Banco BPM e Ubi: la festa è già finita? Servono conferme tecniche dopo pull back da massimi 2019
Banco Bpm e Ubi Banca, due tra le banche del Ftse Mib che più hanno sofferto in questo 2019 e i due titoli più shortati dell’intero listino, si sono riscattate nell’ultimo periodo grazie all’ipotesi di una fusione tra i due istituti che porterebbe alla creazione di un player bancario con una potenza di fuoco invidiabile nelle maggiori regioni del Nord (Piemonte, Lombardia e Veneto).
Banco Bpm è tra i peggiori 10 del Ftse Mib da inizio anno con una performance positiva del 4%, notevolmente inferiore rispetto all’indice (+20%) e alle altre banche (Ubi è salita di oltre il 10%). A 12 mesi il bilancio peggiore è invece quello di Ubi Banca (+4%) rispetto al +30% di Banco Bpm. Ieri, pesanti ribassi per i titoli bancari del Ftse Mib. Nessuna notizia di rilievo, ma pesa il calo dei rendimenti con tasso del Bund decennale tornato sotto -0,4% dopo la Bce. Oggi banco Bpm e Ubi viaggiano molto vicino alla parità, in linea con l’andamento del Ftse Mib.
Banco Bpm: in fase di pull back
Oggi avvio cauto per Banco Bpm in area 2 euro, che fa fatica a rimediare alla seduta di ieri che si è chiusa con un calo di quasi il 2%. Dopo aver toccato l’area di prezzo a 1,80 euro, dove risiede un sopporto statico chiave e la trend line rialzista di breve periodo costruita sui minimi di agosto e settembre, il titolo dell’istituto di credito ha effettuato un forte rimbalzo riuscendo a superare i 2 euro fino a toccare un nuovo massimo annua a 2,22 euro lo scorso 17 ottobre. Nelle ultime sedute sono scattate le prese di beneficio su Banco Bpm che sta effettuando il pull back. RSI si sta sgonfiando verso l’equilibrio e i volumi stanno diminuendo.
In tale scenario sono possibili ulteriori ribassi, anche se l’impostazione grafica rimane positiva. In caso di debolezza con ritorno fin sotto quota 2 euro, possibili accelerazioni verso il basso con target 1,9 e 1,83 euro. Solo il break di area 1,80 euro potrebbe essere un campanello di allarme. Per un primo segnale rialzista, invece, bisognerà attendere il superamento del massimo 2019 a 2,22 euro per aprirsi la strada verso 2,36 e 2,43 euro. Oppure è possibile il rimbalzo dopo aver toccato il supporto collocato a 2 euro.
Per chi volesse operare sul Banco Bpm con certificati a leva long, si potrebbe considerare per esempio il Turbo Long con ISIN: NL0013493638. In alternativa chi ha view ribassista può operare con questo Turbo Short ISIN: NL0013493737.
Ubi Banca: prese di profitto dopo nuovo top 2019
Prosegue il rimbalzo del titolo del gruppo bancario avviato nella seconda metà di agosto. I corsi sono riusciti a superare il livello chiave dei 2,65 euro e ha raggiungere un nuovo massimi annuo a 2,948 euro il 21 ottobre. Sono poi scattate le prese di profitto su Ubi Banca nelle successive sedute, con il titolo che sta effettuando il pull back. RSI è uscito dal forte ipercomprato e si dirige verso l’equilibrio, con volumi che si mantengono nella norma.
Se la debolezza dovesse continuare e provocare la rottura del supporto a 2,65 euro, è possibile un graduale ritorno verso 2,43 euro (dove passa anche la media mobile 200 periodi). Solo il break di quest’ultimo livello darebbe un segnale negativo al sentiment di mercato. Al rialzo, invece, il break con forza del 61,8% di Fibonacci di tutto l’uptrend avviato a settembre 2016 potrebbe aprire ai corsi praterie verso i successivi target a 3 e 3,22 euro.
Per chi volesse operare su Ubi Banca con certificati a leva long, si potrebbe considerare per esempio il Turbo Long con ISIN: NL0013873938. In alternativa chi ha view ribassista può operare con questo Turbo Short ISIN: NL0013490469.