Boris Johnson messo di nuovo KO da Parlamento: bocciata sua mozione per tornare al voto

Mozione presentata per le elezioni generali anticipate in UK: bocciata. Niente da fare: smentendo quanto ha affermato nelle ultime ore il presidente americano Donald Trump – ‘Boris sa come vincere’, il premier britannico Boris Johnson continua a incassare una serie di sconfitte a Westminster. E ieri sera, alla Camera dei Comuni, le sconfitte sono state più di una: i parlamentari hanno infatti detto sì alla legge anti-no deal che punta a rinviare ulteriormente la Brexit, e a spostare dunque di nuovo la data fissata per il divorzio ufficiale del Regno Unito dal blocco europeo, attraverso una ulteriore estensione dell’Articolo 50. I voti a favore sono stati 327, contro 299 di voti contrari.
La legge lega le mani al premier in quanto, in caso di mancato accordo con Bruxelles, Johnson sarà costretto a chiedere un’estensione di altri tre mesi, fino al 31 gennaio del 2020.
Dopo l’ok alla proposta, Boris Johnson ha presentato una mozione per tornare al voto. Mozione che è stata bocciata, visto che la proposta avrebbe dovuto avere l’appoggio di almeno 434 voti, ed è stata accolta invece con appena 298 voti a favore. A quel punto il premier ha puntato il dito contro il leader dei laburisti Jeremy Corbyn.
Soltanto 48 ore fa, ha detto, Corbyn voleva “fermare il golpe”, permettendo al popolo di votare. E invece “ora sta dicendo: Fermiamo le elezioni, impediamo alla gente di votare”.
Così Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr, riassume quello che è accaduto a Westminster in queste ultime ore, in attesa della presentazione, nella giornata di domani, di tutto il pacchetto di proposte per una legge anti-no-deal.
“In UK, dopo la perdita della maggioranza alla Camera dei Comuni maturata ieri (l’altroieri per chi legge), in serata Boris Johnson ha incassato un’altra sonora sconfitta, con l’approvazione, con un margine di 27 voti (di cui 21 di Conservatori che hanno votato contro il proprio partito) della mozione che apre all’approvazione di una legge anti “no deal brexit”. Johnson ha espulso dal partito i ribelli, e dichiarato che se la legge passerà, lui richiederà nuove elezioni. Ma l’opposizione ha dichiarato che non le concederà (serve maggioranza qualificata dei 2/3) finchè la legge non diviene effettiva. Quindi sembra probabile che, se vi saranno (il che vuol dire che non vi sarà alcun Governo di unità nazionale), saranno accompagnate da un estensione dell’articolo 50, che allontana lo spettro del No deal nel breve”.
Lo strategist Sersale fa notare che, “naturalmente, vi sono ancora parecchi ostacoli (ostruzionismo alle camere, bocciatura del provvedimento, oppure successo a sorpresa di Johnson nel sciogliere il Parlamento che aprirebbe a elezioni senza la legge che impone l’estensione), ma è un fatto che la sterlina da ieri mattina ha cambiato volto. Nessuna delle due situazioni sarebbe risultata in grado, da sola di sovvertire un sentiment greve, ma, messe insieme, sono state in grado di accentuare il rimbalzo del risk appetite”.
C’è da dire comunque che, nella sessione odierna, dopo il rally che, dal minimo dal flash crash del 2016 messo a segno ieri – rally che ha riportato la valuta sopra quota $1,22 – la sterlina rallenta il passo, sia nei confronti del dollaro che dell’euro, riportando una performance praticamente piatta e posizionandosi rispettivamente a $1,2250 e a GBP 0,9006.