Bce potenzia bazooka anti-COVID. Chi investe in BTP ha trovato una nuova eroina: Christine Lagarde
“Le banche centrali sono state create per impedire i default dei paesi. E’ questo il motivo per cui sono state concepite ed è questa la loro funzione in paesi come Giappone e Stati Uniti. Nell’Eurozona, esiste un divieto esplicito di finanziamento monetario. Non si può fare”. Così, in un’intervista a Bloomberg, Gilles Moec, responsabile economista di AXA, a Londra. Moex riflette un po’ quanto dice anche il suo collega Peter Chatwell, responsabile della divisione di strategia sui tassi di interesse europei, presso Mizuho. “La Bce non stabilisce la politica monetaria per l’Italia, ma per l’area euro”.
Quanto detto dai due esperti è confermato da una disposizione della stessa banca centrale, che conferma il divieto del finanziamento monetario. E sicuramente la Bce sta più che rispettando il suo statuto, visto che né il Quantitative easing inviso alla Corte costituzionale tedesca né il PEPP, QE pandemico appena rafforzato, possono considerarsi forme di finanziamento monetario, visto che non cancellano né i debiti né i deficit dei paesi coinvolti nel programma.
Nessuna monetizzazione dei deficit fiscali, insomma, che invece si realizzerebbe nel caso in cui la Bce finanziasse direttamente le spese extra dello stato con moneta, senza accollare alle casse pubbliche in questione ulteriori debiti da rimborsare in futuro.
Detto questo, non si può neanche negare quanto la Bce stia facendo per l’Italia. Tanto che un editoriale firmato da Marcus Ashworth e pubblicato su Bloomberg lo dice chiaramente: Italy’s Bond Investors Have a New Heroine , ovvero gli investitori che puntano sui bond italiani hanno una nuova eroina: Christine Lagarde, per l’appunto, che sembra essere sempre più una sorta di copia di Mario Draghi WhateverItTakes.
Gli ultimi dati diffusi prima dell’annuncio di ieri relativo al potenziamento del QE pandemico di ulteriori 600 miliardi di euro, per un valore complessivo di 1,350 trilioni di euro, hanno mostrato chiaramente come l’Italia rimanga osservata speciale di Christine Lagarde & colleghi. Osservata speciale al punto da essere diventata una sorta di paese privilegiato.
Grazie allo strumento PEPP -del Qe pandemico per l’appunto – la Bce ha acquistato a partire dalla fine di marzo 37,4 miliardi di euro di debito italiano, oltre a quanto consentito dalla regola del capital key, ben 8,1 miliardi di euro in più.
Nello stesso arco temporale, praticamente due mesi, la Bce ha acquistato quasi 14 miliardi di euro di bond italiani, attraverso il suo Quantitative easing tradizionale, il PSPP.
In più, l’Italia otterrebbe la fetta più grande degli aiuti che l’eventuale approvazione del Recovery Fund – Next Generation EU proposto dalla Commissione europea dispenserebbe.
“With Italy at risk, Europe Central Bank could boost stimulus” si leggeva in uno degli innumerevoli articoli profetici che sono stati scritti prima della riunione di ieri del Consiglio direttivo della Bce, che ha certificato il potenziamento del bazooka anti-coronavirus.
“In questo momento – si legge nell’articolo – i costi di rifinanziamento del debito italiano sono sotto controllo, grazie in parte agli acquisti dei BTP da parte della Bce, che avvengono con il piano pandemico. La Bce afferma che il piano non ha come obiettivo specifico quello di aiutare l’Italia: ma aumentare il QE pandemico segnala ai mercati che la banca è pronta ad agire con decisione per essere sicura che i bassi tassi di interesse caratterizzino tutti i membri dell’Unione monetaria“.
E con il PEPP rafforzato a 1,350 trilioni di euro, non c’è dubbio che la Bce continuerà a blindare l’Italia. Ieri, tra l’altro, Lagarde ha anche precisato che la decisione di potenziare il bazooka include anche l’impegno, da parte della Bce, a reinvestire i ricavi che otterrà con la scadenza dei bond che possiede, almeno fino alla fine del 2022.
Bloomberg scrive che “l’Italia è la principale beneficiaria del programma PEPP della Bce”. E sui mercati si vede, visto che ieri i tassi sui BTP decennali sono scivolati di 18 punti base all’1,38%, permettendo allo spread BTP-Bund di contrarsi ulteriormente a 172 punti base, al minimo dallo scorso 27 marzo.
“Senza questo sostegno, la situazione sarebbe ben diversa in Italia – ha commentato a Bloomberg Jan von Gerich, responsabile strategist presso Nordea Bank – Ma non c’è bisogno di dire ‘se’: la banca centrale continuerà a dare il suo sostegno”. Tanto che Antoine Bouvet, responsabile della divisione di strategia sui tassi europei di Mizuho International ritiene che lo spread continuerà a restringersi.
Detto questo, l’appartenenza all’Eurozona non è certo gratis, come commenta Bloomberg in un articolo, mettendo a confronto la volatilità dei BTP con quella dei titoli di stato giapponesi. Il grafico sottolinea come la volatilità dei BTP sia decisamente più alta di quella dei bond giapponesi. Ma il divario si spiega subito, come detto prima.
Il motivo è stato ripetuto tra l’altro centinaia di volte.
Sia l’Italia che il Giappone hanno debiti elevati, con quello giapponese che è più alto in modo significativo. In qualche modo, tuttavia, i costi di rifinanziamento (del Giappone) sono più bassi in modo significativo, e anche più stabili. (di quelli italiani)
Una ragione, spiegano sia Pimco che Mizuho International, è che il Giappone ha una propria banca centrale, che può agire dunque per l’economia del paese e anche per tenere sotto controllo i suoi costi fiscali. L’Italia, invece, deve fare i conti con la politica monetaria della Bce, che si applica a tutta l’area euro.
“Anche l’Italia è uno stato sovrano, ma condivide l’euro con altri 18 paesi, e non può stabilire da sola cosa deve fare la Bce”, ha ricordato Andrew Bosomworth, managing director di Pimco.
Fatto sta che la sua importanza – è la terza economia in Europa- e il suo debito monstre – sono tali da costringere alla fine la Bce a prendere decisioni spesso e volentieri a suo favore.