Borse in deciso calo, petrolio ai massimi da due anni a questa parte e corsa degli investitori verso il bund tedesco per mettersi al riparo dal peggio. È questo lo scenario che caratterizza i mercati nel pomeriggio con l’aggravarsi della situazione in Libia. Sono oltre mille i morti a Tripoli durante i bombardamenti sulla folla di manifestanti scesi in piazza per protestare contro il regime di Muammar Gheddafi. A riferirlo è il presidente della Comunità del Mondo Arabo in Italia (Comai) Foad Aodi, che è in costante contatto, da Roma, con alcuni testimoni in Libia. “Manca l’energia elettrica e i medicinali negli ospedali”, ha riferito ancora Aodi, che ha rivolto un appello al governo italiano affinché si mobiliti “per un aiuto economico e con l’invio di medicinali in Libia. “Il governo non rimanga in coma, sordo e cieco, alla rivoluzione che è in atto in queste ore”.
La tv di stato libica ha annunciato che a breve il colonnello Muammar Gheddafi terrà un discorso rivolto alla nazione. Con un banner apparso sulla tv di Tripoli si annuncia che tra breve il fratello capo della rivoluzione si rivolgerà al popolo libico. La guerra civile in Libia ha fatto schizzare il prezzo del greggio è balzato ai massimi da settembre 2008 e, se la situazione non dovesse stabilizzarsi in fretta, potrebbe mettere le ali e volare a livelli rischiosi per la ripresa economica mondiale che, come ha appena affermato il G20, procede, ma in maniera disomogenea. Il prezzo del petrolio del paniere Opec (12 qualità di greggio proveniente dai paesi del cartello) ha infranto questa mattina la soglia dei 100 dollari al barile, a 100,59 dollari, per la prima volta da settembre 2008, spinto dalla crisi libica.
Il petrolio Wti con consegna a marzo apre in volata a New York, dove le quotazioni salgono dell’8,5% a 93,51 dollari. A Londra il contratto sul Brent con consegna ad aprile è arrivato a toccare i 108,57 dollari per poi moderare il rialzo e attestarsi a 107,93 dollari. Se il prezzo del petrolio si mantenesse per tutto il 2011 agli attuali livelli, cioè sopra i 100 dollari al barile, “si creerebbe lo stesso tipo di crisi del 2008”, quando il greggio sfiorò i 150 dollari al barile, ha avvertito il direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale per l’energia, Nobuo Tanaka. Secondo il capo economista della Iea, Fatih Birol, inoltre, il prezzo del petrolio sta entrando “in una zona pericolosa” che minaccia la crescita economica globale.
Che il nervosismo sia tangibile basta dare un’occhiata anche al mercato dei titoli di Stato, dove è in forte rialzo la domanda per il bund decennale tedesco con conseguente calo del rendimento, che tocca i minimi dal 25 gennaio al 3,13%. Mentre sale lo spread tra i titoli di Stato tedeschi e quelli italiani, spagnoli, greci e portoghesi. La forbice tra il bund e il Btp si è allargata a 163 punti, a 221 con i bond spagnoli, a 863 punti con i titoli greci e a 430 punti con i bond portoghesi. Le Borse europee sono invece sempre più penalizzate dalla recrudescenza delle violenze in Libia che hanno spinto gli investitori a trarre profitto e a puntare su porti più sicuri come i bond. Parigi alle 15,30 perde l’1,51% mentre Londra cede d’1,06%. In discesa anche Francoforte (-0,40%) mentre a Piazza Affari il Ftse Mib apre tutta in rosso con una flessione dell’1,80% a 21.820 punti dopo essere stata ferma in mattinata a causa di problemi tecnici che oggi hanno impedito alla Borsa di Milano di far partire le negoziazioni e delle azioni correttive intraprese.
La Consob ha inviato all’amministratore delegato di Borsa Italiana, Raffaele Jerusalmi, e al CEO del London Stock Exchange, Javier Role, una lettera in cui chiede dettagliate spiegazioni. Lo ha detto all’agenzia Reuters una fonte vicina alla Commissione aggiungendo che la lettera contiene, per il futuro, un invito al rafforzamento dei presidi organizzativi e tecnologici per garantire il corretto funzionamento delle negoziazioni. L’obiettivo è quello di tutelare la reputazione della borsa italiana in un contesto di crescente competizione globale. Gli operatori inglesi protestano contro il blocco delle negoziazioni a Milano questa mattina, deciso da Borsa Italiana. Secondo quanto raccolto da Radiocor, l’intenzione dei trader della City era quello di approfittare anche oggi della volatilità delle quotazioni sui mercati, determinata dalle tensioni in Medio Oriente, ma questo non è stato possibile sul listino italiano per lo stop alle contrattazioni. Il problema tecnico, per cui i mercati italiani sono stati bloccati, è circoscritto solo all’Italia, mentre il mercato inglese funziona normalmente e quindi, questa mattina, gli operatori britannici avrebbero potuto operare sui titoli italiani, se Borsa non avesse deciso di sospendere le contrattazioni.
Secondo altri operatori italiani, come riferito da Assosim, il blocco da parte di Palazzo Mezzanotte è stato inevitabile e tutto può succedere. Il vero problema è che sembrerebbero non esistere piani adeguati di gestione dell’emergenza. Gli scambi sul listino milanese sono stati sospesi a causa di un problema di informativa legato alla diffusione dei prezzi in Italia. Secondo quanto segnalato da ZeroHedge che ha contattato un grande operatori di mercato questa mattina sarebbero stati ipotizzabili grossi ordini di vendita su alcuni titoli di società a grande capitalizzazione dell’Ftse Mib.