Bernanke avverte Trump: rischio schianto per economia Usa nel 2020, anno delle elezioni presidenziali
Al G7 il tema dominante sarà quello dei dazi Usa, ma Ben Bernanke avverte gli Usa circa i rischi che i benefici del maxi-stimolo fiscale siano di breve durata. L’ex numero uno della Fed, Ben Bernanke, è dubbioso sugli effetti di lungo periodo delle misure stanziate dall’Amministrazione Trump: Secondo Bernanke lo stimolo fiscale spingerà l’economia in grande stile quest’anno e l’anno prossimo, poi nel 2020 ci sarà una caduta stile “Wile E. Coyote“. Timing che sarebbe infelice per Trump che a fine 2020 sarà alle prese con le elezioni presidenziali.
Le previsioni del Congressional Budget Office vedono, grazie allo stimolo fiscale, la crescita Usa al 3,3% quest’anno e al 2,4% nel 2019, rispetto al 2,6% nel 2017. La crescita del PIL è vista rallentare all’1,8% nel 2020. I funzionari della Fed hanno previsto una crescita del 2% nel 2020 nella proiezione mediana di marzo.
G7 e dazi Usa
Oggi e domani tutti i riflettori saranno puntati sul Canada con il vertice G7 che rischia di agire da megafono alle già crescenti tensioni commerciali. I dazi Usa rappresentano una minaccia per la crescita globale e indirettamente gli stessi Usa potrebbero pagarne le conseguenze. Infatti un documento interno della Casa Bianca, secondo quanto riferisce il New York Times, metterebbe in dubbio l’efficacia delle misure commerciali volute da Trump che potrebbero essere un boomerang per l’economia Usa.
“Gli incontri del G7 si svolgono in un contesto di crescente tensione commerciale, che attualmente getta ombre sul macroambiente globale – argomenta James McCann, senior global economist di Aberdeen Standard Investments – . Sebbene le misure annunciate finora non siano abbastanza ampie da avere effetti macroeconomici significativi, i rischi di un’ulteriore escalation più dannosa sono aumentati. In particolare, le relazioni tra gli Stati Uniti e la Cina sono incentrate sulle prospettive di aumento dei dazi, ma anche su misure non tariffarie quali le restrizioni agli investimenti bilaterali. Gli investitori devono dunque mettere in conto una maggiore incertezza sul futuro”.
Rischi globali anche da populismo Italia e tensioni mercati emergenti
“Accanto a questi scontri commerciali abbiamo assistito ad altri sviluppi preoccupanti nell’economia globale – aggiunge McCann – le interruzioni della fornitura hanno fatto lievitare i prezzi del petrolio; il populismo in Italia sta sollevando preoccupazioni sulla stabilità della regione e l’inasprimento della liquidità del dollaro sta creando tensioni in alcuni mercati emergenti. Tutto sommato è stato certamente un percorso più impegnativo in termini di economia e mercati, rispetto alla navigazione fluida dello scorso anno”.
Non mancano gli aspetti positivi con i fondamentali globali ancora ampiamente solidi. Quest’anno la crescita globale del PIL dovrebbe essere ancora la più forte dal 2011, prima di rallentare con la maturazione del ciclo. “Uno degli aspetti da tenere in considerazione è che questa crescita può essere più rischiosa, irregolare e disomogenea tra economie e settori, il che evidenzia la crescente necessità di differenziare tra mercati e asset class”, conclude l’economista di Aberdeen.