Bazooka fiscale tedesco e quattro scenari per il Bund: quello più estremo fa tremare i Btp e conti pubblici Italia

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Il bazooka fiscale da 500 miliardi di euro promette di ridefinire l’economia tedesca. Un punto di svolta per Berlino e probabilmente per l’intera Europa con Goldman Sachs che stima un’aggiunta dell’1% cumulativo nei prossimi tre anni per il Pil dell’area euro in virtù della politica fiscale tedesca molto più accomodante e la maggiore spesa militare in tutta la regione.
La svolta tedesca e i risvolti per il Bund
Per decenni, la Germania è stata l’emblema del conservatorismo fiscale, imponendo rigidi limiti di spesa ed evitando gli stimoli finanziati dal debito. Adesso il paradigma sta cambiando e i mercati hanno da subito reagito con veemenza. Se da un lato la Borsa di Francoforte si è arrampicata ai nuovi massimi storici, dall’altro i Bund hanno pagato dazio con rendimenti in salita. Oggi stazionano in area 2,83% e c’è chi prospetta nuove incursioni verso l’altro, fino al 3% se non oltre.
Alla ricerca di un nuovo equilibrio
L’aumento del rendimento dei Bund decennali è il risultato degli impatti attesi del bazooka fiscale sulla crescita e anche dell’attesa di un deciso incremento dell’offerta di obbligazioni; quest’ultimo aspetto comporterà che la scarsità di Bund diminuirà con un’offerta netta di titoli ai massimi storici nel 2025-2026.
“La maggiore spesa pubblica potrebbe migliorare la produttività e far salire il tasso di interesse naturale (R-star)”, indica un report di dell’Investment Institute di UniCredit che stima, nello scenario di base, il rendimento stabilizzarsi intorno al 2,7% quest’anno e salire verso il 3% nel 2026. “La curva dei rendimenti continuerà probabilmente a inclinarsi, con il rendimento del Bund decennale che potrebbe stabilizzarsi sopra il 2,70%, ma difficilmente superare il 4%”, precisa Luca Cazzulani, Head of Strategy Research di UniCredit.
Lo scenario rialzista, con un aumento moderato del tasso di interesse naturale (R-star), potrebbe spingere i rendimenti sopra il 3%.
Lo scenario estremo con Btp yield al 5% o oltre
Gli economisti di Unicredit indicano anche uno scenario estremo, il meno probabile, vede il rendimento del Bund decennale spingersi fino al 3,5%-4%. Per avverarsi richiederebbe una crescita economica molto elevata e un’inversione totale della politica monetaria della Bce con un aumento dell’R-star al 2,5% o superiore, e un completo ritorno della curva dei rendimenti tedesca alla situazione pre-QE. “In questo caso – spiega Cazzulani – il rendimento del BTP a 10 anni si posizionerebbe probabilmente al 5% o oltre, rendendo più difficili per l’Italia il raggiungimento degli obiettivi di surplus primario. A meno che la Bce non intervenga per ridurre la frammentazione, un aumento dell’avversione al rischio si ripercuoterebbe probabilmente sul premio a termine, rendendo improbabile che i rendimenti del Bund trovino un equilibrio a livelli così elevati”.
Infine, lo scenario ribassista (rendimenti sotto il 2,5%) potrebbe verificarsi in caso di politiche economiche meno efficaci in Germania, shock disinflazionistici o un forte spostamento delle riserve globali dal dollaro Usa all’euro a causa delle politiche di Trump. I dati del Fmi sulle riserve valutarie indicano che uno spostamento di 1 punto percentuale dall‘USD all‘EUR genererebbe quasi 120 miliardi di euro di domanda di attività denominate in euro.
Il legame tra mosse tedesche, Bce e Btp
Nella prima settimana di marzo il rendimento Btp italiano a 10 anni si è spinto fino al 4% per la prima volta da luglio scorso, con uno spike di circa 50 punti base rispetto ai livelli a cui viaggiava prima del bazooka tedesco.
Inevitabilmente il maxi-stimolo fiscale da parte di Berlino avrà ricadute sull’operato futuro della Bce. L’Eurotower, reduce da sei tagli dei tassi da giugno 2024 a oggi, nei prossimi meeting potrebbe prendersi una pausa e il mercato swap dall’annuncio del bazooka fiscale tedesco ha ridotto a uno la stima sul numero degli ulteriori tagli dei tassi entro la fine dell’anno rispetto ai due tagli pienamente scontati prima dell’annuncio del bazooka tedesco.
Recentemente la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha rimarcato che l’economia della zona euro sarà alle prese con shock eccezionali dovuti alla questione dazi, bazooka fiscale tedesco e piano di riarmo dell’Ue che potrebbero amplificare la volatilità dell’inflazione e aumentare il rischio che la crescita dei prezzi diventi più persistente.