Ci sono già quattro serie candidate a maglia nera 2025 del Ftse Mib

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Non si è ancora scavallata la prima metà di gennaio e già sono emerse delle tendenze abbastanza marcate tra le blue chip di Piazza Affari. E’ ancora chiaramente prematuro parlare di “vincitori e vinti”, ma siamo davanti alle prime serie candidature. In particolare, tra chi sta soffrendo ci sono dei nomi non nuovi nelle retrovie del Ftse Mib.
Inizio d’anno da incubo per Nexi
Da inizio anno il saldo del Ftse Mib è di tutto rispetto, con un +3% che ha permesso all’indice guida milanese di tornare sopra i 35mila punti, a ridosso dei massimi a oltre 17 anni toccati il maggio scorso. Le banche e i titoli energetici stanno dando un buon contributo all’ascesa dell’indice. Tra i migliori spiccano infatti Unicredit, Banca Mediolanum e Leonardo, tutte con oltre +7%. Tra le big rialzi corposi anche per Eni (+6%) e Intesa (+5%).
Sul fronte opposto, il titolo peggiore al momento è Nexi che dopo la debacle di ieri è arrivata a segnare oltre -15% da inizio anno. Un magro saldo da inizio anno che conferma la fuga dal titolo che va avanti da oltre tre anni. Ad azzoppare ieri la maggiore paytech italiana è stato il duro giudizio arrivato da Morgan Stanley che ha abbassato il rating a “underweight” da “equalweight”; contestualmente la casa d’affari Usa ha tagliato il target price a 4,75 euro (da 7,15 euro), livello a cui si è avvicinato ieri il titolo Nexi andando così ad aggiornare i minimi storici.
Dall’Ipo avvenuta nel 2019, il suo valore si è quasi dimezzato (si quotò a 9 euro per azione). Nexi, reduce dal 30% circa del 2024, vale oggi un terzo rispetto ai picchi del 2021, pagando la debolezza di tutto il comparto Ue dei pagamenti digitali. Inoltre lo scorso anno ha visto la nascita in Italia di Numia, il polo dei pagamenti digitali creato da Iccrea, Banco Bpm e fondo Fsi.
Campari non brinda più
Tra i peggiori di questo inizio di 2025 c’è anche Campari, giù del 10% in due settimane e che arranca sui minimi dal 2017. Quest’anno è iniziato con il piede sbagliato complice il rapporto diffuso dal consigliere alla sanità pubblica della Casa Bianca, dottor Vivek Murthy, che vede la necessità di indicare i rischi di cancro sulle etichette dei prodotti alcolici. Gli analisti si sono interrogati sui potenziali impatti sulla domanda di spirits dell’arrivo di misure più severe sulle bevande alcoliche.
Da luglio 2023 a oggi il titolo Campari ha perso quota senza soste più che dimezzando il proprio valore con l’apice della crisi arrivato con la diffusione dei conti del terzo trimestre 2024, accolti da un crollo del 18% in una seduta.
Il gruppo degli Aperol lo scorso mese ha annunciato l’arrivo di Simon Hunt quale nuovo ceo, una figura d’esperienza che dovrà destreggiarsi in un contesto non facile.
Intanto ieri Equita ha inserito Campari tra i Top Pick per il 2025. “Il 2024 è stata la tempesta perfetta, nel 2025 ci attendiamo che il newsflow migliori”, spiegano dalla sim.
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Per Stellantis e Stm la ripresa non si intravede
Tra i titoli che hanno iniziato l’anno sulla stessa lunghezza d’onda del 2024 ci sono anche Stellantis (-4%) e Stm (-2,5%), entrambe emblema della grave crisi che sta attraversando il settore auto Ue.
Stellantis viaggia a livelli dimezzati rispetto ai picchi del 2024 e risulta ancora senza timoniere in quanto il sostituto del dimissionario Carlos Tavares non è stato ancora individuato. Stellantis così come altre big delle quattroruote ha dovuto lanciare un warning sui conti 2024 e tra gli analisti è stata una corsa a tagliare stime e target sul titolo.
Le case automobilistiche europee devono far fronte a una serie di venti avversi: dalla debolezza della domanda, alla forte concorrenza dei produttori cinesi e alla pressione sulla redditività dovuta alla transizione verso i veicoli elettrici , che mettono a prova i loro modelli di business.
Stm aveva avuto un sussulto rialzista all’inizio della scorsa settimana, in scia alle forti indicazioni arrivate da Foxconn, ma nelle giornate successive ha gradualmente annullato i forti guadagni della seduta della Befana. La flessione della domanda di chip industriali e automobilistici pesa non poco per l’azienda capitanata da Jean Marc Chery che prevede che questa debolezza persista anche nel 2025, che sarà quindi un anno di transizione prima del ritorno alla crescita.
Il 23 gennaio arriveranno i conti di Texas Instruments, un importante competitor di Stm. Mentre venerdì scorso sono arrivati commenti cauti sulle prospettive a breve termine di On Semiconductor, un altro peer di Stm.
Per una ripresa, a detta degli analisti di Banca Akros, bisognerà attendere la seconda metà di quest’anno, mentre i numeri del quarto trimestre 2024 dovrebbero essere coerenti con la guidance e il consensus, ossia fatturato di 3,3 miliardi di dollari e un margine lordo del 38%.
Lo scorso novembre Stm ha rinviato di tre anni, al 2030, il suo obiettivo di fatturato di 20 miliardi di dollari. L’obiettivo intermedio di ricavi a 18 mld nel 2028 implica una crescita “low double digit” nel periodo 2025-28.