Notizie Notizie Italia Bpm: il maxi aumento partirà dopo l’estate, bocciato l’aumento delle deleghe

Bpm: il maxi aumento partirà dopo l’estate, bocciato l’aumento delle deleghe

27 Giugno 2011 07:37

L’assemblea straordinaria della Banca Popolare di Milano ha detto sì all’aumento di capitale da 1,2 miliardi di euro, che dovrebbe partire dopo l’estate, e alla modifica dello strike del prestito obbligazionario convertibile. Voto contrario invece sull’aumento delle deleghe assembleari da tre a cinque, caldeggiato da Banca d’Italia. Su questo punto hanno quindi avuto ragione gli Amici della Bpm, l’associazione che raggruppa i soci-dipendenti: 2.093 i no (circa il 55% dei votanti), 1.731 sì e 11 astenuti. “Non mi sento sfiduciato da questo voto”, è stato il commento a caldo del presidente dell’istituto di piazza Meda, Massimo Ponzellini.


La ricapitalizzazione partirà quindi a settembre e si preannuncia impegnativa, visto che ai prezzi attuali andrà a raddoppiare la market cap della Popolare di Milano. “E’ ancora prematuro affrontare il tema del prezzo e dello sconto. Ci porremo il problema a settembre”, ha dichiarato il direttore generale, Enzo Chiesa. Gli ultimi aumenti di capitale lanciati dalle principali banche italiane hanno registrato uno sconto sul TERP tra il 22% e il 24%. A Piazza Affari, dopo i primi minuti in apnea, il titolo Bpm ha accelerato al rialzo e adesso mostra un progresso di oltre 1 punto percentuale a 1,516 euro.


Chi non ci sta è Franco Debenedetti, consigliere dell’istituto di piazza Meda, che in una lettera al Sole 24 Ore ha scritto che questa mattina consegnerà le dimissioni al presidente Ponzellini. “Quello che mi ha impressionato sabato è stato vedere 3.800 mani alzate per approvare un aumento di capitale di quelle dimensioni, due volte la capitalizzazione di Borsa della banca, che richiederà in media 6.100 euro a testa ai soci se non vorranno diluirsi”, si legge nella missiva riportata dal quotidiano di Confindustria.


Netta la pozione di Debenedetti anche sulle deleghe assembleari: “si ritorna al problema centrale di tutte le banche popolari: la governance, il voto capitario. Non è un problema in banche di dimensioni minori della Bpm, ma quando si arriva alle dimensioni di Bpm la divaricazione tra chi ha solo diritti proprietari e che ha anche diritti di voto diventa eccessiva”. Per quanto riguarda un eventuale deal con un’altra popolare, ipotesi smentita più volte da Bpm, bisognerà attendere le sorti dell’aumento di capitale da oltre 1 miliardo di euro.