Notizie Notizie Mondo Bolla a Wall Street e in Europa, Cina esagera? L’attenti di Dudley (ex Fed) è sui Treasuries: tassi 1,6% non sono niente, ecco fin dove schizzeranno

Bolla a Wall Street e in Europa, Cina esagera? L’attenti di Dudley (ex Fed) è sui Treasuries: tassi 1,6% non sono niente, ecco fin dove schizzeranno

3 Marzo 2021 15:32

Quanto fondata è la paura di Pechino che le presunte bolle speculative che si sono formate a Wall Street e nelle borse europee finiscano con il contagiare anche la Cina? E soprattutto, la vera bolla pronta a scoppiare è sull’azionario o sul mercato dei Treasuries Usa? Non proprio rassicuranti sono state le parole proferite oggi dall’ ex presidente della Federal Reserve di New York, Bill Dudley.

Bill Dudley, ex presidente della Fed di New York, lancia attenti su tassi Treasuries Usa
William Dudley, president and chief executive officer of the Federal Reserve Bank of New York, listens during a panel discussion at the Brookings Institution in Washington, D.C., U.S., on Thursday, Oct. 15, 2015. Monetary policy rules like the so-called Taylor Rule could lead officials to make mistakes because they aren’t forward-looking and they don’t incorporate key forces shaping the economy, said Dudley. Photographer: Andrew Harrer/Bloomberg via Getty Images

Spogliatosi delle vesti di funzionario della Fed, Dudley ha da un lato rassicurato i mercati contro chi parla di Wall Street in situazione di bolla: “Non credo – ha detto – che il mercato azionario sia particolarmente apprezzato rispetto al mercato dei bond”-

Dall’altro lato, in un’intervista rilasciata alla CNN Business ha affermato che “ciò che vedo è un mercato obbligazionario (Usa) in cui i tassi sono straordinariamente bassi”.

Praticamente, secondo il banchiere è il trend del mercato dei Treasuries a non essere più sostenibile.

Nel commentare il boom recente dei tassi dei titoli di stato americani, con quelli decennali che la scorsa settimana sono schizzati oltre la soglia dell’1,6%, Dudley ha fatto notare che “questo è niente”, visto che a suo avviso i tassi balzeranno a un valore compreso tra il 3% e il 4% o ancora più in alto.

Alla domanda se sia il mercato dei Treasuries Usa in fase di bolla, l’ex economista di Goldman Sachs ha risposto di non essere sicuro di voler utilizzare la parola ‘bolla’, aggiungendo però che, a questi livelli così bassi, i tassi dei Treasuries sono “assolutamente non sostenibili”.

Dunque, “se per bolla si intende quella situazione in cui i tassi sono ben lontani rispetto a dove saranno nel lungo termine, allora suppongo che sì, una bolla ci sia”.

Wall Street destinata a un brusco risveglio?

Questo significa anche, ha continuato, che Wall Street è destinata a un “brusco risveglio”, a “rude awakening” per usare le sue parole, visto che sono stati i tassi “straordinariamente bassi” a sostenere le azioni.

Nella giornata di ieri i mercati finanziari globali sono stati scossi dall’alert lanciato da Guo Shuqing, responsabile della Commissione bancaria e assicurativa in Cina.

“Siamo molto preoccupati”, ha detto Guo, sottolineando che le bolle made in Usa e in Europa potrebbero esplodere, in quanto i loro rally contrastano con la direzione delle rispettive economie.

Proprio la Cina tra l’altro non sarebbe esente dal rischio bolla, almeno per quanto concerne il mercato immobiliare. Lo stesso pericolo è stato messo in evidenza anche riguardo al trend dei prezzi delle case in Australia.

“E’ pericoloso che molte persone acquistino case non per viverci, ma per fare investimenti o speculazioni”, ha rimarcato il numero uno della Commissione bancaria cinese. Che ha aggiunto che il rischio di questo fenomeno è che, in caso di crisi immobiliare, il valore delle proprietà in mano a tante persone soffra una perdita enorme, scatenando un circolo vizioso di mutui non pagati e di caos economico”.

E’ stata un’accusa implicita, visti i rapporti già tesi tra Pechino e il mondo occidentale: Guo non ha fatto mistero del fatto che, a suo avviso, proprio quelle politiche monetarie e fiscali straordinariamente espansive lanciate dalla Federal Reserve e della Bce, così come da Washington e dai vari governi europei come bazooka anti-Covid-19, abbiano finito con l’alimentare le presunte bolle, la cui formazione -e- successiva esplosione- c’è da dire – di certo non è solo Pechino a temere.

Eppure è addirittura la stessa banca delle banche centrali, la BIS, ovvero la Banca dei Regolamenti Internazionali, ad aver indicato nel suo ultimo rapporto trimestrale che, sebbene sia vero che le valutazioni dei titoli azionari sono elevate in base agli standard storici, le stesse “non appaiono eccessive” se si prende in considerazione il basso livello dei tassi di interesse.

Un parametro attentamente seguito dai mercati, inoltre, ovvero “l’Excess CAPE yield” del premio Nobel per l’Economia Robert Shiller oscilla a un valore che corrisponde alla media circa dell’ultimo decennio, dimostrando che le azioni rimangono appetibili rispetto ai bond.

Che dire dunque dell’alert lanciato da Pechino?

L’alert ha prodotto un effetto di breve durata, se si considera che dopo il ritracciamento successivo alle parole dei Guo, oggi l’indice Hang Seng della borsa di Hong Kong ha chiuso in rally del 2,7% a 29.880,42 punti, riportando il rialzo più forte dal 19 gennaio scorso.

Qualcuno ha  commentato il trend dell’azionario indicando che le parole di Guo non dovrebbero essere interpretate come un segnale ‘hawkish’ da parte delle autorità monetarie cinesi, People’s Bank of China in primis.

E gli stessi analisti di Guotai Junan Securities hanno ricordato come il funzionario sia solito dare grande importanza ai temi dei rischi finanziari e delle bolle di asset e, anche, come di solito le sue opinioni, anche in passato, non abbiano poi condizionato granché le politiche di breve termine.