Notizie Notizie Italia Borse europee deboli. Bancari giù. Domani l’ora della verità per il bancomat della Bce

Borse europee deboli. Bancari giù. Domani l’ora della verità per il bancomat della Bce

21 Febbraio 2011 14:03
Borse europee deboli nel pomeriggio. I principali mercati continentali dopo un avvio cauto che si è progressivamente trasformato in segno meno sono frenati dalle tensioni crescenti in Libia e prive della bussola Wall Street, che rimarrà chiusa perché negli Stati Uniti si celebra oggi la nascita di George Washington. Londra passa in territorio negativo e cede lo 0,24%, Parigi lo 0,74%, Madrid l’1,21% e Milano il 2,2%. Le vendite colpiscono soprattutto il comparto bancario ad eccezione di National Bank of Greece (+1,98%), che ha lanciato un’offerta sulla rivale Alpha Bank (+11,48%), che l’ha respinta. In calo invece le connazionali Piraeus (-5,88%), Efg Eurobank (-5,13%). In Europa la musica non cambia: segno meno per Bank of Ireland (-4,43%), precedute di poco da Rbs (-2,47%), Banco Popular Espanol (-2,37%), Lloyds (-2,29%) e Bbva (-1,49%).
 
Le banche continuano ad essere guardate con sospetto dagli operatori di mercato. Si è confermato sui livelli eccezionalmente alti il ricorso al Bancomat della Bce, seppur in lieve discesa nell’ultima seduta. Venerdì sera ammontavano a 14,173 miliardi contro i 16,009 miliardi di giovedì sera e i 15,801 miliardi di mercoledì. L’ultima volta che il ricorso ai prestiti marginali della Bce ha superato la soglia dei 10 miliardi è stato nel giugno 2009 quando si è raggiunto il record di 28,7 miliardi. Sono state le banche irlandesi Anglo Irish e Irish Nationwide Building Society a far schizzare ai massimi da 20 mesi a questa parte le richieste di prestiti overnight alla Bce, secondo quanto riferisce il Financial Times online, che cita fonti vicino alle transazioni. La somma totale chiesta dalle banche all’Istituto centrale europeo giovedì scorso è balzata a 16 miliardi di euro da un miliardo, ritenuta la cifra normale, alimentando voci di ogni tipo sui mercati. Negli ultimi due anni le due banche irlandesi fanno sempre più affidamento sui finanziamenti della Bce per sopravvivere.
 
“Il gigantesco aumento nel ricorso al rifinanziamento marginale emerso la scorsa settimana è dovuto ad Anglo Irish e Irish Nationwide, che hanno spostato la propria domanda di fondi dalle operazioni principali alla finestra overnight per facilitare le prossime operazioni di liquidazione delle due aziende”, segnalano anche gli esperti dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo. Circa 15 miliardi di euro in titoli della NAMA, l’agenzia che sconta i mutui delle banche irlandesi, già utilizzati come garanzia nelle operazioni di mercato aperto, saranno messi all’asta assieme ai depositi. La necessità di arrivare a una vendita entro questa settimana – spiega la fonte – ha costretto i due istituti a sottrarre circa 15 miliardi di euro di collaterale alle operazioni settimanali di finanziamento pronti contro termine e a rivolgersi ai prestiti al tasso penalizzante dell’1,75% della banca centrale. “È un’ipotesi credibile, dalla Bce non è trapelato niente, ma è verosimile che si tratti di problemi specifici di qualche banca specifica in qualche paese specifico”, spiega all’agenzia Reuters il tesoriere di un istituto italiano. “Bisogna vedere se queste banche riusciranno a concludere tali vendite nelle prossime ore: in caso positivo entra della liquidità che dovrebbe portare a una normalizzazione, altrimenti l’anomalia rischia di protrarsi ancora”.
 
