Notizie Notizie Italia Campari sui minimi da aprile 2020: ancora una trimestrale deludente, “intrappolata tra fattori esterni e sfide interne”

Campari sui minimi da aprile 2020: ancora una trimestrale deludente, “intrappolata tra fattori esterni e sfide interne”

30 Ottobre 2024 12:21

Non c’è pace per il titolo Campari a Piazza Affari. A poco più di un mese dallo scivolone in Borsa dopo l’annuncio dell’addio del ceo Matteo Fantacchiotti (a soli 5 mesi dal suo insediamento al posto dello storico Bob Kunze-Concewitz) ecco che le vendite, pesanti, tornano a bersagliare il titolo del big del bevarege che scivola ai minimi da aprile 2020 in occasione della presentazione dei conti del terzo trimetre e dei primi 9 mesi dell’anno.

L’azione sta scivolando del 15% a quota 6,594 euro,  con i numeri che sono finiti nel radar degli analisti che hanno iniziato a rivedere al ribasso il target price di Campari. Tra questi, Deutsche Bank che ha abbassato il prezzo obiettivo a 8,5 euro da 9,7 ed Equita che ha rivisto al ribasso del 4% a 9,10 il target price.

Mercato boccia conti, titolo crolla

Le vendite si abbattono su Campari a Piazza Affari, con il titolo segna in questo momento un sonoro -15%. “Nonostante la continua sovraperformance rispetto ai competitor nelle principali combinazioni brand-mercato, soprattutto aperitivi e tequila, il trend complessivo dei nove mesi riflette un contesto sfidante, a causa di fattori macroeconomici, settoriali e climatici, con un picco nel terzo trimestre“, si apre così il comunicato sui conti al 30 settembre di Campari.

Ieri a mercati chiusi la società ha annunciato di avere chiuso i primi 9 mesi con ricavi netti in leggero rialzo a quota 2.277 milioni (in aumento del +2,1% organicamente) ma un margine operativo lordo rettificato in calo a 590,7 milioni di euro (-1,8%), con un margine del 25,9%. Nei primi 9 mesi l’utile prima delle imposte rettificato ha invece registrato una flessione del 4,6% a 452,1 milioni di euro, mentre l’utile ante imposte è calato del 5% a 423 milioni di euro. Per il solo terzo trimestre il gruppo ha registrato vendite in rialzo dell’1,4% a 753,6 milioni di euro (consensus Bloomberg a 820,3 milioni) e un Ebitda adjusted di 171,8 milioni (-9,7%) che si confronta con i 178,5 milioni attesi dagli analisti. Giù anche l’utile del Gruppo prima delle imposte a 107,9 milioni (20,4%).

Guidance e ricerca nuovo ceo, due temi caldi sul tavolo

In termini di guidance, nella restante parte dell’anno “ci si attende un persistere del ciclo macroeconomico sfavorevole” e “in base all’attuale visibilità, Campari Group si aspetta una crescita delle vendite nette organiche low single digit“. Inoltre la società indica entro il primo semestre del 2025 la scelta del nuovo amministratore delegato dopo le dimissioni di Matteo Fantacchiotti. Nel dettaglio, la società scrive così:

“Il processo di selezione del nuovo chief executive officer, che rappresenta una priorità assoluta per il comitato per la transizione della leadership, per il comitato remunerazione e nomine e per il Consiglio di amministrazione, sta procedendo a pieno ritmo. la società auspica di concludere entro primo semestre dell’anno prossimo”.

