Notizie Notizie Mondo Canada e l’esperimento storico: Ontario alza salari minimi del 21%, esplode rivolta delle aziende

Canada e l’esperimento storico: Ontario alza salari minimi del 21%, esplode rivolta delle aziende

9 Gennaio 2018 12:10

Ore concitate per il Canada, alle prese con il caso dell’Ontario.  La provincia che ospita le principali città del Canada, Toronto e la capitale Ottawa, ha deciso di prendere di petto il problema della stagnazione dei salari, che in diversi paesi avanzati del mondo, sta peggiorando decisamente la qualità della vita, facendo tra l’altro da zavorra alla crescita dell’inflazione, e ha lanciato una vera e propria rivoluzione che sta attirando l’attenzione di tutto il mondo: dal primo gennaio del 2018, l’Ontario ha alzato di fatto i salari minimi orari da $11,60 a $14. Come scrive Don Pitts, senior producer della divisione di business di CBC, “gli economisti di tutto il mondo sono incantati da quello che si sta confermando un enorme esperimento di vita reale”. Esperimento che sta avvenendo nel “laboratorio dell’economia canadese”, dove “i topi di laboratorio siamo noi”. 

A fronte della massa di sostenitori, c’è un’ampia platea di economisti scettici. E’ vero che l’esperimento interessa solo una provincia, ma è altrettanto vero che si tratta della provincia più popolata e industrializzata del Canada. Di conseguenza il timore è che eventuali conseguenze negative possano produrre un effetto domino su tutto il paese.

David Green, professore della University of British Columbia, che studia da una vita in che modo il costo del lavoro incide su tutti gli altri fattori dell’economia, dice chiaramente che quanto sta avvendo in Ontario rappresenta una “opportunità unica per gli economisti” di tutto il mondo: “In questo modo avremo l’opportunità di capire in che modo funziona il mercato del lavoro”. Tra l’altro, osserva Pitts, come ha fatto notare il premio Nobel per l’economia Robert Shiller, raramente ciò che muove l’economia è qualcosa di meccanico. Più spesso ciò che è più importante è la storia che raccontiamo a noi stessi di quanto sta avvenendo, la così detta economia narrativa. E parte dell’attuale narrativa, in Canada, è il crescente gap tra ricchi e poveri che, così come i sondaggi stanno ripetutamente mostrando, i canadesi non accettano. 

Tuttavia, un aumento dei salari pari a +21% è davvero la soluzione per i più poveri? Intanto, bisogna capire in che modo i prezzi potrebbero reagire. Alcuni studi sulla correlazione salari-prezzi hanno mostrato che il contributo all’inflazione, alla fine, non è particolarmente incisivo. Per esempio, se il costo del lavoro associato al salario minimo contribuisse per il 10% del valore del prodotto finale, i prezzi dovrebbero reagire con un incremento meno che proporzionale, pari a circa il 2%.

Non è detto, inoltre, che un aumento del salario minimo sia necessariamente negativo per le aziende: visto che tutte le aziende coinvolte nell’esperimento devono far fronte allo stesso incremento, la misura – a parità di fattori – non dovrebbe rendere alcune imprese più o meno competitive di altre. La beffa, secondo alcuni economisti, è che alla fine la misura potrebbe andare a detrimento proprio dei più poveri, a causa dell’aumento dei prezzi al consumo.

Ma intanto gli imprenditori canadesi sono già insorti: Reuters riporta che alcuni di essi si sono ribellati passando direttamente all’azione, tagliando sia le ore di lavoro sia i benefit, al fine di ridurre il suo impatto. Altri hanno congelato le assunzioni, eliminato le ferie pagate.

Tra questi, si mette in evidenza la catena di ristoranti fast-food Tim Hortons, che vende prodotti a basso prezzo, e che ha scatenato l’ira della premier dell’Ontario, Kathleen Wynne, dopo aver eliminato le pause di lavoro retribuite.

A fare da scudo al gruppo è stato il tessuto imprenditoriale della provincia, che ha gridato a gran voce che l’aumento dei salari è una misura onerosa per le aziende e che ha accusato il partito Liberale di avere varato praticamente una mancia elettorale, in vista delle elezioni provinciali del prossimo giugno.

Sono dunque ore di alta tensione tra il governo dell’Ontario e le aziende. Ma mentre cresce la schiera di imprenditori che hanno deciso di non adeguarsi alla misura, le autorità sono pronte a usare il pugno di ferro per  far rispettare la legge. Critica Julie Kwiecinski, direttore della divisione di affari provinciali dell’Ontario:

“E’ il governo – dice – che in vista delle elezioni imminenti (di giugno) sta cercando di lanciare una battaglia, mettendo gli imprenditori e i dipendenti l’uno contro l’altro”. In particolare, secondo l’opposizione, scopo del Partito liberale sarebbe quello di guadagnare i voti della sinistra del Nuovo partito democratico.

(in fase di scrittura)

 

 

 

 

 

 

 

Dunque, quale occasione migliore di questa, per i cervelli economici del pianeta, per vedere avallate o stracciate le loro teorie?

Passando tuttavia alla vita reale, che è quella a cui l’esperimento si rivolge,