Borse europee ancora su: per Fugnoli (Kairos) bisogna scendere a patti con rischio e volatilità
Pomeriggio all’insegna degli acquisti sulle principali piazze finanziarie del Vecchio Continente. Prima dell’avvio delle contrattazioni è stato diffuso il dato positivo sul Pil in Giappone, poi sono arrivati dati dell’area Euro. L’inflazione in Germania, in aumento, ha penalizzato in un primo momento il mercato tedesco, mentre il bollettino mensile della Bce non ha scosso le Borse. Nel primissimo pomeriggio è poi stata la volta delle nuove richieste settimanali ai sussidi di disoccupazione in Usa scese a 421mila dalle precedenti 436mila, meglio delle attese che erano ferme a 427mila. Indicazioni che hanno sostenuti un ottimo avvio di Wall Street.
Alle 15,30 circa l’indice di Francoforte segna un lieve rialzo (+0,15%), in un quadro europeo positivo. A Parigi il Cac 40 registra un progresso dello 0,74%, mentre a Madrid l’indice principale guadagna l’1,23%. Rialzo più contenuto invece per Londra (+0,46%) dopo la decisione della BoE di lasciare i tassi invariati. A Milano l’indice Ftse Mib guadagna lo 0,86% a 20.569 punti. Positivo anche il listino di Dublino (+0,96%), che non sembra risentire particolarmente del taglio del rating di Fitch sul debito dell’Irlanda di tre gradini da A+ a BBB+.
“I mercati azionari stanno andando in una direzione chiara: vogliono essere visti come un’interessante opportunità”, spiega Chris Tinker, fondatore della società di investimenti basata a Londra, Libra Investment Services, a Bloomberg Television. “Il miglioramento dei flussi di cassa e degli utili offriranno un supporto fondamentale che potrebbe guidare l’outlook dei mercati. Potrebbe anche portare a uno scenario di maggiore stabilità l’anno prossimo”. Secondo Peter Westaway, capo economista per l’Europa di Nomura, “la crisi del debito sovrano è stata la preoccupazione principale dei policy makers europei nel corso del 2010 e non ci sono dubbi che continuerà ad esserlo anche nell’anno nuovo”.
Per uscire da questo pantano a suo avviso “i governi dei Paesi della periferia devono continuare a implementare i loro programmi di austerity fiscale e portare a compimento le riforme strutturali avviate. Se si è troppo rigidi – avverte Westaway – si corre il rischio di una stagnazione economica che potrebbe rendere la situazione impossibile, con una perdita di fiducia dei mercati; ma se si è troppo poco rigidi i mercati potrebbero perdere comunque fiducia. I governi pertanto devono dare risposte chiare per superare i rischi e le preoccupazioni che la moral hazard ha aggravato”.
Julian Callow di Barclays Capital osserva che il bollettino mensile della Bce continua ad presentare prospettive estremamente improntate alla cautela per quanto riguarda l’outlook economico. “Ci troviamo con un’America che gioca con il fuoco del debito pubblico e con un’Europa che gioca con il vento gelido della deflazione. Non è da escludere che in questa biodiversità ci sia qualcosa di buono”, dice nella sua analisi settimanale Alessandro Fugnoli di Kairos. “In un mondo così traballante, buttarsi tutti dalla parte della spesa e della monetizzazione o tutti da quella della virtù fiscale e monetaria potrebbe essere troppo rischioso. In questo modo siamo più bilanciati”.
“Investire, in questo mondo instabile e complicato, richiede una certa capacità di sopportazione del rischio e della volatilità”, prosegue lo strategist. “Nel dubbio si possono seguire le due semplici regole della diversificazione geografica e del privilegiare azioni e materie prime rispetto al debito. Un’Europa incapace di gestirsi potrebbe in teoria secernere a un certo punto tossine deflazionistiche tali da mettere a rischio il rialzo di azioni e materie prime – conclude Fugnoli -. Non va però dimenticato che, fino a prova contraria, l’Europa sta crescendo molto al di là delle previsioni, mentre la Germania gode di salute eccellente”.