BTP, liquidità in ritirata dall’Italia. Ma c’è chi consiglia di non scaricare le banche

I BTP continuano ad affondare e anche l’euro fa sempre più fatica a reggere il peso dei sell off che si abbattono sugli asset italiani.
Nel giorno in cui si assiste al nuovo boom dello spread, che sfonda nei massimi intraday anche il muro dei 200 punti base, la moneta unica accelera al ribasso nei confronti del dollaro, bucando quota $1,17, e testando allo stesso tempo anche il minimo in quasi tre mesi sul franco svizzero.
I movimenti sul forex si spiegano con l’avversione al rischio, che porta gli investitori a prediligere le cosiddette valute rifugio, in primis franco e yen. Lo yen sale fin oltre l’1% nei confronti del dollaro, riportando il balzo più forte in più di un anno. Di mezzo c’è anche lui, Donald Trump, che smorza l’ottimismo su presunti progressi compiuti dalla sua America First con la Cina, nelle trattative volte a evitare una guerra commerciale – per molti già in atto -tra i due paesi.
L’Italia rimane in ogni caso triste protagonista, sotto i riflettori di politici, economisti, analisti.La prospettiva di un governo M5S-Lega e anche di un critico dell’euro come Paolo Savona al dicastero dell’economia alimenta i timori sul futuro politico, economico e finanziario del paese.
“C’è una montagna di soldi che si sta probabilmente ritirando dall’Italia – commenta al Wall Street Journal Chris Iggo, responsabile della divisione investimenti di reddito fisso presso AXA Asset Management – Molti investitori sono stati e sono tuttora overweight sull’Italia. Non sorprende di conseguenza assistere alla chiusura di posizioni long“.
Ma fino a che punto la situazione può peggiorare? Fino a che punto la paura di un governo M5S-Lega può continuare a scatenare smobilizzi sugli asset italiani di una tale portata?
Ormai anche la stampa internazionale parla di massacro dei BTP. Il trend dello spread parla da solo: dall’inizio del mese, il differenziale è salito di quasi 70 punti base, a fronte di tassi decennali che oggi hanno superato anche la soglia del 2,5%.
Piazza Affari non è stata risparmiata dall’ondata di sell off e a soffrire, e non è certo un caso, sono stati in particolare i titoli delle banche italiane. Basti pensare che il sottoindice di riferimento del Ftse Mib, il Ftse Italy Banks Index ha azzerato quasi del tutto i guadagni messi a segno fino a qualche settimana fa: il rialzo dall’inizio dell’anno è pari +2%, rispetto al rally fino a +16% riportato da gennaio fino alla fine di aprile.
Seppur non ingolfate di BTP come negli anni della crisi dei debiti sovrani, le banche italiane pagano la presenza dei bond italiani nei loro bilanci.
“Per le istituzioni finanziarie del paese, lo stato di salute dei bond italiani riveste una enorme importanza – scrive il Wall Street Journal – Nel mese di febbraio, il debito pubblico (italiano) rappresentava l’8,5% degli asset detenuti dalle banche italiane, rispetto all’incidenza del 3,5% dei bond sovrani presenti nei bilanci degli istituti dell’Eurozona, in generale.
Cosa fare dunque, in termini di investimenti, con le banche italiane? I toni apocalittici, anche stavolta, non mancano:
“Una eventuale ristrutturazione del debito finirebbe, semplicemente, con l’ammazzare le banche italiane. Anche una svalutazione del 10% dei bond azzopperebbe il sistema”, commenta al Wall Street Journal Dhaval Joshi, responsabile strategist degli investimenti per BCA Research.
Eppure qualche analista che consiglia di non farsi prendere dal panico, c’è. E’ il caso di Marc Stacey, gestore presso BlueBay Asset Management, che avverte che sarebbe un errore diventare ribassisti sui titoli bancari italiani, visti i progressi che le banche hanno compiuto in termini di redditività e di qualità degli asset.
Allo stesso tempo, Stacey ammette di aver acquistato di recente cds sui bond italiani per proteggersi dal rischio di un loro ulteriore deterioramento.
Lewis Grant, gestore della divisione di azionario presso Hermès Investment Management, invita a non prendere decisioni affrettate:
“Continuiamo a detenere nel nostro portafoglio il titolo UniCredit, in quanto riteniamo che si tratti di una banca con un valore appetibile, visto che è tornata a crescere dopo la fase di ristrutturazione”.
Secondo l’esperto, è in ogni caso troppo presto per dire se la recente volatilità che ha colpito gli asset italiani rifletta il sentiment o una variazione dei fondamentali.
Tuttavia, un campanello d’allarme da non sottovalutare c’è e viene lanciato da un operatore di mercato che fa trading sui BTP per una banca italiana, intervistato dal Wsj: la fonte, anonima, parla di un cambiamento del sentiment verso i bond così repentino da aver provocato, nella sessione di lunedì, un temporaneo shock di liquidità.
Praticamente, per un arco temporale di 5-10 minuti, e durante la vendita di bond governativi italiani per un valore compreso tra 250 e 300 milioni di euro (un ammontare, viene precisato, significativo ma non insolito), non è stato possibile accedere alle informazioni relative ai prezzi di diversi bond caratterizzati da una scadenza più lunga: un fenomeno comune negli anni 2011 e 2012, che era scomparso però negli ultimi anni.