Una nuova trimestrale deludente: i commenti

Una nuova trimestrale deludente, in linea con le due precedenti. Già dall’apertura del comunicato, che esordisce con un eloquente “Nonostante”, era evidente che gli investitori non avrebbero trovato sorprese positive. Le vendite nette sono cresciute di un modesto 1,4%, un risultato ben al di sotto delle aspettative per il terzo trimestre, tradizionalmente uno dei più rilevanti dal punto di vista stagionale. A complicare il quadro, i costi operativi sono aumentati del 1,8%, superando la crescita dei ricavi e colpendo duramente la redditività dell’azienda”, commenta Gabriel Debach, market analyst di eToro, indicando che Campari ha attribuito le difficoltà a condizioni meteorologiche avverse in Europa e a un contesto macroeconomico sfavorevole. In particolare, l’Italia – mercato chiave per il gruppo – ha registrato un calo del 7%, mentre la Germania ha subito una flessione del 6,2%. Anche il mercato americano, che rappresenta il 45% delle vendite complessive, ha riportato una crescita marginale dell’1%.

Guardando avanti, l’azienda prevede che il contesto macroeconomico rimanga sfavorevole per il resto del 2024. Sebbene il management abbia cercato di mantenere una nota ottimistica per il 2025 e oltre, l’outlook di crescita a bassa singola cifra conferma un approccio prudente.

“Questa trimestrale evidenzia come Campari sia intrappolata tra fattori esterni difficili da controllare e sfide interne. Il mercato accoglierà probabilmente con scetticismo le prospettive di miglioramento nel medio termine, aspettando segnali più concreti di ripresa. Con il titolo che scambia sui livelli dell’uscita di Fantacchiotti dalla carica di CEO, è lecito attendersi non solo nuove pressioni, ma forse anche un cambio di rotta”, aggiunge l’esperto secondo il quale l’azienda deve “trovare la giusta ricetta per rilanciare vendite e redditività”.

“Rimaniamo fiduciosi sulle prospettive di medio termine grazie al forte posizionamento del portafoglio del gruppo, con l’attesa di un ritorno a crescite HSD del fatturato e LDD dell’utile dal 2026”, segnalano invece gli analisti di Equita che hanno abbassato il tp a 9,1 euro da 9,5. Anche JPMorgan ha fissato un nuovo target price a 6 euro rispetto al precedente pari a 7,8 euro.

Il punto tecnico su Campari

(analisi a cura di Simone Borghi)

Giornata da dimenticare oggi per Campari che scambia in calo di quasi il 15% a 6,6 euro, accompagnato da un significativo aumento dei volumi di scambio. Questa brusca discesa ha portato il titolo a toccare i minimi da aprile 2020, un segnale chiaro di pressione ribassista che ha spinto il prezzo ben al di sotto delle principali medie mobili, in particolare quella a 50 periodi (in giallo), confermando una tendenza negativa di medio termine.

Il supporto a 6,936 euro è stato violato con forza, e ora il prossimo livello chiave si trova a 6,448 euro. Questo livello rappresenta un’area di potenziale tenuta, ma in caso di rottura potrebbe aprirsi uno scenario ancora più debole per il titolo, con la possibilità di ulteriori ribassi.

Al rialzo, invece, è consigliabile un atteggiamento prudente poiché il rischio di ulteriori cali rimane elevato. Le principali resistenze si collocano a 6,936 euro e successivamente a 7,208 euro; tuttavia, affinché si possa parlare di un recupero significativo, sarà necessario che il titolo riesca a superare 7,862 con un deciso aumento dei volumi di acquisto.

Dal punto di vista degli indicatori tecnici, il RSI è sceso a 25,5, una condizione di ipervenduto che spesso anticipa movimenti di rimbalzo tecnico. Questo, però, non garantisce necessariamente un’inversione di tendenza, specialmente in un contesto come quello attuale, dove il MACD evidenzia un segnale di vendita con un recente crossover ribassista.

La trendline discendente (in viola) tracciata dai massimi precedenti continua a fungere da resistenza dinamica importante e si colloca intorno agli 8 euro, dove nei pressi passa anche la media mobile a 200 periodi (in arancione) un livello che appare distante e difficilmente raggiungibile nel breve termine senza significativi catalizzatori positivi.