Bankitalia alza ancora il tiro: PIL 2017 visto a +1,4%, terzo update in 5 settimane
Il rafforzamento della crescita dell’Italia è destinato a confermarsi nei prossimi mesi andando ben oltre le più rosee previsioni. Arriva oggi l’ennesima revisione al rialzo delle stime sul Belpaese con Bankitalia che ha alzato l’asticella stimando un +1,4% del Pil quest’anno, lo 0,1 per cento in più rispetto a quanto stimato dal Fmi. Indicazioni molto positive che arrivano nel giorno in cui la stessa Bankitalia ha diffuso i dati sul debito pubblico, salito ai nuovi livelli record di 2.278,9 miliardi di euro.
Secondo le stime di Bankitalia la crescita del PIL in Italia è proseguita nei mesi primaverili, attestandosi attorno allo 0,4 per cento, come nel primo trimestre. Il prodotto, rimarca l’istituto di via Nazionale nel suo Bollettino Economico, avrebbe tratto beneficio dall’andamento favorevole nel settore dei servizi e dalla ripresa del valore aggiunto dell’industria, dopo il calo temporaneo registrato all’inizio dell’anno. I giudizi sulle condizioni per investire sono migliorati in tutti i comparti; le esportazioni hanno continuato ad aumentare nella prima parte dell’anno; le prospettive per gli ordini esteri sono positive.
Secondo le proiezioni presentate dal Bollettino Economico, il PIL dell’Italia dovrebbe aumentare dell’1,4 per cento quest’anno, dell’1,3 il prossimo e dell’1,2 nel 2019. Crescita sensibilmente maggiore rispetto a quella ipotizzata a inizio anno, riflettendo l’accelerazione dell’attività economica all’inizio dell’anno, nonché sviluppi più favorevoli della domanda estera e dei mercati delle materie prime energetiche. Si tratta della terza revisione al rialzo delle stime da parte di Bankitalia nel giro delle ultime 5 settimane.
A gennaio la stima era ferma allo 0,9 per cento per il 2017 e all’1,1% per il 2018-2019. A questi ritmi nel 2019 il Pil italiano tornerebbe ai livelli pre-crisi.
Forte sostegno da domanda estera, soprattutto extra UE
Nella prima parte dell’anno le esportazioni hanno continuato a espandersi, in misura più accentuata nei mercati esterni alla UE. Le prospettive sugli ordini esteri si confermano favorevoli. L’avanzo del conto corrente della bilancia dei pagamenti si mantiene elevato (al 2,6 per cento del PIL) e contribuisce alla decisa riduzione della posizione debitoria netta del Paese con l’estero, scesa al 13,5 per cento del prodotto.
L’istituto guidato da Ignazio Visco rimarca come l’espansione dell’occupazione prosegue, nonostante il venir meno degli incentivi alle nuove assunzioni a tempo indeterminato. Il credito al settore privato non finanziario continua a crescere in misura modesta, sostenuto dai prestiti alle famiglie. L’andamento dei finanziamenti alle aziende, frenato anche dalla loro ampia disponibilità di liquidità, resta differenziato tra settori e dimensioni di impresa. La qualità del credito migliora ulteriormente, grazie alla più favorevole fase congiunturale.
Inflazione vista ancora moderata
Nella media del secondo trimestre l’inflazione al consumo in Italia è salita lievemente, risentendo in particolare dell’andamento dei prezzi dei beni energetici regolamentati.”In giugno tuttavia – si legge nel Bollettino – secondo i dati provvisori, era ancora poco sopra l’1 per cento. Anche la dinamica di fondo rimane contenuta. Famiglie e imprese hanno rivisto al rialzo le aspettative di inflazione, ma non se ne attendono un rafforzamento significativo nei prossimi dodici mesi rispetto agli attuali livelli”.
L’inflazione si manterrebbe modesta nel corso di quest’anno e del prossimo e salire all’1,6 per cento nel 2019, grazie a una moderata accelerazione delle retribuzioni. Questo quadro presuppone il permanere di condizioni monetarie e finanziarie espansive, coerentemente con le attese dei mercati. I rischi per le proiezioni di crescita sono prevalentemente al ribasso: alle incertezze associate ai mercati finanziari si accompagnano quelle connesse con l’evoluzione delle politiche economiche e commerciali a livello globale. Per l’inflazione rischi al ribasso potrebbero derivare da una dinamica salariale più contenuta di quanto prefigurato, mentre l’evoluzione dei prezzi delle materie prime continua a essere caratterizzata da un’elevata incertezza.