Bernanke predica cautela: inversione curva dei rendimenti non vuol dire recessione automatica
L’ex presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, mette in guardia da una lettura eccessivamente allarmistica dei segnali dati dalla della curva dei rendimenti, che si è notevolmente appiattiva nell’ultimo mese. Un’inversione della curva, dove i tassi di interesse a breve scadenza salgono al di sopra dei tassi più datati, è solitamente vista come un segnale di pericolo recessione, avendo preceduto ogni crisi economica degli ultimi 50 anni. Di contro però alcuni analisti sostengono che tale indicazione abbia perso di efficacia alla luce delle distorsioni del mercato causate dalle banche centrali.
Bernanke, intervenuto con gli ex segretari al tesoro Hank Paulson e Timothy Geithner a un evento per discutere le lezioni della crisi finanziaria del 2008, ritiene che sarebbe un errore pensare che l’inatteso appiattimento della curva dei rendimenti USA segnali una recessione incombente.
“Tutto ciò che vediamo in termini di prospettive a breve termine per l’economia è abbastanza forte – ha sottolineato Bernanke – . I rendimenti del Tesoro a breve scadenza sono stati spinti più in alto in quanto la Fed ha alzato i tassi di interesse. Nel frattempo, i tassi d’interesse a più lungo termine non sono aumentati così rapidamente”.
L’ultimo a lanciare l’allarme sull’appiattimento della curva dei rendimenti è stato Neel Kashkari, presidente della Federal Reserve Bank di Minneapolis, secondo cui la Fed dovrebbe interrompere l’innalzamento dei tassi per evitare di invertire la curva dei rendimenti e rischiare le turbolenze economiche.
IL PRECEDENTE DEL 2006
L’ultima volta che la curva dei rendimenti si è invertita è stato all’inizio del 2006, proprio quando Bernanke è diventato presidente della Fed. La Fed ha continuato ad aumentare i tassi di interesse fino a giugno di quell’anno e poi ha lasciato il costo del denaro invariato fino a settembre 2007, quando il peggioramento del quadro economico indusse la Fed a iniziare ad abbassare i tassi.
RISCHI DA BANCHE UE
Bernanke, Paulson e Geithner hanno dichiarato che il sistema finanziario statunitense oggi è più robusto rispetto a prima della crisi grazie alle modifiche normative, ma hanno espresso preoccupazione per la situazione di alcune banche in Europa, da piccoli istituti di credito italiani a big quali Deutsche Bank.
“Si sono presi gioco di quanto bene abbiano capitalizzato le loro banche per molto tempo e sono stati più lenti a fare le cose che avevano bisogno di fare”, ha affermato Paulson.
I tre hanno anche espresso il timore che dopo la crisi il Congresso abbia rimosso molti dei poteri statutari che i funzionari della Fed e del Tesoro avevano usato nel 2008 e nel 2009 per placare il panico finanziario. “Oggi c’è un sistema finanziario più stabile perché le difese sono migliori, ma un set più debole di strumenti per affrontare una crisi estrema“, ha detto Geithner.