Notizie Notizie Italia Btp vs Bund, dimentichiamoci lo spread. La convergenza “impensabile” può diventare realtà

Btp vs Bund, dimentichiamoci lo spread. La convergenza “impensabile” può diventare realtà

10 Dicembre 2024 16:51

Il 2024 è ormai alle battute finali, con le riunioni di Bce (12 dicembre) e Fed (18 dicembre) che rappresentano gli ultimi due importanti catalyst per gli investitori. Così come nel 2023, anche quest’anno a fare la voce grossa sono state la azioni, con Wall Street in gran spolvero (+27% l’S&P500 Ytd), mentre nel reddito fisso le soddisfazioni sono state limitate nonostante i tagli dei tassi portati avanti dalle banche centrali.

Btp protagonisti del 2024, spread può scendere ancora?

Tra i titoli di Stato dell’area euro a distinguersi in positivo sono stati i Btp, mentre hanno faticato i bond governativi di Francia e Germania. In particolare, il rendimento del Bund decennale viaggia sostanzialmente agli stessi livelli di inizio anno, in area 2,1%. Di contro il Btp a 10 anni ha macinato guadagni, con rendimento passato da area 3,8% al 3,19% circa, favorendo il contestuale corposo restringimento dello spread Btp-bund sotto i 110 punti base, sui minimi a oltre tre anni, ben il 365% circa sotto i livelli a cui aveva iniziato l’anno.

Questo trend di assottigliamento del differenziale tra Italia e Germania, che dura ormai da circa due anni, continuerà anche nel 2025? La discesa sotto i 100 pb appare ormai a portata di mano anche se permane una certa prudenza tra gli operatori. Dal sondaggio mensile di Assiom Forex tra i suoi associati, emerge infatti che il 68% degli intervistati indica lo spread mantenere fra 100-150 punti base, mentre solo il 7% vede una riduzione fra 50 e 100; addirittura, sono di più quelli che lo vedono risalire sopra quota 150 (il 25% degli intervistati lo vede fra 150-200 punti).

Spinozzi (Saxo): convergenza Bund-BTP in vista

Non manca però chi azzarda scenari fino a poco tempo fa inimmaginabili. Althea Spinozzi, head of fixed income strategy di BG Saxo, ritiene il caso di concentrarsi sempre di più sulle dinamiche mutevoli tra i Bund tedeschi e i Btp italiani. Berlino e Roma vivono situazioni diametralmente opposte e iniziare a parlare di parità tra Btp e Bund, in prospettiva, non appare più un’eresia. “Il rallentamento economico della Germania e le crescenti incertezze politiche probabilmente spingeranno al rialzo i rendimenti dei Bund – spiega la Spinozzi – . Allo stesso tempo, il contesto politico relativamente stabile dell’Italia, la solida base di investitori e la domanda sostenuta dall’attuale panorama macroeconomico potrebbero porre le basi per un potenziale allineamento dei rendimenti con i Bund nel lungo termine, uno scenario un tempo ritenuto impensabile”.

Relativamente ai titoli di Stato tedeschi, l’esperta di Saxo vede i rendimenti tedeschi salire e puntare al 3% il prossimo anno. “È probabile che le riforme strutturali e l’aumento della spesa fiscale in Germania guidino l’emissione di Bund e normalizzino la curva dei rendimenti, rendendo realistico un rendimento del 3% per i Bund a 10 anni”.

I punti di forza dei Btp

L’esperta sottolinea come i Btp italiani offrono rendimenti interessanti, attirando gli investitori che cercano protezione contro l’inflazione e i rischi di politica monetaria. “La forte proprietà domestica dei Btp italiani li protegge dalla volatilità del mercato, in netto contrasto con la maggiore esposizione estera della Germania, che aumenta la sensibilità ai rischi esterni”, aggiunge.
Circa il 50% dei Btp è infatti detenuto da investitori italiani e un altro 24% è in mano a Banca d’Italia, lasciando agli investitori esteri solo il 26% del mercato. Strumenti come il Btp Valore hanno ulteriormente cementato questa base domestica, incentivando la detenzione a lungo termine attraverso i “premi di fedeltà”. Al contrario, il 46% dei titoli di Stato tedeschi è di proprietà di investitori stranieri, esponendoli a una maggiore volatilità legata al sentiment del mercato.

Dai Pigs alla suggestione dell’azzeramento dello spread

La prospettiva di Btp e Bund tedeschi allineati, ossia spread zero, era impensabile ai tempi del debito sovrano europeo, quando l’Italia era etichettata tra i “PIGS” e nel novembre del 2011, alla caduta del governo Berlusconi, toccò il picco storico di 574 punti di spread. “Ora, una convergenza sembra a portata di mano, il che potrebbe semplificare il compito della Bce di garantire costi di finanziamento uniformi in tutta l’Eurozona“, aggiunge la head of fixed income strategy di BG Saxo.

Tuttavia, spesso i mercati spesso reagiscono in modo eccessivo alle incertezze. “Mentre lo spread di rendimento Bund-Btp potrebbe ridursi – argomenta Spinozzi – se la Germania dovesse ristrutturare con successo la sua economia, raggiungere la ripresa e mantenere un deficit inferiore a quello di Francia e Italia, lo spread potrebbe stabilizzarsi in territorio positivo, anche se a un livello basso. Un approccio praticabile per sostenere questo risultato sarebbe che la Germania si aprisse all’idea di emettere debito a livello europeo per finanziare investimenti in settori critici per l’Ue, come la difesa”.