Borse europee sotto pressione, Milano la peggiore. Ancora tensione sui Btp, oro record
Inizio di settimana sotto pressione per le Borse europee che snobbano i risultati degli stress test, pubblicati venerdì scorso a mercati chiusi. Solo otto banche europee tra le 90 sottoposte all’esame non hanno superato la prova, mentre le attese della vigilia parlavano di 10-15 istituti che non avrebbero raggiunto la soglia del 5% a livello di Core Tier 1. Tutte promosse le cinque banche italiane coinvolte: Intesa SanPaolo, Unicredit, Monte dei Paschi, Banco Popolare e Ubi Banca. A Piazza Affari (Ftse Mib -1,75% a 18.130 punti), però, sono proprio le banche le più colpite dalle vendite: Intesa cede il 3,85% a 1,522 euro, Mps il 3,04% a 0,481 euro, Unicredit il 3,47% a 1,168 euro, Banco Popolare il 4,59% a 1,374 euro, Ubi Banca il 2,78% a 3,35 euro.
Milano si conferma la maglia nera tra le principali piazze finanziarie del Vecchio Continente, nel giorno in cui entrano in vigore alcune delle misure varate dal Governo per centrare il pareggio di bilancio entro il 2014. Più moderate le perdite di Londra (-0,84%), Francoforte (-1,20%), Parigi (-1,32%) e Madrid (-0,65%). E nonostante la rapida approvazione della manovra c’è di nuovo tensione sui Btp italiani, che in questo momento segnano una differenza di 325 punti base con il Bund tedesco a dieci anni. Gli investitori, nel frattempo, seguono ancora da vicino il caso Grecia e giovedì si terrà un vertice straordinario tra i capi di stato e di Governo dell’Eurozona.
L’incontro, convocato dal presidente dell’Unione Europea, Herman Van Rompuy, riguarderà la stabilità finanziaria dell’area euro e il futuro finanziamento del programma greco. Il ritorno dell’avversione al rischio si nota inoltre dalla fiammata dell’oro, che ha toccato il nuovo record storico a 1.599 dollari l’oncia. In ribasso anche l’euro, che perde lo 0,65% nei confronti del dollaro scambiando a quota 1.4034. Nel frattempo, si avvicina il 2 agosto e le agenzie di rating stanno mettendo ulteriore pressione agli Usa per il raggiungimento di un accordo sull’innalzamento del tetto sul debito.
L’ultima è stata Standard & Poor’s che ha messo sotto osservazione il rating sul debito sovrano degli Stati Uniti. L’agenzia ha messo l’accento sul rischio che corre il Paese nel caso non si raggiunga in tempi brevi un accordo sull’innalzamento del tetto del debito. Il rischio default è ritenuto ancora piccolo, ma in aumento alla luce del tempo limitato rimasto a disposizione delle autorità Usa per trovare un accordo sull’innalzamento del tetto del debito che attualmente risulta di 14,3 trilioni di dollari.