In sensibile aumento invece i depositi overnight allo 0,25%, che al termine dell’ultima seduta ammontavano a 34,482 miliardi di euro dai 18,761 miliardi di quella precedente. “Le banche hanno comincato chiaramente a fare numeri neri in vista della chiusura del perido Rob, l’8 marzo, i depositi sono su valori coerenti con l’attuale liquidità” prosegue il tesoriere, che valuta l’eccesso fondi nel sistema attorno ai 50 miliardi di euro. E’ grande l’attenzione dunque al finanziamento settimanale pronti contro termine in agenda domani, per capire se l’anomalia sul fronte dei prestiti della Bce è destinata a rientrare. In scadenza giungono fondi per poco più di 137 miliardi di euro, richiesti martedì scorso da 253 banche. Mercoledì è inoltre in programma un p/t trimestrale, sempre a rubinetto dell’Eurotower e al tasso medio delle operazioni settimanali di rifinanziamento comprese nel periodo interessato (dunque all’1% a meno di un rialzo del costo del denaro da parte della Bce).
 
Che gli operatori giochino la carta della prudenza è evidente. I Btp sono deboli stamane con spread in allargamento all’interno di un quadro generale di avversione al rischio a causa delle tensioni del Nord Africa, ma in cui pesa anche l’avvicinarsi delle aste a medio lungo italiane che si preannunciano sostanziose. Il differenziale di rendimento fra i decennali di riferimento italiano e tedesco quota attorno ai 160 punti base, in allargamneto di circa 5 punti base dalla chiusura di venerdì. Le tensioni nell’Africa del Nord si fanno più accese il che riduce la propensione al rischio degli investitori che quindi si allontanano dagli asset considerati più rischiosi, come le Borse e i mercati obbligazionari periferici, riportandosi invece sui bund. Come segnalano Paola Biraschi e Raul Leonard, analisti di Royal Bank of Scotland in un approfondito report sul settore bancario, con i rischi sovrani che spazzano forte la Periferia d’Europa è meglio non farsi troppe illusioni. Questi timori legati all’attuale scenario di crisi, segnalano gli esperti, “continueranno a pesare sulla performance dei titoli bancari italiani”. Tanto che il broker si aspetta che la volatilità resterà alta per diversi motivi. Punto primo, l’apparente incapacità dei policymakers a implementare in maniera concentra e tempestivamente misure efficaci ad arginare la crisi sarà un fattore che continuerà a condizionare il comparto. Punto numero due che è più specifico sulll’Italia, “la potenziale instabilità politica potrebbe mettere a rischio l’implementazione del budget che punta a ridurre il rapporto deficit/ Prodotto interno lordo sotto la soglia del 3% entro il 2012 attraverso un pacchetto di misure da 24 miliardi di euro”.
 
“Sappiamo inoltre che ci sono ulteriori specifici fattori che potranno mitigare le preoccupazioni del rischio sovrano in Italia, ma il nostro approccio resta improntato alla cautela per quanto riguarda l’outlook sulle banche italiane fino a quando i problemi che stanno caratterizzando i Paesi della Periferia d’Europa non saranno risolti”, aggiungono gli analisti. Come se non bastasse in tutto questo mare magnum c’è anche da considerare l’introduzione della normativa Basilea 3 che a loro avviso aggiungerà ulteriore rischiosità al funding. Per chi ha un cuore coraggioso, gli analisti di Rbs consigliano di guardare a Intesa Sanpaolo (buy) e Mediobanca (neutral) “titoli che presentano valutazioni più interessanti”, mentre di usare parecchia cautela con le azioni Mps, Ubi e Banca Popolare di Milano a causa di un limitato potenziale rialzista e di una debole posizione di capitale. In una nota in uscita oggi gli analisti di Intermonte hanno invece abbassato il giudizio su Intesa Sanpaolo da outperform a neutral, consigliando di preferire Unicredit, il cui rating è salito ad outperform. Il motivo? “La nostra preferenza verso Unicredit – segnalano nel report – è perché Intesa Sanpaolo ha performato bene da inizio anno, arrivando a trattare al 16% di premio sul Tang Equity. Nonostante un profilo di utili più solido, nel breve la preferenza è accordata a Unicredit in quanto più leveraggiata al tema rialzo tassi e relativamente meno esposta alla tematica dell’appesantimento del costo della raccolta per la maggior diversificazione geografica”.