Bitcoin vola a 10.000 $, occhio a euforia da ‘halving’ come nel 2016. Il miliardario Tudor Jones: criptovaluta come l’oro negli anni ’70
Il prezzo del bitcoin rivede la soglia dei $ 10.000 per la prima volta da febbraio, in vista del cosiddetto “halving” della criptovaluta atteso la prossima settimana. Il bitcoin ha rivisto quota 10mila ieri sera, mentre al momento viaggiano a circa $ 9,850 secondo i dati di Coindesk. Nell’ultimo mese la criptovaluta ha registrato oltre +36%. Il 24 febbraio la valuta digitale è stata al di sopra dei $ 10.000, prima di precipitare a marzo al di sotto del livello di $ 4.000.
L’annuncio di Tudor Jones e l’attesa spasmodica per l’halving
Intanto una sponda al rally arriva dal miliardario investitore di hedge fund Paul Tudor Jones che ha dichiarato di scommettere sul bitcoin come la migliore copertura contro l’inflazione in mezzo alla pandemia di coronavirus, paragonandolo con l’oro negli anni ’70.
Le attese degli operatori sono di un’ulteriore ascesa in vista dell’halving del 12 maggio, quando la ricompensa per le operazioni di mining di bitcoin verrà dimezzata. Il ‘dimezzamento’ avviene ogni quattro anni. Per Simon Peters, analista della piattaforma di investimento eToro, l’halving potrebbe non solo far aumentare il prezzo del Bitcoin, come successo in seguito ai precedenti dimezzamenti, ma potrebbe anche portare ad una nuova ondata di crypto investors.
I precedenti del 2012 e 2016
Si tratterà del terzo halving sul Bitcoin, e porterà la quota dei miners da 12,5 BTC a 6,25 BTC. Molti analisti ritengono che seguirà una lunga marcia al rialzo. Peters spiega: “Durante e dopo il primo Bitcoin halving, nel 2012, gli investitori chiave erano quelli già coinvolti nell’asset class. La base di chi investiva in bitcoin era composta quasi esclusivamente da quelli che lo conoscevano; esperti di blockchain e programmatori, nonché libertari interessati all’idea di un sistema monetario al di fuori dell’influenza politica e dal controllo delle banche centrali”.
Dopo l’halving del 2012, il prezzo del Bitcoin è passato da 13 dollari a un picco di 230 dollari nel giro di sei mesi. Ma è stato il dimezzamento del 2016 che ha probabilmente fatto da spartiacque per il Bitcoin in quanto ha portato al rally dei prezzi nel 2017/18, e successivamente ha portato il tema delle criptovalute nell’opinione pubblica.
“Dopo l’halving del 2016 – continua Peters – i Bitcoin sono esplosi, sia in termini di prezzo che di popolarità. I quotidiani hanno iniziato a scrivere di Bitcoin. Oltre ai programmatori e agli esperti di blockchain ne hanno iniziato a parlare persone comuni, dai consulenti di gestione agli elettricisti, fino ai parrucchieri. Improvvisamente, il Bitcoin era sulla bocca di tutti “.
“L’intera industria delle crypto è maturata, sono stati avviati discorsi relativi alla regolamentazione, si è assistito all’ingresso degli investitori istituzionali nel mercato e persino le banche centrali hanno espresso interesse per questo tipo di asset. Se combiniamo questi fattori ad un altro rialzo dei prezzi, previsto a seguito dell’halving del 2020, ci potremmo ritrovare a considerare le cripto come un vero pilastro dei portafogli degli investitori, alla stregua di azioni, obbligazioni e commodities”, sostiene Peters.
Una ripresa sostenuta dai prezzi spingerebbe, probabilmente, la classe politica ad accelerare le operazioni legate ad una regolamentazione, al fine di proteggere i consumatori. Molti ritengono che una regolamentazione sia un punto di svolta per IFA e i gestori patrimoniali, che si sentirebbero maggiormente sicuri nel sottoporre ai propri clienti la possibilità di investire nelle criptovalute. “Alcune società di investimenti già hanno un’esposizione in cryptoasset. Dal momento che i fondi pensione normalmente rispondono alle richieste dei loro membri, queste potrebbero, un domani, includere un’allocazione di cryptoasset” conclude Peters.