BTP Italia e CIR, Salvini & Co. puntano sull’amor per la Patria per conquistare investitori retail
Saranno gli investitori retail a mettere in sicurezza i bond italiani o, per lo meno, a provarci, a dimostrazione del loro amor per la Patria?
“Roma cerca il conforto di casa propria per risolvere il dilemma dei bond”: così titola un articolo del Financial Times, facendo riferimento all’offerta imminente del nuovo BTP Italia, che partirà il prossimo 19 novembre. Il BTP Italia è il titolo di Stato indicizzato al tasso di inflazione nazionale pensato in origine per il risparmiatore individuale, ovvero retail. E’ proprio questa, anzi, sono proprio queste le due parole chiave: investitori retail.
L’FT sottolinea che è su di loro che Roma torna a puntare, magari anche per compensare in qualche modo quella fuga di fondi stranieri che è iniziata con la nascita del governo M5S-Lega e che rischia di accentuarsi con lo scontro tra l’Italia e la Commissione europea, destinato a diventare sempre più frontale, soprattutto dopo il rifiuto dell’esecutivo giallo-verde di rimettere mano alla manovra.
A questo punto, “se i gestori di fondi esteri non sono propensi ad acquistare bond governativi italiani, perchè allora non sfruttare il vasto bacino dei risparmi domestici?” L’Ft segnala come il governo populista del paese abbia “iniziato a discutere in modo aperto su questa alternativa”.
E’ recente tra l’altro, appena di un mese fa, l’appello che il vicepremier Matteo Salvini ha lanciato alla platea dei risparmiatori italiani. Nel tuonare contro “gli speculatori” della finanza, il leader della Lega e anche ministro dell’Interno ha invitato i cittadini ad aiutare il paese, attraverso l’acquisto dei bond sovrani.
Per sollecitarli, Salvini ha ventilato anche la possibilità di agevolazioni fiscali a favore dei potenziali investitori retail che decidessero di puntare sui BTP e, in generale, sulla carta italiana.
“Il punto è che dobbiamo aiutare chi investe nei titoli di stato governativi italiani – ha detto – Vorrei che i soldi risparmiati dagli italiani aiutassero le aziende italiane, i fondi pensione italiani, e non che andassero verso i fondi di investimenti stranieri”.
“Non farsi prendere dal panico che non esiste – aveva detto il vicepremier leghista in un suo intervento, ospite di Agorà 3, nei primi giorni di ottobre – lo spread è qualcuno che in multinazionali e istituti finanziari importanti decide con un click compro o vendo. Ci sono pochi, grandi personaggi che sperano che l’Italia salti. L’Italia non salta, il governo va avanti, se qualcuno continua a speculare sull’Italia, sbaglia a farlo”.
In quell’occasione, Salvini aveva commentato anche l’opzione CIR che da qualche tempo era rimbalzata sui giornali (opzione di emettere titoli di debito, i CIR per l’appunto, acronimo di conti individuali di risparmio, prevedendo agevolazioni per gli italiani).
Il leader della Lega aveva ricordato che l’ipotesi di una detassazione compariva tra l’altro già nel contratto di governo M5S-Lega, precisando:
“Il fatto che bisogna aiutare chi investe in titoli di Stato italiani è una nostra convinzione da anni (..) e per far questo basta far pagare meno tasse a chi investe nel suo Paese: c’è nel contratto di governo e prescinde dagli spread e da tutto il resto”.
Sulla base delle dichiarazioni di Salvini, il Financial Times parla dell’emissione del BTP Italia rivolto agli investitori retail. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha comunicato che l’offerta della dodicesima emissione sarà da lunedì 19 a giovedì 22 novembre 2018.
Tra le caratteristiche, da segnalare la durata, visto che il titolo di Stato indicizzato al tasso di inflazione nazionale, in questa emissione, torna alla durata di 4 anni già proposta in passato, mentre le precedenti emissioni, compresa l’ultima andata in scena a metà maggio, prevedevano una durata di 6 anni.
Nel ricordare che il BTP Italia viene emesso ormai con una certa regolarità, ogni sei mesi, e che l’emissione ‘chiama’ prima gli investitori retail e poi, nell’ultimo giorno, gli investitori istituzionali, il quotidiano britannico afferma che “la motivazione dell’Italia a cercare un acquirente alternativo per i suoi bond è chiara”.
“Roma – viene ricordato – dovrà raccogliere 260 miliardi di euro attraverso l’emissione di bond, l’anno prossimo, di cui una somma pari a 200 miliardi di euro per rifinanziare carta esistente che giunge a scadenza. Con gli investitori esteri che stanno riducendo le loro partecipazioni nei bond, a causa dei timori dei mercati, e le banche italiane che già detengono quota rilevanti del debito pubblico, gli investitori retail si confermano il settore con il più grande margine di crescita”.
C’è da dire che “gli investitori retail italiani sono conosciuti – continua l’FT – per aver tenuto storicamente quantità di debito pubblico più alte rispetto a quanto abbiano mai fatto i cittadini di altri paesi dell’Eurozona; tuttavia “il tonfo dei rendimenti degli ultimi tre anni, dovuto al lancio (da parte della Bce) del programma di Quantitative easing, ha reso i titoli di stato molto meno appetibili ai loro occhi”.
“Sempre con il Quantitative easing, la Bce ha contribuito inoltre ad assorbire le partecipazioni in bond dei retail. Ciò ha fatto scendere le partecipazioni delle famiglie italiane in bond sovrani di oltre un terzo a 133 miliardi di euro, stando ai dati della Bce, dall’inizio del 2015″.
Ora, la speranza del governo è quella di assistere al ritorno degli investitori retail con l’aumento dei tassi dei bond.
A tal proposito, “sebbene alcuni investitori retail italiani faranno incetta del BTP Italia così come hanno fatto in passato, le notizie di ogni giorni sullo scontro tra Roma e l’Unione europea e la crescita del “lo spread” (così lo definisce il Financial Times) potrebbero non aiutare a convincere i vecchi risparmiatori a riposizionarsi sulla carta italiana”.
Il rischio non viene preso sottogamba. E’ dunque fondamentale, conclude il quotidiano britannico, che il governo italiano convinca gli investitori retail di poter fidarsi dei BTP. Il problema è come.