Bper si fa avanti per Carige, analisti pongono quattro ‘condicio sine qua non’ per M&A

Spunta il nome di Bper per il salvataggio di Banca Carige. Nonostante i tempi siano molto stretti con la Bce in pressing per una soluzione del caso, la banca emiliana si sarebbe fatta avanti per sondare il terreno di una possibile operazione. A fare il nome di Bper è un articolo odierno di Milano Finanza, con Bper che sarebbe al momento solo in una fase preliminare di valutazione della fattibilità dell’operazione. Un interesse che non è nuovo, ma lo scorso anno il dossier fu accantonato per concentrarsi in primo luogo sulla fusioen con Unipol Banca. Adesso l’istituto guidato da Alessandro Vandelli potrebbe trovare interessante un intervento con l’appoggio dello stato in modo da mantenere inalterati i suoi attuali ratio patrimoniali.
Bper intanto ha convocato un’assemblea straordinaria il 4 luglio per approvare la proposta di un aumento di capitale fino a 171,7 milioni di euro riservato alla Fondazione di Sardegna.
Rimane sempre aperta la pista fondi. Se nel weekend sembrava che l’interesse concreto fosse solamente quello di Apollo, oggi MF e Il Messaggero menzionano una lunga lista di fondi di investimento eventualmente interessati a Carige, tra cui Blackstone, Warburg Pincus, Varde, Apollo, Hellman e Friedman. La SGA, che è a controllo statale, dovrebbe essere coinvolta nel salvataggio acquistando circa 1,9 miliardi di Npe da Carige.
Ipotesi schema simile a quello di Intesa-banche venete con costo di 2 mld
Secondo le indiscrezioni odierne, il governo italiano potrebbe proporre di nuovo la trasformazione delle DTA (deferred tax asset, ossia imposte anticipate) in caso di fusioni e acquisizioni in quanto risulta poco probabile che una banca sostenga da sola l’intero costo del salvataggio di Carige.
Quattro condizioni per il verificarsi di uno scenario di M&A. BPER è stata molto attiva recentemente in ottica M&A (Cari Ferrara, poi Unipol Banca e le minorities di Banco di Sardegna) e ha sorpreso positivamente ogni volta. Gli analisti di Fidentiis sottolineano come qualsiasi accordo di M&A che includa Carige abbia bisogno di alcuni punti cardine: tutti gli azionisti esistenti dovranno uscire, tutti gli NPE devono essere deconsolidati (probabilmente ceduti a SGA), serve un paracadute legale per proteggere l’acquirente da contenziosi in sospeso; poi una “gratuità” pagata dal governo a Bper per finanziare l’esistente RWA (Risk-Weighted Assets) di Carige.
Supponendo che Bper sia disposta a mantenere invariato il suo CEt1 ratio al 14,2%, Fidentiis ritiene che l’istituto emiliano necessiterebbe di un contributo di 2 miliardi di euro pagato dal governo. “In queste circostanze possiamo presumere che altre banche potrebbero emergere e mostrare interesse per la banca di Genova”, conclude Fidentiis.
Nel caso delle banche venete, l’intervento di Intesa Sanpaolo che rilevò le due banche per la cifra simbolica di 1 euro con un costo a carico dello Stato di 5 miliardi di euro.