riforma storica, il mercato azionario di Shenzen competerà ufficialmente con Shanghai nell’attrarre nuove operazioni di Ipo, alimentando al contempo “la guerra tecnologica” in corso tra Cina e Stati Uniti.
E’ stato fatto notare, allo stesso tempo, che la presenza di più di 800 società quotate sul ChiNext, scambiate a un valore pari a 60 volte, in media, il valore degli utili – rispetto alle 38 volte nel caso del Nasdaq – ha scatenato già da tempo i timori sul rischio di forti bolle speculative.
Ciò non ha frenato l’euforia dei trader, se si considera che, tra i 18 titoli che hanno fatto il loro ingresso sul ChiNext, il rally più importante è stato messo a segno dal produttore cinese di cavi automobilistici Ningbo KBE Electrical Technology, che ha visto schizzare le sue quotazioni di oltre +500% nelle contrattazioni della mattinata cinese.
“La riforma del ChiNext rappresenta un tassello significativo della grande strategia di competizione della Cina contro gli Stati Uniti”, ha commentato a Reuters Hao Hong, responsabile della divisione di ricerca presso BOCOM International.
Detto questo, essendo il listino “una destinazione per le speculazioni”, saranno “i cali delle quotazioni azionarie, piuttosto che i loro rialzi, a indicare se questa sarà una riforma di mercato di successo”.
Tra le 18 società sbarcate sul Nasdaq cinese, si segnalano anche Contec Medical Systems, anch’essa balzata di quasi il 500% nelle prime ore della sessione odierna, e Chengdu Dahongli Machinery, volata di circa il 200%.
A dispetto degli interrogativi sul rischio bolla, la massima autorità cinese sul mercato finanziario in Cina, Yi Huiman, ha ripetuto oggi che le autorità di regolamentazione mostreranno una “tolleranza pari a zero” nei confronti di eventuali comportamenti scorretti di mercato, senza però interferire nelle normali attività di trading.
Tra le modifiche introdotte con la riforma, quella di consentire alle azioni scambiate sul ChiNext di salire e scendere del 20% circa, rispetto alla precedente variazione consentita, sia al rialzo che al ribasso, pari al 10%.
Abrahman Zhang, presidente dello Shenzhen China Europe Capital, ha detto dal canto suo che, della riforma del mercato delle Ipo, beneficerà soprattutto il mercato del venture capital, visto che i suoi operatori avranno maggiore facilità nel raccogliere finanziamenti da canalizzare nelle società tecnologiche e, anche, nell’uscire dai loro investimenti.
“Le massime autorità – ha detto – riconoscono che chi è attivo nel venture capital aiuta ad aumentare la produttività, piuttosto che cercare opportunità di arbitraggio”. Anche se, ha ammesso Zhang, “la nostra preoccupazione è che ci sia troppa hot money che si sta dirigendo verso un numero limitato di società di qualità cinesi”.