Tria vuole lo spread 100 pb più in basso, una sponda può arrivare da Bce
Gennaio è iniziato con rinnovato ottimismo sui BTP. La carta italiana, già tornata di moda il mese scorso grazie allo spegnersi delle tensioni con l’Ue sulla Manovra 2019, ha trovato sponda nella discesa generalizzata dei tassi favorita dalle parole accomodanti di Powell (Fed) a inizio anno.
Lo spread si è così stabilizzato in area 250 pb, sui minimi da settembre 2018, ben lontano dai picchi a 320 pb toccati in autunno quando le tensioni con l’UE sono arrivate ai livelli massimi. A prescindere dallo spread, il costo effettivo del debito è sceso in maniera ancora più marcato con il tasso del Btp decennale giù di oltre 100 punti base dai picchi degli scorsi mesi.
Spazio per un’ulteriore discesa dello spread
La domanda record per il nuovo Btp a 15 anni con scadenza 1° marzo 2035 ha certificato il cambio di sentiment sull’Italia e gli operatori ora si interrogano su quanto lo spread potrà continuare a scendere. Il minstro dell’Economia Giovanni Tria è convinto che lo spread scenderà ancora: “Credo che, per quanto riguarda i fondamentali dell’Italia – ha detto il ministro da Davos – la posizione corretta sia non superiore a 150, o anche meno”. Sui rumor riportati nei giorni scorsi – in particolare dal quotidiano La Repubblica, che ha parlato di shock del Tesoro e di una manovra correttiva fino a 8 miliardi di euro – Tria ha risposto che “tenderei a escluderla del tutto”.
Il livello di 150 pb è lo stesso indicato anche dall’ad di Intesa Sanpaolo, presente anche lui a Davos, e che si è mostrato ottimista sull’Italia criticando l’eccesso di allarmismo del Fmi. Messina, intervistato da La Stampa, è per il ‘Comprate Italia’ e si è detto favorevole anche alla misura del reddito di cittadinanza. Sullo spread il banchiere ritiene che sia “molto difficile” che vada molto sopra i livelli attuali.
Bce potrebbe sfornare a marzo un nuovo Tltro
Previsioni sullo spread che arrivano alla vigilia della prima riunione dell’anno della Bce. Non sono attese novità, ma gli strategist di mercato guardano già ai prossimi possibili annunci. Secondo Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte Sim, a favorire il massiccio flusso di domanda è in generale la percezione della ripresa nel corso dell’anno di un anno all’insegna di tassi mediamente in discesa sulla parte a lungo termine, grazie anche al possibile nuovo intervento della Banca centrale europea (Bce) tramite Tltro (Targeted long term rifinancing operation), misura lanciata proprio per sostenere la liquidità delle banche.
Una possibile mossa su questo fronte potrebbe giungere nella riunione di inizio marzo (7 marzo) ma che, spiega Cesarano, “potrebbe essere fatta percepire come molto vicina già nella riunione Bce di domani (se ad esempio Draghi enfatizzerà che la crescita sta rallentando molto più del previsto)”. L’elevata domanda potrebbe in parte ricollegarsi anche alle necessità dei gestori di ribilanciare i portafogli rimettendo la quota di titoli “periferici” (in particolare dell’Italia) più vicini alla neutralità rispetto ai rispettivi benchmark.
Guardando al mese di febbraio, Cesarano avverte che spread potrebbe registrare una fase temporanea di lieve allargamento fino ad area 280 pb, prima di riprendere il sentiero verso il target in area 200/200 pb dopo l’annuncio della Tltro ipotizzata il 7 marzo.
Premier Conte punta in alto: PIL 2019 può arrivare fino a +1,5%
A dispetto del taglio delle previsioni di Bankitalia e Fmi, che vedono la crescita economica dell’Italia fermarsi a +0,6% quest’anno, il premier conte professa ottimismo circa le prospettive 2019. Parlando in un’intervista a Bloomberg TV durante il World Economic Forum di Davos, il primo ministro del governo giallo-verde ha affermato che il taglio delle previsioni “segnala cattive notizie ma fa parte di una tendenza globale”. Conte, che ha smentito l’eventualità di una manovra correttiva nel corso dell’anno, ritiene che la crescita italiana possa andare oltre le previsioni fino a +1,5% nel 2019 (stima del governo è +1%).