Campari alla finestra per acquisizioni, nel mirino India, Australia e Paesi dell’Est
Nel 2006 c’è stata qualche difficoltà ma per questo 2007 e per gli anni a venire Campari vede rosa. Parola dell’amministratore delegato, Enzo Visone, che ha parlato durante la presentazione di questa mattina alla comunità finanziaria. Tra le principali difficoltà con cui il gruppo del beverage ha dovuto fare i conti l’anno scorso le condizioni critiche del mercato italiano. “Il problema principale – afferma Visone – è che, soprattutto a causa dell’andamento dell’economia, gli italiani consumano meno alcolici e quando non diminuiscono la quantità diminuiscono la qualità. E’ da tre anni che le cose qui da noi vanno così, ma noi in ogni caso siamo andati bene, riuscendo anche a strappare qualche quota di mercato alla concorrenza. Sono comunque positivo per il futuro”.
A creare qualche difficoltà al gruppo è stata anche l’acquisizione e l’integrazione di Glen Grant, avvenuta nel marzo del 2006 e che ha richiesto una massiccia campagna pubblicitaria e ingenti spese di comunicazione. “Il 2006 – dichiara Visone – è stato un anno di analisi e studio sul Glen Grant, per il quale stiamo preparando il repackaging e abbiamo definito la nuova strategia per gli anni futuri. Negli anni scorsi il marchio era stato trascurato da Pernod Ricard, perché la società aveva deciso di dare più spazio ad altri marchi ritenuti più importanti. Noi vogliamo consolidare la posizione di leadership nei paesi dove Glen Grant è già conosciuto ma vogliamo anche diffondere il marchio in nuovi paesi con il repackaging, per rilanciarlo”.
Il quadro di gruppo non è positivo soltanto per il 2007 ma anche per i prossimi cinque anni. “Rimaniamo estremamente acquisitivi – dice Visone – ma non possiamo garantire che ci saranno nuove operazioni già quest’anno. Stiamo comunque guardandoci intorno dappertutto. La Cina vede presenti sul territorio due nostri concorenti, ma dipende molto dalla categoria di prodotti da vendere”, perché nell’ex Celeste Impero ad andare per la maggiore sono soprattutto scotch e cognac, dal momento che lì “c’è una cultura del bere diversa da quella occidentale e cambiare la cultura del bere richiederebbe un lavoro di molti anni”. Discorso diverso invece per l’India, più interessante per il tipo di business di Campari perché lì esiste un tipo di cultura del bere di stampo anglosassone. “I mercati emergenti interessanti – prosegue l’a.d. del gruppo produttore dell’omonima bevanda – per Campari sono parecchi: non solo l’India ma anche i Paesi dell’Est e l’Australia. Vogliamo aprire uffici regionali in città come Varsavia e Atene da cui il nostro personale potrà monitorare attentamente l’evoluzione di questi mercati e di quelli nelle vicinaze. Se poi la cosa porterà ad avere strutture dirette dipenderà dallo sviluppo del nostro portafoglio e dalle prossime acquisizioni”.
A livello di conti finanziari, nel 2006 l’Ebit margin di Campari si è attestato al 20,4%, contro il 22,7% del 2005. “Nel 2007 – assicura Visone – vogliamo tornare a un Ebit margin nell’ordine del 21-22%”. In termini assoluti il risultato operativo nel 2006 è stato pari a 190,5 milioni di euro, in crescita del 3,6% (del 3,3% a tassi di cambio costanti) rispetto ai 183,9 milioni messi a segno l’anno prima.