Bce, Barclays: mossa pro-banche con modifica forward guidance. ING scettica
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La Bce si confermerà più falco o colomba rispetto a quanto i mercati stanno scontando? La parola chiave potrebbe essere forward guidance.
Diverse le view degli analisti: in una nota Barclays ritiene per esempio che, entro la fine dell’anno, la banca centrale deciderà di “aggiustare la forward guidance sui tassi di interesse, in concomitanza con la scadenza della formulazione attuale”.
Gli analisti del colosso bancario britannico ritengono che la Bce potrebbe fare una netta distinzione tra il tasso di rifinanziamento (che al momento è pari a zero) e il tasso sui depositi, che invece è negativo, e pari a -0,4%.
Con questo “decoupling”, che verrebbe deciso per un periodo di tempo esteso, la formulazione della forward guidance cambierebbe del tutto, aprendo “la porta a un intervento che potrebbe rendere meno negativo il tasso sui depositi (alzandoli, dunque)” e che, allo stesso tempo, “segnalarebbe la volontà (di Francoforte) di far rimanere i tassi di rifinanziamento a zero per più tempo”.
“Con questa mossa – si legge nella nota di Barclays – la Bce garantirebbe una politica monetaria ancora accomodante: nel rendere il tasso sui depositi (tasso che la Bce paga alle banche per i depositi presso di essa. In realtà, essendo negativo, il tasso comporta che siano le banche a versare soldi alla banca centrale) meno negativo verso la fine del 2020, la Bce allevierebbe la pressione sulla redditività delle banche (che pagano un contesto di tassi a livelli sotto lo zero), migliorando così il sentiment sulle condizioni di salute degli istituti”.
Partendo da questo presupposto, gli esperti annunciano che, nel loro scenario di base, “non c’è nessun’altra azione da parte della Bce nel corso del 2019 (a parte la comunicazione dei dettagli sul TLTRO), a meno che non si verifichi lo scenario di una no-deal Brexit o nel caso in cui gli Usa colpiscano il settore auto con ulteriori dazi doganali.
Ma in che modo l’istituzione renderà i tassi sui depositi meno negativi, nel corso del 2020?
“Alla fine del 2020, prevediamo che la Bce alzerà il tasso sui depositi a -0,10% dal -0,40% attuale, in due mosse: un aumento di 15 punti base nel giugno nel 2020 e un altro rialzo di 15 punti base nel dicembre del 2020. Considerato l’attuale contesto caratterizzato da un surplus abbondante di liquidità (2 trilioni di euro circa), i tassi del mercato monetario oscillano attorno o anche al di sotto di quello sui depositi”.
Di conseguenza, un tale rialzo dei tassi non dovrebbe rappresentare secondo Barclays un rischio per i mercati monetari e per la trasmissione della politica monetaria.
Secondo gli economisti, un incremento di 30 punti base dei tassi sui depositi avrebbe effetti trascurabili anche sul credito erogato a favore delle famiglie e delle aziende, “visto l’attuale livello storicamente basso dei tassi a cui vengono concessi i prestiti. Il cambiamento non dovrebbe incidere negativamente sullo stock dei prestiti a tasso fisso o variabile. Gli effetti potrebbero essere più negativi per quelle famiglie e aziende che hanno contratto prestuiti senza un zero-rate floor, ma in ogni caso sarebbero trascurabili, se si considera che al momento il tasso Euribor a sei mesi è pari a -23 punti base)”.
Tra l’altro se – così come dovrebbe essere – “la redditività delle banche dovesse migliorare, i relativi titoli salirebbero, e il rischio sul credito non dovrebbe subire un deterioramento: ciò lascerebbe le dinamiche dei prestiti invariate o le migliorerebbe in modo marginale”.
La possibilità che la forward guidance venga cambiata viene contemplata anche da ING, che commenta l’intervista rilasciata a Bloomberg dal responsabile economista della Bce, Peter Praet.
Praet ha ammesso che la Bce sta considerando diverse opzioni per mitigare gli effetti collaterali dei tassi di interesse negativi (quelli sui depositi), ma ha anche aggiunto che dovrebbe essere presente una motivazione di politica monetaria per giustificare l’introduzione di un qualsiasi tipo di tiering, ovvero di differenziazione dei tassi.
Inoltre, se Barclays ritiene che il cambiamento della forward guidance potrebbe avere effetti positivi superiori a quelli negativi, Carsten Brzeski, responsabile economista di ING in Germania, crede che al momento la redditività delle banche dell’Eurozona faccia fronte a “sfide decisamente più grandi di quella che può essere rappresentata da un tasso di deposito negativo”.
Di conseguenza, “un sistema tiering non renderebbe una banca non redditizia immediatamente redditizia”.
L’attenzione che la Bce sta riservando all’effetto che i tassi di interesse negativi potrebbero avere sulle banche è stata confermata ieri dallo stesso numero uno Mario Draghi, che si è così espresso:
“Dobbiamo riflettere su possibili misure che possano preservare le implicazioni favorevoli per l’economia dei tassi negativi, mitigando al contempo gli effetti collaterali, se presenti”. Sempre ieri, Reuters ha riportato alcune indiscrezioni secondo cui la Bce intenderebbe restituire parte dei 7 miliardi di euro l’anno di interessi dalle banche.
L’agenzia ha reso noto che la banca centrale starebbe, di fatto, lavorando sui cosiddetti tassi sui depositi: “Le banche verrebbero esentate in parte dal pagare alla Bce l’interesse annuale dello 0,4% sulle riserve in eccesso, con un effetto positivo sugli utili, in un momento in cui gli istituti finanziari sono alle prese con le conseguenze del rallentamento economico”.