Brexit: pesa sui listini continentali; occhi puntati sulla FED
La fine della scorsa
settimana e l’inizio della nuova hanno visto le piazze finanziarie europee in
affanno. Pesanti sell-off hanno investito trasversalmente i settori dei listini
azionari del Vecchio Continente, determinando un importante deflusso di denaro.
In sole 3 sedute sono stati bruciati circa 130 miliardi di euro in termini di
capitalizzazione.
Il mercato sta
scontando nei prezzi le possibili conseguenze economiche che l’eventuale uscita
della Gran Bretagna dall’Unione Europea comporterebbe. Dai sondaggi di YouGov,
infatti, i sostenitori dell’uscita dall’Unione continuano l’allungo contro i
rivali del “No”. Nello specifico, l’ultima rilevazione diffusa lunedì sera ha
decretato che gli euroscettici si attestano al 46%, aumentando di 7 punti il
vantaggio sul fronte del “Remain” ridotto al 39%.
Anche sul mercato
delle valute il tema mantiene viva la tensione; a farne le spese principalmente
è la sterlina, che si indebolisce sempre più nei confronti del dollaro e
dell’euro. Il cambio contro la moneta unica europea è vicino ai massimi di
aprile in area 0,79 e secondo gli analisti un eventuale vittoria del fronte
antieuropeista aprirebbe a scenari di deprezzamento della divisa britannica che
potrebbero far arrivare il cambio sopra lo 0,9 o addirittura alla parità contro
l’euro.
In tale contesto gli
investitori preferiscono spostarsi sugli assets rifugio, perché percepiti come
meno rischiosi. Ecco quindi che la settimana che ci siamo lasciati alle spalle
ha registrato un forte apprezzamento dello yen, con il cambio contro l’euro
sceso ai minimi dal 2013 in area 118,6, ed un rally dell’oro, le cui quotazioni
sono salite ai livelli di fine aprile sopra i 1,280 dollari per oncia.
Sul fronte
governativi il rendimento dei titoli di Stato dei Paesi core è sempre più
schiacciato verso il basso, con il Bund a dieci anni passato in territorio
negativo per la prima volta nella sua storia, e il decennale giapponese che
prezza uno yield negativo ai minimi storici.
In questo quadro
Piazza Affari ha chiuso le sedute di venerdì e lunedì con la maglia nera fra le
piazze Europee. Il FTSE Mib ha bruciato in 5 giornate borsistiche l’8,65%
aggravando ulteriormente la performance da inizio anno che si fissa a -23,3%,
la peggiore fra le piazze finanziarie dei Paesi sviluppati.
Sono state delle
sedute di passione per i titoli del FTSE Mib, bersagliati da un sell-off che a
tratti ha ricordato quello delle prime settimane di febbraio. Gli investitori
hanno venduto principalmente i titoli bancari, di cui il paniere italiano
abbonda in misura superiore rispetto agli altri listini europei.
L’incertezza legata
agli aumenti di capitale di Veneto Banca e Banco Popolare ha guidato i timori
inerenti la sostenibilità della massa di crediti deteriorati (Non Performing
Loan, NPL) attualmente in pancia alle banche tricolori. Nonostante le numerose
parole di conforto da parte del governo, gli operatori finanziari temono che da
solo il fondo Atlante non sia sufficientemente grande da poter sostenere
l’immensa mole di NPL degli istituti italiani.