Bank of England: tassi fermi e taglio outlook Pil e inflazione. Sterlina a minimo quattro mesi

Sterlina oggetto di forti movimenti, dopo la decisione della Bank of England di lasciare i tassi invariati e di rivedere al ribasso l’outlook sul Pil e sull’inflazione del Regno Unito. La valuta britannica ha ceduto immediatamente terreno dopo l’annuncio sui tassi, che sono stati lasciati invariati allo 0,5%, complice la recente fase di indebolimento dell’economia UK.
A questo punto, ci si chiede quando l’aumento graduale dei tassi indicato dall’istituto inizierà ad avere luogo, tanto più in un contesto in cui le previsioni sull’espansione economica e sul trend delle pressioni inflazionistiche sono state tagliate.
Di fatto, la Banca centrale prevede ora per l’economia UK una espansione dell’1,4% per quest’anno, rispetto al +1,8% atteso appena tre mesi fa.
La revisione al ribasso si spiega con la diffusione del dato sul Pil, che ha mostrato una crescita di appena lo 0,1% all’inizio dell’anno. Tagliato anche l’outlook per il 2019 e 2020, da un tasso di crescita dell’1,8% a +1,7%.
Maggior cautela da parte dell’istituto guidato da Carney anche verso il trend dell’inflazione, attesa nel secondo trimestre di quest’anno al 2,4%, rispetto al 2,7% precedentemente stimato.Le stime sono poi di un tasso di inflazione al 2,1% nel secondo trimestre del 2019, rispetto al precedente 2,2% previsto e di un rallentamento al 2%, rispetto al 2,1% dell’outlook precedente.
Dopo essere salita nei confronti del dollaro oltre la soglia di $1,36 prima dell’annuncio della BoE, la sterlina è scivolata fino a $1,3510, per poi tornare piatta sul dollaro, attorno a $1,3550 e perdere nuovamente quota, bucando la soglia di $1,35 e accelerando ulteriormente al ribasso.
La valuta ha ampliato le perdite anche sull’euro, con il rapporto EUR-GBP che alle 16 circa ora italiana balzava dello 0,90%, a GBP 0,8826.
Sette i membri della Commissione di politica monetaria che hanno votato a favore dello status quo, contro i due falchi, Ian McCafferty e Michael Saunders, che erano invece a favore di una stretta monetaria.
Nelle minute che hanno accompagnato l’annuncio, la banca centrale guidata da Mark Carney ha scritto che “la recente debolezza dei dati relativi al primo trimestre è coerente con un rallentamento temporaneo”.
In questa situazione, è necessario capire se il dietrofront della crescita si confermerà però davvero una parentesi, o se persisterà nei mesi successivi. Il comunicato ha presentato un quadro contrastato:
“Sebbene gli investimenti delle aziende siano tuttora frenati dalle incertezze sulla Brexit, un sostegno, come nel caso delle esportazioni, arriva dalla forte domanda globale e dalle condizioni finanziarie accomodanti”. Detto questo, “la crescita dei consumi delle famiglie rimane debole, in linea con la crescita modesta dei redditi reali”.
Nel rispondere alle domande postegli durante la conferenza stampa, Carney ha sottolineato che per il Regno Unito la sfida più grande, ma anche l’opportunità maggiore, è rappresentata dalle trattative sulla Brexit.
Per il banchiere, i cittadini britannici hanno compreso il messaggio della Bank of England, ovvero che i tassi di interesse saliranno in modo graduale, a seconda delle condizioni dell’economia.
Alla domanda se i tassi di interesse saranno alzati tre volte nel corso dei prossimi tre anni e se le famiglie dovrebbero scontare un tale scenario, Carney ha ripetuto che sia le famiglie che le aziende stimano una manovra restrittiva per il 2018 e due altri rialzi dei tassi nei prossimi 18 mesi. Ma tutto dipende, aggiunge, da come l’economia performerà.