Notizie Notizie Mondo Bce: la strada verso il Quantitative easing non è spianata

Bce: la strada verso il Quantitative easing non è spianata

13 Gennaio 2015 13:56
La riunione della Bce, la prima del 2015 è ormai prossima. Come prossimi sono anche altri appuntamenti importanti: il parere della Corte di Giustizia europea sulla legalità del programma Omt e le elezioni in Grecia, per rimanere in Europa. Due nodi che Mario Draghi aspetta di veder risolti per lanciare il Quantitative easing esteso all’acquisto di titoli di Stato. Abbiamo rivolto qualche domanda sul tema a Michael Hewson, chief market analyst di CMC Markets UK, il quale attribuisce una probabilità del 50% all’annuncio di un Qe nella prossima riunione della Banca centrale. All’annuncio, si badi bene, non all’adozione. Allo strategist abbiamo anche chiesto se, come molti analisti pronosticano, l’euro/dollaro arriverà alla parità, possibilità che per il momento viene esclusa. 

Molti membri della Banca centrale europea continuano a ripetere di essere pronti ad adottare un Quantitative easing con acquisto di titoli di Stato se si renderà necessario. Il problema è che mentre il mercato lo reputa già necessario, i banchieri centrali sembrano pensarla diversamente. La domanda che ci si pone è pertanto: è necessario o no questo Quantitative easing e se lo è per quale motivo la sua adozione viene rinviata nel tempo?

 

Credo che il motivo sia più politico che economico. Al momento stiamo aspettando la decisione della Corte di Giustizia europea sulla legalità del programma Omt. Credo che la Corte darà alla fine delle linee guida in riferimento per qualsiasi forma di Quantitative easing venga adottata. Inoltre Mario Draghi sta cercando di ottenere il maggior consenso possibile per la riunione che si terrà giovedì prossimo. Abbiamo nei giorni sentito qualche rumors sulle possibili dimensioni del Quantitative easing. Secondo queste voci nel prossimo meeting potrebbe essere annunciato l’acquisto di circa 500 miliardi di euro di titoli di Stato con rating tripla A. C’è anche un altro fattore che determina il ritardo nell’adozione del Quantitative easing: le elezioni in Grecia del 25 gennaio. Detto questo il Quantitative easing è necessario. Potenzialmente se si guarda al dato di inflazione headline, sceso in territorio negativa, il Qe dovrebbe sicuramente già essere tra noi. Tuttavia l’inflazione core è ancora in territorio positivo. Credo che sia molto difficile giustificare un Quantitative easing da 500 miliardi di euro. Penso che non si avvicini in nessun modo a ciò che sarebbe necessario e sicuramente non sarà un incentivo per le banche dell’Eurozona a prestare denaro. E questo credo che sia il probelma principale. Il problema principale è che i prezzi dell’energia stanno scendendo e questa è una cosa positiva in quanto si trasforma in prezzi delle bollette energetiche più basse per i consumatori. Il problema più grande è che c’è una mancanza di volontà politica tra i membri core della Banca centrale nel permettere un’adozione del Quantitative easing. 
Può dare una stima percentuale sulla probabilità di adozione del Quantitative easing nella prossima riunione della Bce?
Credo che siamo 50-50. Sicuramente non credo che verrà adottato un Quantitative easing ma penso che ci sarà un annuncio del Quantitative easing. 
Alcuni analisti pronosticano un cambio euro/dollaro sulla parità. E’ uno scenario realistico? Potrebbe verificarsi già nel 2015? 

Non credo che ci sarà parità tra euro e dollaro né nella prima né nella seconda metà di quest’anno. I presupposti perché si arrivi alla parità sono due. Che la Banca centrale europea sia in grado imbarcarsi in un Quantitative easing su larga scala e questo non è assolutamente certo. Il secondo presupposto è che i tassi di interesse negli Stati Uniti salgano. Anche in questo caso si tratta di una possibilità attualmente lontana. Se guardiamo infatti alle aspettative di inflazione mondiali vediamo che i prezzi sono in calo in Cina, sono in calo in Europa, sono in caduta nel Regno Unito. Credo non sia realistico pensare che non cadano anche negli Stati Uniti. Il doppio mandato della Federal Reserve comprende anche i prezzi e credo. Se le forze deflazionistiche che si stanno facendo sentire con forza in Europa, in Cina, nel Regno Unito, in Giappone si espandono anche agli Stati Uniti credo sarà molto difficile vedere un rialzo dei tassi di interesse negli Stati Uniti quest’anno. Possibilmente potremmo vedere un potenziale di rialzo dei tassi di interesse nel 2016.