Black Box – E se spostassimo il Parlamento a Milano?

Non se la prendano i capitolini, non è un tentativo di lesa maestà nei confronti dell’Urbe. E anche se Umberto Bossi applaudirebbe a questa strampalata ipotesi, essa non è che il frutto di una maldicenza, diciamo così, che da anni circola nel profondo nord, sul perché Alitalia debba essere indissolubilmente legata all’aeroporto di Fiumicino. La presenza del Parlamento e della classe politica con il relativo indotto fatto di portaborse, collaboratori, sottopancia e saltimbanchi sarebbe se non l’unico, uno dei motivi per tenersi stretta Alitalia.
Al di là della maldicenza una compagnia di bandiera confinata a Roma farebbe comodo alle compagnie straniere con le quali il vettore nazionale potrebbe convolare a nozze, compagnie tutte munite di propri hub europei che vedrebbero come uno sgradito concorrente Malpensa. Dunque un Alitalia ancora romana faciliterebbe la conclusione del processo di salvataggio. Ed è in questa direzione che si dovrebbe muovere il piano industriale del presidente Maurizio Prato, le cui linee guida emergeranno con maggiore chiarezza dal cda di domani.
Malpensa verrebbe degradata sul campo grazie al taglio delle rotte internazionali e intercontinentali meno redditizie, come quelle verso l’Estremo Oriente, una delle aree del pianeta più dinamiche e a maggiore crescita. Già questo appare difficilmente comprensibile. Ancor meno comprensibile è però, tornando a Malpensa, il ridimensionamento di un aeroporto che appare davanti a quello romano in gran parte delle classifiche di efficienza e rendimento internazionali.
Come quelle di puntualità, che vedono Milano al primo posto in Europa e Roma al nono, come il confronto relativo al bacino di utenza, come il numero delle imprese presenti nel territorio e che necessitano di uno scalo importante per svilupparsi fuori dai confini nazionali. Secondo fonti Istat riportate da Il Sole 24 Ore sarebbero quasi 1,3 milioni le imprese comprese nel bacino d’utenza di Malpensa contro appena 509.000 in quello dell’aeroporto romano. Il 24% della popolazione italiana rientra sempre nel bacino di utenza del’aeroporto lombardo e sempre in quest’area ci sono il 41% delle esportazioni e il 47% delle importazioni del Belpaese.
Insomma, contro ogni evidenza messa in luce dai dati Alitalia andrà a Roma. E sia, ma che vada però e soprattutto che lasci libero l’hub lombardo di svilupparsi autonomamente e senza costrizioni. “C’è la fila davanti alla porta” ha dichiarato al Sole 24 Ore Giuseppe Bonomi, presidente della Sea la compagnia che gestisce gli scali milanesi, “di compagnie aeree di tutto il mondo che ambiscono a occupare spazi privilegiati” come quelli attualmente occupati da Alitalia a Malpensa.
Come si poteva leggere sulla livrea degli aeromobili RyanAir qualche anno fa “Arrivederci Alitalia”.